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Bologna: colleghi contro la studentessa No Green pass “è lei che insulta e minaccia”

La vicenda di Silvia, la studentessa No Green pass di Bologna che ha fatto sospendere una lezione poiché si rifiutava di uscire si arricchisce di nuove testimonianze. Sono proprio i colleghi di Silvia a smascherare la studentessa. In una missiva indirizzata al Rettore, gli studenti rigettano al mittente le accuse di aggressione, accusando la stessa Silvia di essere lei l’autrice di insulti e minacce ai compagni che contestavano le sue esternazioni. Una lettera per “difenderci dalle calunnie che ci sono giunte” e per “riprendere le lezioni in totale tranquillità” sottolineano gli studenti.

Studentessa No Green pass a Bologna: la risposta dei colleghi alle accuse

Noi siamo studentesse e studenti di filosofia, siamo amanti del sapere in ogni sua declinazione, sfumatura, riflesso, colore. È proprio per questo che noi non potremmo mai negare il diritto di un’altra persona di esporre il proprio pensiero e di lottare per esso, così come non oseremmo discriminare le convinzioni altrui; tuttavia, è necessario manifestare le proprie idee in un modo legittimo affinché non si metta a rischio la salute degli altri e non vengano intaccati diritti altrui” si legge nella lettera riportata da Repubblica che dà un resoconto di quella giornata completamente diverso.

Un dibattito in aula

Per i colleghi della studentessa c’è stato sì uno scontro verbale in aula ma che rientrava nella dialettica tra due punti di vista opposti e che si sarebbe potuto concludere lì. Una versione che di fatto conferma quanto già raccontato dalla professoressa che in quel momento era in aula e che poi ha spiegato: “Che io abbia visto non c’è stata nessuna aggressione, soltanto uno scambio di opinioni contrastanti”. Per gli studenti dopo scontro verbale sarebbe stata la ragazza ad andare in contro al gurppo istigandolo nel cortile dell’università

La presunta aggressione

Silvia sostiene con fermezza che un gruppo di studenti l’avrebbe poi aspettata fuori per picchiarla. Peccato che abbia omesso un particolare: quel giorno pioveva e l’unico posto per ripararsi, per chi fosse sprovvisto di ombrello, era proprio il cortile dell’università presso il quale, inevitabilmente, si è creata una folla. Come se non bastasse, uscendo dall’aula, è stata lei ad andare incontro al gruppo (a lei totalmente indifferente), istigandolo: “Cosa volete fare ora? Volete picchiarmi?” scrivono infatti gli studenti.


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