Quali sono famiglie e clan di camorra più potenti in Campania? A rispondere è la Direzione Investigativa Antimafia che nelle scorse ore ha pubblicato, sul sito del Senato della Repubblica, la relazione semestrale presentata dal Ministro dell’interno e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso del II semestre del 2021.
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L’analisi è realizzata sulla base delle evidenze investigative, giudiziarie e di prevenzione e conferma, ancora una volta, che il modello ispiratore delle diverse organizzazioni criminali di tipo mafioso appare sempre meno legato a eclatanti manifestazioni di violenza ed è, invece, rivolto verso l’infiltrazione economico-finanziaria. Ciò appare una conferma di quanto era stato già previsto nelle ultime Relazioni ed evidenzia la strategicità dell’aggressione ai sodalizi mafiosi anche sotto il profilo patrimoniale tesa ad arginare il riutilizzo dei capitali illecitamente accumulati per evitare l’inquinamento dei mercati e dell’Ordine pubblico economico.
Una direttrice d’azione importantissima che ha consentito sino ad ora di ridurre drasticamente la capacità criminale delle mafie evitando effetti che altrimenti sarebbero stati disastrosi per il “sistema Paese”. L’elaborato sottolinea, inoltre, quanto lo specifico contrasto debba svolgersi anche e soprattutto avvalendosi della cooperazione internazionale attesa la perdurante tendenza delle mafie nazionali a rivestire ruoli di rilievo all’estero. In tale ambito si sottolinea l’efficacia della Rete Operativa Antimafia @On di cui la DIA è ideatrice, promotore e Project Leader.
Camorra, famiglie e clan più potenti in Campania: la relazione 2021
La costante e stringente attività di contrasto antimafia posta in essere dalle Istituzioni locali, Prefettura, Magistratura e Forze dell’ordine nei confronti della variegata e complessa realtà criminale campana ha contribuito anche nel semestre in esame al raggiungimento di esiti positivi sul piano della prevenzione amministrativa, delle operazioni di polizia e dei risultati giudiziari.
Tuttavia i fenomeni criminali campani in particolare nella provincia di Napoli sono connaturati da peculiarità tali da non poter essere approcciati solo alla stregua di mere emergenze di ordine o sicurezza pubblica relegandone di fatto l’alveo di responsabilità agli angusti confini della repressione giudiziaria e di polizia. Come ha più volte ribadito il Procuratore pro tempore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, oggi alla guida della Procura Nazionale Antimafia, “la stessa espressione “infiltrazione mafiosa nell’economia, nella società” è assolutamente fuorviante perché non si è in presenza né di una emergenza, né di un’infiltrazione.
Si è in presenza di connotazioni strutturali del tessuto sociale ed economico della città e di larga parte del territorio regionale dove la camorra agisce come formidabile fattore di alimentazione finanziaria e di alimentazione del sistema di relazioni, di mediazione, propria dell’ordinario sistema d’impresa. I grandi cartelli camorristici (che controllano larga parte delle attività illecite e non solo illecite della città) oggi coincidono con vere e proprie costellazioni di imprese”. E di pari passo la leadership dei cartelli criminali spesso coincide con il management delle reti di impresa.
Va dunque superata l’idea di una camorra parcellizzata in tanti piccoli gruppi in caotica contrapposizione fra loro rappresentativi di quell’immagine della “camorra contenitore di violenza urbana …relegando nell’ombra i grandi cartelli che nel dibattito pubblico non hanno neanche un nome, ma che da oltre trent’anni sono profondamente radicati, hanno attraversato anche grandi conflitti, importanti sforzi repressivi, e nel tempo hanno non solo conservato, ma progressivamente sviluppato la capacità di fare sistema e di preservare i vincoli fiduciari che quel sistema garantiscono. E del resto non è un caso che mai in questi trent’anni figure di rilievo delle famiglie mafiose che reggono le redini quel cartello abbiano rotto il patto di omertà che li accomuna”.
