Incubo caro benzina, emergenza energetica e guerra, anche gli italiani sprofondano nella paura. Nel corso del weekend, in differenti province della Penisola, gli scaffali dei supermercati sono stati presi d’assalto. Olio, pasta e farina risultano quasi introvabili. Inoltre, si sono registrati numerosi assembramenti in fase di ingresso e di uscita dai vari market.
Per tamponare il problema dei rincari, oltre che per il contrasto all’emergenza energetica, Flp e Cse hanno offerto un’astuta soluzione. Al fine di favorire al massimo il risparmio energetico, limitando notevolmente gli spostamenti e quindi il consumo di carburante, lo smart working potrebbe rendere maggiormente sostenibile il delicato momento storico. Di questo ne è convinto soprattutto il Segretario della Flp Marco Carlomagno, da sempre in prima linea per l’implemento ed il corretto utilizzo di questa innovativa forma di lavoro.
Benzina, rincaro prezzi e sciopero dei Tir
Si tratta di una vera e propria psicosi quella che attanaglia le famiglie italiane in questo momento, a causa dei rincari e degli ulteriori problemi causati dalla guerra alle porte dell’Europa. All’emergenza energetica si aggiunge il costo proibitivo della benzina ed una consequenziale impennata dei prezzi generale. Ciò induce ad associare l’attuale situazione a quella di circa 2 anni fa, ovvero quando al momento dell’introduzione delle restrizioni, sfociate poi in lockdown, la popolazione impaurita si riversò smarrita ad approvvigionarsi di generi alimentari e prodotti di prima necessità.
I prezzi di alcune categorie di prodotti sono decisamente aumentati, come ad esempio quello dell’olio di semi di girasole, prodotto perlopiù in Ucraina ed in Russia. Addirittura, in molti punti vendita sono apparsi cartelli volti a limitare l’acquisto dei prodotti, evitando situazioni di caos e di accaparramento.
La benzina, invece, ha raggiunto prezzi esorbitanti, al punto da generare tensione per interi comparti di lavoratori. A questi si aggiungono anche i pendolari, costretti a macinare chilometri quotidianamente. Per provare ad arginare il problema, alcune associazioni di categoria avevano indetto uno sciopero dei trasporti, bloccato nelle ultime ore dalla Commissione Garanzia Sciopero.
Stop allo sciopero dei Tir: che cosa succede
Arriva lo stop allo sciopero (a oltranza, per il caro carburante) dei trasporti previsto da lunedì 14 marzo in tutta Italia. La Commissione Garanzia Sciopero, infatti, ha rilevato il “mancato rispetto del termine di preavviso di 25 giorni» e «l’obbligo di predeterminazione della durata dell’astensione”. La mobilitazione, dunque, sarebbe stata indetta all’improvviso e senza comunicare la sua effettiva durata.
La comunicazione è arrivata dal commissario delegato dell’Autorità amministrativa indipendente, Alessandro Bellavista, che l’ha indirizzata a Trasportounito-Fiap oltre ai ministeri delle Infrastrutture e dell’Interno. La possibile paralisi del settore autotrasporti, inizialmente fissata per lunedì 14 marzo, era stata fortemente richiesta da tutte le aziende e le associazioni di categoria, al fine di rallentare il caro carburanti. L’informativa, inviata a Trasportounito-Fiap e ai ministeri delle Infrastrutture e dell’Interno, rileva il “mancato rispetto del termine di preavviso di 25 giorni”, richiamando “l’obbligo di predeterminazione della durata dell’astensione”.
La comunicazione della Commissione, dunque, frena sulla possibilità di avviare la mobilitazione, annunciata invece nei giorni scorsi e aveva fatto temere il blocco delle merci, soprattutto dei prodotti alimentari, e dei rifornimenti di carburante.
Incubo caro benzina, emergenza energetica e guerra: psicosi all’italiana?
L’iniziale annuncio dello sciopero dei trasporti e l’allarme su presunti nuovi rigonfiamenti dei prezzi ha causato panico generale. Gli scaffali dei supermercati sono stati presi d’assalto dai consumatori italiani, intenti a rifornirsi di generi alimentari a lunga scadenza.
La stessa psicosi, poi, ha indotto gli automobilisti, già falcidiati dai continui rincari, ad approvvigionarsi di carburante prima dell’inizio del presunto sciopero (poi bloccato), creando lunghe file e caos alle stazioni di rifornimento. Le tensioni maggiori, però, si registrano in Sardegna, dove sono stati svuotati interi scaffali dei supermercati e la maggior parte dei distributori di benzina sono rimasti temporaneamente a secco.
La possibile parziale soluzione offerta da Flp e Cse
La risoluzione al problema, seppur parziale e momentanea, è stata offerte dalla Flp e dalla Cse, sulla spinta del Segretario Marco Carlomagno. La proposta è stata rilancia anche dalla deputata Roberta Alaimo attraverso un post di Facebook: “Dopo l’emergenza causata dalla pandemia il nostro Paese sta attraversando un’altra emergenza, quella energetica. Una proposta per tamponare queste emergenze è il lavoro agile, sia per le imprese private che per il pubblico impiego”.
“Lo sosteniamo da tempo e lo dimostrano le diverse interrogazioni fatte al Ministro Brunetta in merito all’inversione di tendenza della Pa sullo smart working“. I Sindacati tornano, a gran voce, a chiederlo per fronteggiare il caro energia. Flp – Federazione Lavoratori Pubblici e Cse – Confederazione Indipendente Sindacati Europei hanno scritto al Presidente Draghi e ai Ministri Brunetta e Orlando per chiedere di favorire al massimo il risparmio energetico attraverso l’uso del lavoro a distanza per le imprese private, e di varare un piano straordinario per il lavoro da remoto per tutto il pubblico impiego.
Comunicato stampa Flp e Cse del 10 marzo
“Purtroppo all’emergenza sanitaria dovuta al Covid ne sta seguendo un’altra, parimenti grave ed insidiosa, quella energetica. Per questo abbiamo scritto oggi al Presidente del Consiglio Mario Draghi chiedendo di aumentare il lavoro da remoto per il lavoro pubblico e privato per gravare meno sui bilanci di famiglie e imprese e favorire la diversificazione degli approvvigionamenti e il risparmio delle pubbliche amministrazioni”.
Queste le dichiarazioni del Segretario Generale della Flp e della Cse Marco Carlomagno, che ha altresì dichiarato: “Abbiamo un problema serio e di sistema, irrisolvibile nel breve periodo, ma che può essere tamponato prima di mettere in discussione la ripresa o anche solo la tenuta dei conti del Paese e la capacità di spesa dei cittadini. Con la benzina che viaggia verso i due euro e mezzo, l’esigenza primaria di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e quella di risparmiare un salasso ai conti pubblici e privati, non vi è altra strada che un ricorso massiccio al lavoro da remoto, in tutte le sue forme, ferma restando la funzionalità piena dei servizi”.
“Ci siamo battuti per disciplinare lo smart working e le altre forme di lavoro da remoto nei contratti pubblici – conclude Carlomagno – e quindi la strada già è stata tracciata. Abbiamo sperimentato nuove forme organizzative del lavoro durante la pandemia. Chiediamo al Governo di favorire al massimo il risparmio energetico attraverso l’uso del lavoro a distanza per le imprese private e di varare un piano straordinario per il lavoro da remoto per tutto il pubblico impiego”.