C‘è una rogatoria internazionale in Egitto nell’agenda dei pm di Palermo che indagano sul bimbo palermitano morto a 6 anni nella città di Sharm El Sheik il 2 luglio. “Si indaga per omicidio colposo”. I genitori ai pm: “Abbiamo mangiato solo dentro alla struttura”. Ma il caso potrebbe passare tutto ai giudizi egiziani.
Bimbo morto a Sharm, rogatoria internazionale in Egitto
C‘è una rogatoria internazionale in Egitto nell’agenda dei pm. Un viaggio, quello della Procura, che indaga per omicidio colposo a carico di ignoti, che aiuterebbe gli inquirenti a ricostruire gli ultimi giorni di Andrea: dall’arrivo a Sharm, il 26 giugno, ai primi sintomi di quella che i medici egiziani hanno definito una intossicazione alimentare, fino al decesso avvenuto il 2 luglio scorso.
Le indagini
La Procura avrebbe intenzione di acquisire tutta la documentazione medica rilasciata dall’ospedale di in cui Andrea è morto e in cui è stato ricoverato il padre, Antonio Mirabile, che ha avuto gli stessi sintomi del figlio e ha riportato danni ai reni e al cuore. Meno gravi le condizione della madre, Rosalia Manosperti, incinta di 5 mesi, guarita dopo due giorni. Ma distrutta dopo la perdita del bimbo.
Ascoltati i testimoni
Verranno ascoltati anche una serie di testimoni: dai medici dell’ospedale di Sharm che hanno avuto in cura Mirabile e hanno cercato di soccorrere Andrea, al personale del Sultan Garden, il resort di lusso in cui la famiglia alloggiava.
Ascoltati i genitori
I genitori invece sono stati ascoltati venerdì scorso, ed hanno ribadito di aver mangiato solo all’interno della struttura. Una circostanza al vaglio degli inquirenti. Andrea e i suoi sarebbero stati gli unici a essersi sentiti male. E a dipingere altri scenari e ipotizzare altre cause della tragedia sono anche i medici del Policlinico di Palermo che hanno avuto in cura Antonio Mirabile e che, per i sintomi denunciati e i danni riportati dal paziente, hanno parlato di intossicazione da contatto o ambientale.
Il caso, già molto difficile, potrebbe ulteriormente complicarsi perché sulla vicenda, secondo quanto prevede il codice penale, potrebbe scattare la giurisdizione egiziana. In questo caso l’autorità giudiziaria italiana può comunque svolgere indagini e compiere la rogatoria, ma se il fascicolo non fosse più a carico di ignoti e si registrerebbero indagati, il caso passerebbe all’Egitto.