Cronaca

Cervello “marcio” a causa dei social: il significato di “brain rot”, parola dell’anno secondo l’Oxford Dictionary

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Foto presa dal web

Il termine scelto come parola dell’anno dall’Oxford Dictionary è ‘Brain Rot’ che significa letteralmente cervello marcio. Questa definizione descrive il declino delle capacità cognitive dovuto alle ore trascorse a scorrere i social network, consumando contenuti di scarso valore.

Il significato di “brain rot”, parola dell’anno per l’Oxford Dictionary

“Brain rot” è il termine che rappresenta questo fenomeno, evidenziando come l’uso eccessivo dei social media possa portare a un’esposizione costante a informazioni prive di significato sullo schermo dello smartphone.

In italiano, il termine si traduce letteralmente come «cervello in decomposizione», riferendosi ai danni causati dai troppi contenuti superficiali che consumiamo online. Tra meme, video e post, il nostro dito continua a scorrere incessantemente, ma quali sono le ripercussioni su di noi? Tutte le conseguenze possono essere riassunte nell’espressione «Brain rot», che indica la degradazione delle funzioni cerebrali.

Il dizionario Oxford definisce il termine come segue: «Il presunto deterioramento delle capacità mentali o intellettuali di un individuo, spesso considerato il risultato di un consumo compulsivo e eccessivo di contenuti, in particolare online, ritenuti banali o poco stimolanti».

Cosa c’entrano i social

Su TikTok, Instagram o Facebook è facile perdere la cognizione del tempo, ma ci chiediamo: ciò che stiamo guardando è davvero interessante o stiamo semplicemente usando i social per far passare il tempo e allontanare i pensieri?

Un termine con una lunga storia
Questa espressione non è affatto nuova. Infatti, il primo a coniarla fu uno dei più grandi pensatori americani, il filosofo Henry David Thoreau, che la utilizzò nel suo libro «Walden» per criticare la tendenza della società a semplificare idee complesse, evidenziando un generale declino dell’impegno intellettuale.

Oggi, però, il termine ha assunto un significato specifico. Si riferisce a uno dei principali rischi a cui siamo esposti nella vita quotidiana: come gestiamo il nostro tempo libero. Il “brain rot” è l’effetto della nostra dipendenza dai contenuti di bassa qualità che consumiamo quotidianamente su internet.

Cosa dicono gli esperti

Andrew Przybylski, professore di psicologia all’Università di Oxford, afferma che il termine in questione rappresenta un chiaro riflesso del nostro tempo. Sottolinea che «esprime la nostra insoddisfazione nei confronti del mondo online ed è una parola che riassume le ansie che proviamo nei confronti dei social media».

Casper Grathwohl, presidente di Oxford Languages, osserva che analizzando le parole dell’anno scelte dall’Oxford Dictionary negli ultimi vent’anni, si può notare un crescente timore nella società riguardo all’evoluzione delle nostre vite virtuali e all’influenza della cultura di Internet su ciò che siamo e su ciò di cui discutiamo. Inoltre, il presidente sottolinea che «la parola vincitrice dell’anno scorso, ‘rizz’, è un esempio interessante di come il linguaggio si stia formando, plasmando e diffondendo sempre di più all’interno delle comunità online».

Le altre parole

“Brain rot” ha superato altre contendenti, come “demure”, che ha guadagnato popolarità grazie ai trend sui social e significa comportamento riservato, “romantasy”, un genere di romanzo che combina elementi di letteratura rosa e fantasy, e “dynamic pricing”, ovvero la variazione dei prezzi in base alla domanda del mercato. Questa espressione ha preso piede a livello globale dopo il caso della vendita dei biglietti per la storica reunion della band Oasis prevista per il prossimo anno, i cui prezzi sono aumentati vertiginosamente a causa dell’elevata richiesta. Infine, c’è “slop”, che si riferisce a contenuti di bassa qualità generati dall’intelligenza artificiale.

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