Bocciato all’esame di maturità a Rimini, uno studente presenta ricorso: «Non è stato considerato l’impatto psicologico della pandemia». Tuttavia, il Tar sostiene la decisione della scuola. Il tribunale ha riconosciuto che tali fattori avrebbero potuto influenzare il percorso scolastico e i crediti formativi, ma non possono essere determinanti nella valutazione finale dell’esame di maturità. Lo riporta Open.
Bocciato all’esame di maturità, ricorso di studente: decisione del Tar
«I professori mi hanno bocciato all’esame di maturità senza considerare le difficoltà che la pandemia ha comportato per noi studenti». Con questa argomentazione, uno studente del liceo Alessandro Serpieri di Rimini ha contestato la sua bocciatura in quinta liceo davanti al Tar dell’Emilia Romagna. È ormai evidente che la pandemia da Covid ha avuto un impatto significativo sulla vita degli studenti, costretti a navigare tra didattica a distanza, restrizioni e una vita sociale limitata. Nonostante ciò, i giudici emiliani hanno stabilito che le conseguenze della crisi sanitaria non possono giustificare una modifica del risultato di un esame di maturità. Di conseguenza, è stata presa la decisione di rigettare il ricorso presentato dallo studente.
La vicenda dello studente bocciato con 56
Il giovane ha sostenuto l’esame di maturità nel 2022, ottenendo un punteggio di 56/100, inferiore alla soglia minima di 60 necessaria per superare l’esame. È stato l’unico studente bocciato dell’intero istituto, mentre altri candidati con alcune insufficienze sono stati promossi. Lo studente ha sollevato diverse obiezioni contro la sua bocciatura: sostiene che la valutazione dei suoi insegnanti sia stata superficiale, che la prova orale si sia svolta in tempi troppo brevi («20 minuti invece dei 60 previsti») e che il giudizio finale si sia limitato a un punteggio numerico privo di una motivazione adeguata.
Ha poi segnalato di non aver avuto l’opportunità di discutere le proprie prove scritte con i docenti, un aspetto che, a suo avviso, avrebbe compromesso il suo diritto a una valutazione giusta e imparziale.
Le difficoltà legate alla pandemia
Tuttavia, l’elemento più rilevante della situazione riguarda le difficoltà personali che lo studente ha dichiarato di aver affrontato negli anni precedenti all’esame: ha contratto il Coronavirus due volte, con conseguenze da long Covid, e nel 2019 (tre anni prima dell’esame di maturità) ha subito un intervento per l’asportazione delle tonsille. Inoltre, la sua famiglia ha vissuto «tre lutti in breve tempo». Secondo lo studente, tutti questi fattori avrebbero dovuto essere considerati dalla commissione d’esame, che invece ha deciso di non tenerne conto e ha optato per la bocciatura.
La decisione del Tar
Il Tar ha respinto tutte le obiezioni sollevate dallo studente. Nella sua sentenza, i giudici hanno chiarito che non esiste alcun obbligo di discutere le prove scritte durante il colloquio orale e che non è previsto un tempo fisso per la durata dell’esame, rendendo quindi infondate le lamentele del ragazzo riguardo ai tempi limitati. Per quanto riguarda l’impatto psicologico della pandemia sullo studente, il tribunale ha stabilito che tali fattori potrebbero aver influito sul percorso scolastico e sui crediti formativi, ma non possono essere considerati determinanti per la valutazione finale dell’esame di maturità. Inoltre, lo studente non ha presentato alcuna documentazione che dimostrasse un legame diretto tra le difficoltà causate dalla pandemia e il risultato negativo dell’esame. Anche l’accusa di disparità di trattamento, in quanto unico bocciato dell’istituto, non ha trovato fondamento a causa della mancanza di prove. Per tali motivi, il Tar ha sostenuto la decisione della scuola e ha imposto al giovane di versare 2mila euro a titolo di spese legali.