Camorra, famiglie e clan più potenti a Napoli e provincia: la relazione 2021
I due grandi cartelli criminali dell’Alleanza di Secondigliano e del clan Mazzarella rappresentano la massima espressione del potere criminale nell’intero panorama metropolitano. La mappa dei clan che controllano la città e la provincia di Napoli si presenta quindi distinta in 5 macro-aree: quella controllata direttamente dell’Alleanza di Secondigliano comprendente quasi tutta la città di Napoli e buona parte della provincia; l’area riconducibile ai clan federati con l’Alleanza e ai gruppi ricadenti sotto il controllo della stessa; quella in cui l’ALLEANZA condivide la leadership con il clan Mazzarella ricadente prevalentemente nel centro della città di Napoli; il settore di esclusiva egemonia del clan Mazzarella cioè Portici e San Giorgio a Cremano; infine quella controllata da clan autonomi concentrata in una zona ristretta tra i paesi di Cardito, Crispano, Frattamaggiore e Frattaminore. Pertanto il gran numero di sodalizi minori censiti agiscono in un sistema di rapporti sinergici e collaborativi rientrando comunque nella sfera decisionale dei due macro-cartelli rispetto alla cui funzionalità criminale e imprenditoriale finiscono per assumere un ruolo strumentale.
I gruppi “minori” restano protagonisti nelle diverse aree della città e della provincia di quotidiane fibrillazioni e contrapposizioni quasi tribali con sparatorie, esplosioni di ordigni e incendi finalizzati ad affermare anche in piccole porzioni di territorio il proprio controllo sulle attività illecite soprattutto sulla vendita degli stupefacenti e sulle estorsioni.
Come sopra osservato tali scontro vanno intesi quali fenomeni che seppur incidenti in modo sostanziale sul complessivo quadro dell’ordine e della sicurezza pubblica provinciale non riguardano l’organizzazione e l’operatività imprenditoriale criminale salda e monolitica dei grandi cartelli che invece puntano alla gestione monopolistica degli appalti e sono proiettati verso logiche economiche ultraregionali e internazionali. E proprio per questo solo in pochi sporadici casi gli omicidi sono direttamente riferibili alle organizzazioni più autorevoli e in tal caso inquadrabili in logiche di epurazione interna imposte appunto a tutela degli equilibri delinquenziali e dei maggiori interessi legati ai grandi affari.
Sugli assetti interni delle organizzazioni criminali incidono pesantemente le scarcerazioni di alcune figure storiche che in passato avevano rivestito ruoli di vertice e la cui presenza sul territorio potrebbe assumere significati di rilievo. In particolare il 10 luglio 2021 è stato scarcerato per fine pena con contestuale applicazione della misura di sicurezza della libertà vigilata per 3 anni un esponente di spicco del clan Licciardi che in passato aveva ricoperto anche il ruolo di reggente de facto del gruppo. Il 5 ottobre 2021 è stato poi sottoposto alla detenzione domiciliare25 un noto elemento di spicco nonché organizzatore e promotore del clan Licciardi dell’Allenza di Secondigliano peraltro protagonista dell’emblematico caso della “ritrattazione procurata mediante il pagamento di ingenti somme di danaro e con la garanzia dell’incolumità fisica per sé e per i familiari.
Il panorama criminale della provincia è connotato dalla storica presenza di clan strutturati ed economicamente potenti come i Mallardi di Giugliano in Campania e i Moccia di Afragola dotati di un’evidente vocazione imprenditoriale grazie alla quale unitamente agli innumerevoli prestanome attuano quelle procedure tipiche dei cartelli economico-criminali che evolvono in holding imprenditoriali solo apparentemente “pulite”. Si tratta di aziende che mirano all’infiltrazione nei grandi appalti e più in generale nei circuiti per i quali sono previste erogazioni di fondi pubblici con un consolidato interesse verso le attività legate alle due grandi emergenze pre-pandemiche quella dell’accoglienza agli immigrati e quella della tutela ecologica che si muove dal ciclo dei rifiuti alle attività collegate alla transizione ecologica per le quali saranno previsti fondi ad hoc nel c.d. Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
La misura di come tali organizzazioni camorristiche siano ormai interlocutori privilegiati di frange deviate della locale politica e pubblica amministrazione trova riscontro nel numero degli Enti locali sciolti per mafia o sottoposti alle gestioni commissariali. Tanto che rispetto al fenomeno il Procuratore Giovanni Melillo ha parlato di una emergenza democratica.
Camorra, famiglie e clan più potenti a Caserta e provincia: la relazione 2021
Nella provincia di Caserta la criminalità organizzata costituisce anche per ragioni socio-cul-turali una presenza radicata e pervasiva che continua a condizionare la vita economica e sociale conservando anche un certo consenso specie presso le fasce sociali più deboli.
