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Il buono postale da 5 milioni di lire ora vale 65 mila euro: Poste condannate a pagare

Un buono postale da 65mila euro. Si tratta di un titolo acquistato nel lontano 1989, quando valeva 5 milioni di lire. Dopo trentadue anni, Poste Italiane dovrà sborsare 65mila euro (e non 28mila) come stabilito dal Tribunale di Torino, che ha risolto con una sentenza un annoso contenzioso. La vicenda è complicata e riguarda i rendimenti dei buoni fruttiferi promessi dalle Poste ai risparmiatori.

Torino, Poste devono pagare buono postale da 65mila euro

Nel 1987 vennero emessi buoni fruttiferi da riscuotere a 30 anni di distanza. Documenti che dovevano essere siglati con la lettera Q per garantire un tasso di rendimento inferiore rispetto a quelli precedenti contrassegnati dalla lettera P. In realtà, Poste Italiane continuò ad usare quest’ultimi limitandosi a opporre un timbro sopra i vecchi rendimenti per specificare quanto avrebbero fruttato in futuro.

In questo modo, per trent’anni, i risparmiatori hanno fatto affidamento sui tassi della serie P (9-11-13 e 15 per cento) invece che su quelli della serie Q (8-9-10,5 e 12 per cento). Di contro, le Poste alla scadenza pagavano ricalcolando la cifra sulla base dei tassi inferiori.

La causa

Si arriva così al 2020, con l’apertura del contenzioso: ben 3mila risparmiatori hanno fatto ricorso all’arbitrato per vedersi riconoscere gli importi maggiori. Sentenze discordanti, quando a favore dei risparmiatori e quando a favore delle Poste, hanno “costretto” alcuni cittadini a rivolgersi al giudice civile. Come la signora protagonista della sentenza pubblicata nei giorni scorsi.

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