Per capire verso dove andrà il gioco legale, quali orizzonti potrà raggiungere e quali mari andrà a solcare, bisogna prima capire quanto e come è cambiato in questo periodo di pandemia. Perché a cambiare sono state le nostre abitudini, le nostre passioni, le nostre modalità di tempo libero e quindi anche di gioco.
In questo senso prova a fare chiarezza la ricerca condotta da Adele Minutillo, esperta del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS all’Università di Salerno. Stando ai numeri infatti prima del Coronavirus in Italia il gioco era diffuso al 16.3%, una percentuale che è scesa durante il periodo di chiusura a poco più del 9% per poi risalire al 18% con le riaperture. Scende invece a picco la presenza fisica: 9,9% nel periodo antecedente al lockdown e solo 2,4% nel periodo attuale.
Questo vuol dire, innanzitutto, che oltre 45 mila imprese sono scomparsi e 300 mila lavoratori hanno perso la propria occupazione. “Tutto questo – sottolinea Roberto Calugi, Direttore generale di Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi – impone di considerare la ristorazione e i pubblici esercizi alla stregua di altri settori dell’offerta turistica italiana. Discoteche, locali presenti in particolare nei centri storici delle città d’arte, aziende di catering e banqueting, mense, ristorazione commerciale negli aeroporti e negli snodi turistici e centri deputati al gioco sono in profondo rosso. Il mese di dicembre ha vanificato gli sforzi e l’ottimismo dell’estate e ci ritroviamo immersi in un’emergenza senza fine”.
Ma torniamo ai numeri del report, riportati da InfoCasino.it, che ha coinvolto un campione di cittadini di età compresa tra i 18 e i 74 anni. I dati hanno confermato come la popolazione maggiorenne per il 36.4% abbia giocato almeno una volta nell’ultimo anno, mentre il 63.6% dice invece di non averlo mai fatto. A giocare sono soprattutto gli uomini, pari a oltre i 10 milioni, mentre la quota rosa scende a malapena 8 milioni. La fascia anagrafica più rappresentata è quella compresa tra i 40 e i 49 anni, al 41.1%, seguita subito da quella compresa tra i 50 e i 64 anni, al 41%. All’interno di questo target, oltre il 94% preferisce giocare in un punto fisico e solo l’1.7% gioca esclusivamente online.
Numeri che sono interessantissimi per capire che il gioco legale, in Italia, non potrà andare avanti senza tenere in considerazione il comparto fisico. Un comparto che sembrava scomparso e invece continua a vivere e a prosperare.