I moduli operativi adottati peraltro divergono sempre più da quelli del passato. Infatti e così come rilevato per le organizzazioni criminali napoletane anche il clan dei Casalesi vicino all’Alleanza di Secondigliano nel tempo ha consolidato una propria fisionomia imprenditoriale e proiettato anche all’estero sia le proprie attività criminali, sia quelle economico-finanziarie. Pertanto attualmente la forza del cartello si manifesta non solo negli ambiti più strettamente criminali ma soprattutto in quelli di “natura affaristica”. In tali contesti in virtù di meccanismi ormai sedimentati l’organizzazione sarebbe in grado di esercitare una forte influenza garantendosi la compiacenza di una consistente parte di colletti bianchi e funzionari pubblici e attraverso questi infiltrando la pubblica amministrazione in modo da pilotarne le procedure a favore di imprese espressione dei clan.
Il fenomeno ha peraltro trovato un importante sbarramento nelle 24 interdittive antimafia emesse nel semestre in esame dal Prefetto di Caserta nei confronti di imprese ritenute a rischio di infiltrazione mafiosa. Come si legge nel provvedimento eseguito a conclusione di una delle più emblematiche indagini del semestre, “il clan dei casalesi, nel perseguimento delle sue finalità, a fronte di una frangia militare inversamente proporzionale al radicamento del gruppo sul territorio, realizza i suoi obiettivi attraverso un collaudato sistema corruttivo-collusivo in luogo delle classiche violenze, minacce e intimidazioni”. “Le modalità di gestione degli affari …, piuttosto che rispondere ad un modello di camorrista che produce guadagni illeciti attraverso l’azione violenta dei consociati trova riscontro nella “sagacia strategica ed intelligenza operativa” del clan dei casalesi”.
Per quanto attiene più direttamente alla gestione delle tradizionali attività criminali si osserva come la mutata prospettiva del cartello abbia consentito lo sviluppo di nuovi piccoli gruppi criminali dediti per lo più a condotte estorsive ed al traffico di sostanze stupefacenti. La vendita della droga nelle piazze di spaccio localizzate per la maggior parte nel territorio dell’agro-aversano e quello marcianisano rappresenta per questi gruppi minori una delle maggiori risorse economiche. In tale ambito vengono pertanto favoriti strumentali rapporti di cooperazione, soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento180 dalla criminalità napoletana e dalla ‘ndrangheta calabrese.
Camorra, famiglie e clan più potenti ad Avellino e provincia: la relazione 2021
Storicamente nell’avellinese le presenze criminali si sono concentrate in specifiche e delimitate zone della provincia con una conformazione a macchia di leopardo che interessa particolarmente la città di Avellino, l’area confinante con il Nolano in particolare il Vallo di Lauro e la Valle Caudina a cavallo tra le province di Avellino e Benevento.
Ad Avellino città e nei comuni confinanti il clan Genovese anche detto “del Partenio” nel tempo a causa di decessi e detenzioni dei vertici storici ha visto mutare la propria fisionomia fino alla costituzione del nuovo gruppo denominato Nuovo Clan del Partenio o Clan del Partenio 2.0, peraltro anche questo disarticolato dalle indagini del 2019 (operazione “Partenio 2.0”) e del 2020 (operazione “Aste ok”). Nell’ambito del procedimento penale relativo a quest’ultima inchiesta il 14 settembre 2021 il Tribunale di Napoli ha disposto il rinvio a giudizio degli indagati ritenendoli responsabili tra l’altro di associazione di tipo mafioso, turbativa d’asta ed estorsione. È stato invece derubricato il reato di scambio elettorale politico-mafioso.
Nell’area permangono gruppi criminali minori tra loro in contrasto per il controllo delle attività illecite soprattutto delle piazze di spaccio. Nel Vallo di Lauro è storica la contrapposizione tra i sodalizi dei Cava e dei Graziano per il controllo del territorio e dei traffici illeciti.
Per quanto riguarda la Valle Caudina la zona è storicamente egemonizzata anche nel versante ricadente nella provincia di Benevento dal clan Pagnozzi il quale però nel tempo ha spostato interessi principali e vertici nella città di Roma fino a essere considerato dalla magistratura capitolina a tutti gli effetti un clan stanziale nella Capitale grazie anche alle alleanze pregresse con potenti sodalizi campani in particolare i Senese articolazione romana del clan Moccia e i Casalesi.
