Cronaca

Bimba di 5 anni abusata da un amico di famiglia, l’orrore a Terni: il padre lo scopre in diretta grazie ad una telecamera

Abusi sessuali nipotine condanna
Immagine di repertorio
Abusi sessuali nipotine condanna

Una bimba di appena 5 anni è stata abusata da un amico di famiglia a Terni. Il padre della piccola ha assistito all’orrore in diretta sul suo smartphone, grazie al fatto che la stanza era monitorata da una microcamera, e irrompe immediatamente nella camera.

Bimba di 5 anni abusata da un amico di famiglia, l’orrore a Terni

L’amico di famiglia si trova nella cameretta dei bambini, dove, disteso sul letto, abbraccia la bimba e sfrutta la sua innocenza per compiere atti sessuali. Mentre il padre osserva la scena in diretta, decide di intervenire immediatamente. Lo allontana da casa, chiama i carabinieri e porta la figlia in ospedale per una visita che accerti la violenza subita. Sebbene non vengano riscontrate lesioni, le immagini fornite agli investigatori rappresentano una prova schiacciante contro il presunto aggressore.

L’arresto

Nel fascicolo che ha portato alla rapida incarcerazione di un 44enne di Terni, accusato di violenza sessuale pluriaggravata, sono incluse anche altre immagini conservate dal padre della bambina. Questi filmati risalgono al mese di luglio e mostrano ulteriori abusi sulla minore, che risultano essere ancora più gravi rispetto a quelli documentati nelle registrazioni della notte tra il 23 e il 24 dicembre. Per l’operaio ternano, incensurato e collega del padre della vittima, si aprono le porte del carcere.

Il legale dell’indagato, Marco Tudisco, ha tentato di richiedere gli arresti domiciliari durante l’interrogatorio di garanzia, ma il pubblico ministero Elena Neri si è opposta e il giudice Barbara Di Giovannantonio ha confermato la detenzione in carcere. Il giudice ha motivato la sua decisione affermando che «un’altra misura non sarebbe adeguata a prevenire il rischio di reiterazione del reato, considerando la gravità dell’accusa e l’elevata pericolosità dell’indagato, il quale, come evidenziato nell’ordinanza di custodia cautelare, non riesce a controllare i propri impulsi sessuali nei confronti di bambine in età infantile».

Le indagini

Gli investigatori hanno acquisito tutti i dispositivi informatici rinvenuti nell’abitazione dell’operaio ternano, che ora sono oggetto di un’analisi approfondita per accertare la presenza di immagini di abusi sessuali sulla minore o su altre bambine, nonché di materiale pedopornografico. Le indagini su questa delicata vicenda, scoppiata a poche ore dal Natale nell’appartamento in cui la bambina vive con i genitori e i fratelli, sono proseguite a un ritmo molto veloce.

Dopo la richiesta di intervento da parte del padre della bambina, sono intervenuti i carabinieri, che hanno acquisito le registrazioni della microcamera installata nella camera da letto, le prime prove contro il presunto autore degli abusi.

Il fascicolo aperto dalla pm Elena Neri si è rapidamente trasformato in una richiesta di arresto per l’operaio ternano, che da tempo frequentava regolarmente la famiglia della piccola. È stata emessa immediatamente un’ordinanza di custodia cautelare in carcere dal gip Barbara Di Giovannantonio, che in quattro pagine riassume l’orrore della situazione. Due eventi si sono verificati tra luglio e dicembre, entrambi documentati dalle immagini fornite dal padre agli investigatori.

Si cercano ulteriori prove

Tre carabinieri si sono recati a casa dell’operaio per cercare ulteriori prove. Hanno perquisito l’abitazione e sequestrato il computer, le chiavette USB e lo smartphone del 44enne di Terni, prima di condurlo sull’auto di servizio per portarlo in caserma. Da lì, è stato trasferito nel carcere di Sabbione, in una sezione protetta riservata ai detenuti accusati di reati violenti contro i minori.

Durante l’interrogatorio, il 44enne ha cercato di sostenere che le cose non erano andate in quel modo, affermando di essere il padrino di battesimo di uno dei bambini della coppia di amici, che i figli andavano spesso a trovarlo e che suo padre veniva chiamato “nonno”.

Tuttavia, queste dichiarazioni non hanno minimamente intaccato il quadro accusatorio costruito dagli investigatori dell’Arma, sostenuto dal pubblico ministero e confermato dal giudice, che ha deciso per la conferma della detenzione. La famiglia della piccola ha scelto di affidarsi a Francesco Mattiangeli: «Seguiamo con grande attenzione questa vicenda, particolarmente dolorosa per la famiglia, che merita di essere tutelata sia dal punto di vista legale che umano. Abbiamo fiducia nella giustizia».

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