Blitz nella mattinata di ieri, giovedì 19 dicembre, a Capodimonte dove la Polizia di Stato ha trovato una pistola nascosta in un tombino. Gli investigatori sospettano che l’arma calibro 6,35 possa essere quella utilizzata per il ferimento avvenuto nel rione Libertà. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Blitz a Capodimonte, pistola nascosta in un tombino
A distanza di due mesi, ieri mattina, intorno alle 9, gli agenti della Squadra Mobile, insieme alla polizia scientifica e alle volanti, hanno condotto un secondo intervento in città, a Capodimonte. Questa volta hanno rinvenuto una pistola calibro 6,35 all’interno di un tombino. Questo calibro corrisponde a quello dell’arma utilizzata per ferire Annarita Taddeo, 33 anni, nel novembre del 2023.
Un tentato omicidio che rimane avvolto nel mistero: c’è un imputato, Nicola Fallarino, 40 anni, considerato il presunto mandante, ma il killer che ha sparato resta sconosciuto. Ora, gli esperti della polizia scientifica di Napoli e Roma si occuperanno di analizzare l’arma e fornire riscontri agli agenti della Squadra Mobile, guidata dal vice questore Flavio Tranquillo, che stanno indagando sul caso da oltre un anno.
I dettagli
Prima di individuare il tombino in questione, gli agenti hanno esaminato una decina di tombini, tutti situati in via Carlo Labruzzi. Armati delle attrezzature appropriate, sono riusciti a rinvenire l’arma, che si trovava immersa in acqua e fango. Il magistrato di turno, il sostituto procuratore Filomena Patrizia Rosa, è stato informato del ritrovamento. La donna ferita da un colpo di pistola, che si sospetta possa essere stata colpita dall’arma trovata a Capodimonte, ha raccontato agli agenti di essere stata colpita alla testa sul pianerottolo di casa, in via Ferrara al rione Libertà. Ha anche riferito di essersi finta morta, riuscendo così a osservare il killer mentre entrava nel suo appartamento, frugava nella sua borsa e portava via due telefoni cellulari e duemila euro.
Gli agenti hanno successivamente accertato che il killer si era allontanato indossando un casco integrale e a bordo di uno scooter. Sono stati sequestrati un bossolo calibro 6,35 e la relativa ogiva, estratta dalla testa della donna. Inoltre, sono stati recuperati i due telefoni cellulari sottratti alla vittima; il killer aveva tentato di cancellare i messaggi prima di abbandonarli. Tuttavia, un’analisi effettuata sui dispositivi ha permesso di recuperare parte dei contenuti. Da queste informazioni è emerso che Nicola Fallarino aveva inviato all’ex compagna messaggi in cui esprimeva il suo disappunto per la fine della loro relazione, che durava da tempo. Infatti, la donna non si era più recata ai colloqui nel carcere siciliano dove lui era detenuto. Fallarino avrebbe anche intimato alla Taddeo di lasciare l’appartamento in cui avevano vissuto insieme e il bar che lei gestiva, sostenendo che fosse di sua proprietà.
Messaggi in cui Fallarino affermava che avrebbe fatto sparare la donna e incendiare tutto ciò che possedeva, dalla casa all’auto. L’indagato, anche dopo il tentato omicidio della donna, secondo l’accusa avrebbe continuato a dichiarare in alcune telefonate che, nonostante fosse in carcere, aveva comunque la possibilità di far uccidere chiunque. Inoltre, in ulteriori conversazioni, avrebbe minacciato di morte anche i presunti nuovi partner della donna. A tal proposito, tramite un suo intermediario, che era libero, avrebbe organizzato un monitoraggio quotidiano sugli spostamenti e le relazioni della sua ex. Fino al ferimento della donna, sarebbe riuscito a tenere sotto controllo tutto ciò che accadeva nel bar da lei gestito, utilizzando un sistema di videosorveglianza collegato al proprio cellulare. Questo ha portato all’incriminazione di Fallarino, che sarà giudicato dal gup Salvatore Perrotta il 25 febbraio. In questo processo, la donna ferita si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Benedetta Masone. Attualmente, Fallarino è in detenzione poiché condannato all’ergastolo per l’omicidio di Cosimo Nizza, avvenuto nel 2009.