Perdura la gestione commissariale nel Comune di Pratola Serra sciolto per infiltrazione mafiosa il 22 ottobre 2020 per la quale è stata richiesta una proroga con scadenza prevista per l’aprile 2022. Il provvedimento aveva tenuto conto degli esiti di attività investigative mirate che avrebbero confermato una pericolosa permeabilità a condizionamenti della criminalità organizzata nella gestione della cosa pubblica, compromettendo il buon andamento dell’a-zione amministrativa. Nel dettaglio gli accertamenti esperiti avrebbero rilevato l’esistenza di una complessa rete di amicizie, frequentazioni e cointeressenze tra amministratori comunali, dipendenti dell’ente e soggetti appartenenti o contigui ai clan camorristici.
Un grave atto intimidatorio è stato invece rivolto il 20 settembre 2021 al primo cittadino di Monteforte Irpino al quale è stata recapitata una lettera anonima contente un proiettile e una missiva con minacce dirette a lui e alla sua famiglia.
Camorra, famiglie e clan più potenti a Benevento e provincia: la relazione 2021
Sul territorio della provincia di Benevento sono censiti i clan Sparandeo, Iadanza-Panella, Pagnozzi, Nizza, Saturnino-Bisesto, cui sono collegati alcuni gruppi criminali minori specializzati negli specifici “settori” criminali. Nella città di Benevento e nei comuni limitrofi è attivo il sodalizio criminale degli Sparandeo essenzialmente composto da un nucleo familiare che controlla il racket dell’usura e delle estorsioni spesso mascherato dall’attività di fornitura di beni e/o servizi imposta con la forza intimidatoria, nonché il traffico di stupefacenti per lo più attraverso gruppi minori.
Nell’area della Valle Caudina ricadente nella provincia di Benevento come già evidenziato per la provincia di Avellino opera il clan Pagnozzi di San Martino Valle Caudina che ha quale referente locale il gruppo Iadanza-Panella attivo sul versante del Monte Taburno nei comuni di Montesarchio, Bonea, Bucciano, Castelpoto, Campoli del Monte Taburno, Tocco Caudio, Cautano e Forchia. Anche in quest’area le principali condotte illecite riguardano il traffico degli stupefacenti, le estorsioni e il controllo degli appalti pubblici, nonché il riciclaggio come documentato da una operazione della Guardia di finanza di Benevento del 30 luglio 2020.
L’influenza del clan Pagnozzi si estende anche nell’area telesina dove si avvale del gruppo Saturnino-Bisesto operante nell’area di Sant’Agata dei Goti. Anche in questa zona è stata avvertita l’influenza del clan Moccia di Afragola con il quale il clan Pagnozzi è federato a Roma dove i vertici del clan si erano trasferiti in pianta stabile prima dei loro arresti.
Per quanto attiene a forme di infiltrazione della pubblica amministrazione, tentativi di pilotare l’organizzazione amministrativa gli appalti pubblici sarebbero emersi anche nel comune di Sant’Agata dei Goti. Un’indagine conclusa dai Carabinieri il 24 novembre 2021 ha riguardato condotte corruttive finalizzate a pilotare procedure di appalto indette o gestite dalle province di Benevento e Caserta e dal Comune di Buonalbergo191. Infine il 9 dicembre 2021 la Guardia di finanza ha eseguito un provvedimento cautelare192 a carico di alcuni imprenditori e incaricati di pubblico servizio coinvolti in un’indagine su un bando di gara per lavori pubblici da eseguire sulle tratte autostradali di Puglia, Campania e Lazio indetta con una procedura “aperta” da Autostrade per l’Italia per un valore di 75 milioni di euro. I finanzieri hanno anche eseguito un sequestro preventivo di beni di per una somma superiore a 64 mila euro considerata una rata della cifra pattuita come mazzetta per accedere alla procedura aperta indetta da Autostrade.
