Il presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, potrebbe effettuare una mobilitazione segreta per aumentare il personale militare.
La Bielorussia potrebbe avviare una “mobilitazione segreta”
La notizia è stata riferita dal sito indipendente bielorusso, Nisha Neva, secondo cui Lukashenko avrebbe deciso di non annunciare pubblicamente la sua decisione di mobilitare le unità di combattimento che dovrebbe avvenire con il pretesto di controllare più spesso l’idoneità militare e di convocare i coscritti alle adunate, conosciute come “reclutamento di partigiani”.
Secondo una fonte citata dal sito bielorusso, dovrebbe essere circa 2 mila il personale militare aggiuntivo, selezionato nella prima fase di mobilitazione e si tratterebbe di individui che andranno a ricoprire ruoli legati all’artiglieria. La decisione è arrivata dopo che il Segretario di Stato del Consiglio di Sicurezza di Minsk, Alexander Volfovich, aveva dichiarato – ieri, giovedì 13 ottobre – che la Bielorussia non avrebbe combattuto contro nessuno a meno che il suo confine non fosse stato violato.
La mobilitazione nascosta
“L’Occidente ha intensificato i suoi tentativi di trovare leve e metodi di influenza per attirare il nostro Paese nel conflitto militare. Purtroppo, l’Occidente ha messo i popoli slavi gli uni contro gli altri e ora sta cercando di attirare la Bielorussia con le buone o con le cattive. Ci sono molte informazioni false in giro e si stanno cercando altre opzioni, ma il presidente (Aleksandr Lukashenko, ndr) ha detto che non combatterà e non rivendicherà nulla. A meno che il nostro confine non venga violato. In tal caso, reagiremo”, aveva detto, citato da Interfax.
Non solo. La decisione di una mobilitazione nascosta, da parte di Lukashenko, arriva anche dopo l’accordo tra il presidente bielorusso e il suo omologo russo Vladimir Putin di schierare un gruppo regionale congiunto di truppe. Misura presa dopo che le autorità di Minsk sono state avvertite di un potenziale attacco da parte dell’Ucraina contro la Bielorussia.
A riferire la decisione, in questo caso, era stato proprio Lukashenko, citato dall’agenzia stampa Belta, domenica 9 ottobre, poi confermata ieri 13 ottobre, durante il vertice della Conferenza sulle misure di interazione e rafforzamento della fiducia in Asia ad Astana, nella capitale kazaka. “Abbiamo avviato le procedure per il dispiegamento di un gruppo di truppe alleato (con la Federazione Russa), la cui base è l’esercito della Bielorussia che è già integrato da parti della Federazione Russa”, aveva detto Lukashenko, ciato dalla Tass, aggiungendo che la misura era stata presa in seguito all’introduzione di un regime di accresciuto pericolo terroristico nel Paese.
In precedenza, anche il capo del ministero degli Affari esteri bielorusso, Vladimir Makei, aveva parlato dell’introduzione di un regime di operazioni antiterrorismo in Bielorussia e che “erano state ricevute informazioni” secondo cui alcuni Stati vicini stavano pianificando provocazioni fino alla presa di alcune parti del territorio bielorusso. Notizia, però, smentita dall’agenzia di stampa Belta che, citando il Kbg (i servizi bielorussi), ha affermato che “nessuna operazione antiterrorismo è stata condotto sul territorio della Repubblica di Bielorussia e attualmente non è in corso”. E poi: “Le informazioni che vengono distribuite su internet sono imprecise”.