Camorra, famiglie e clan più potenti a Salerno e provincia: la relazione 2021
La Relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2021 presentata dalla Presidente della Corte di Appello di Salerno, Iside Russo, il 22 gennaio 2022 pone in primo piano l’interesse delle organizzazioni criminali verso “le prospettive di espansione legate all’emergenza sanitaria, cercando di consolidare la loro presenza sul territorio mediante l’elargizione di prestiti di denaro a titolari di attività commerciali in difficoltà, allo scopo di “fagocitare” le imprese, facendone uno strumento per il riciclaggio ed il reimpiego di capitali illeciti”193. Alcune specifiche riflessioni che richiamano i passaggi più significativi della relazione del Procuratore di Salerno, Giuseppe Borrelli, hanno riguardato la difficoltà di pervenire ad un’organica interpretazione dei fenomeni di criminalità organizzata e al necessario inquadramento dei singoli episodi delittuosi, specie dei c.d. reati-spia, che non possono essere valutati quali forme delinquenziali puntiformi ma devono essere più ampiamente contestualizzati.
Si corre infatti il rischio in caso inverso “di determinare, …, una difficoltà davvero consistente nella ricostruzione degli elementi costitutivi della fattispecie di cui all’art. 416 bis c.p., che, come è noto, presuppone la dimostrazione del processo di concretizzazione del cd. assoggettamento omertoso, che ne costituisce l’essenza”. Ciò è vieppiù concreto in una realtà come quella salernitana in cui lo scenario criminale è fortemente condizionato dalle eterogenee connotazioni economico–sociali nei diversi ambiti geografici quali la città di Salerno, l’Agro Nocerino-Sarnese, la Valle dell’Irno, la Costiera Amalfitana, la Piana del Sele, il Cilento ed infine il Vallo di Diano.
Difficoltà incrementata dai processi evolutivi del fenomeno mafioso verso forme più subdole di penetrazione del tessuto economico-imprenditoriale che “prescindono completamente dall’u-so della violenza e della minaccia” e sono fondate “sulla capacità di condizionamento della pubblica amministrazione e della classe politica, sulla cui selezione le vecchie reti di potere camorristico restano in condizioni di incidere significativamente”. In tal senso “uno dei settori maggiormente esposti alle infiltrazioni criminali è quello degli appalti, ambito nel quale, di frequente, si saldano condotte illecite di soggetti mafiosi, amministratori e dipendenti degli Enti che bandiscono le gare.
Nella città di Salerno continuano le attività di contrasto a carico del clan D’Agostino. In particolare la DIA il 4 novembre 2021 ha eseguito una misura cautelare personale197 nei confronti di alcuni imprenditori e professionisti che concedevano prestiti di denaro a persone in stato di bisogno dalle quali pretendevano con atti di intimidazione la restituzione di somme ingigantite da tassi d’interesse in alcuni casi oscillanti tra il 300 ed il 514 % annuo. Ad alcuni degli indagati è stata contestata l’aggravante del metodo mafioso avendo agito “avvalendosi dalla forza d’intimidazione e dalla condizione di assoggettamento e di omertà delle vittime, derivante dalla storica contiguità” del principale indagato “al clan camorristico D’AGOSTINO, operante in Salerno” (comprovata da una condanna per associazione mafiosa divenuta definitiva il 4 marzo 1991). Con il provvedimento di fissazione dell’udienza preliminare198 programmata per il mese di febbraio 2022 ai principali indagati sono stati aggiunti altri soggetti le cui responsabilità sono emerse da successive indagini sul rilevante circuito finanziario illegale.
Numerosi arresti e sequestri sono stati poi eseguiti nel capoluogo a carico degli elementi di gruppi criminali minori che gestiscono prevalentemente il mercato degli stupefacenti e risultano composti in qualche caso da pregiudicati scarcerati dopo lunghi periodi di detenzione ma soprattutto da giovani leve in ascesa. In particolare nell’ambito dell’operazione “Porta a porta” il 14 settembre 2021 i Carabinieri hanno eseguito una misura restrittiva199 a carico degli elementi di un sodalizio criminale autodenominatosi “I guaglioni di via Irno” dedito al traffico di eroina, cocaina e crack mediante un sistema di “centralinisti” con utenze fittizie dalle quali erano fissati gli appuntamenti per la cessione di stupefacenti.
Il porto commerciale “Manfredi” di Salerno sembra aver assunto un rilievo sempre più centrale nei traffici illegali internazionali in quanto “nodo finale” dei trasporti intercontinentali di sostanze stupefacenti e TLE destinati a tutta l’Europa. Ciò ha trovato riscontro con l’operazione “Captagon” della Guardia di finanza eseguita nel maggio del 2020 nell’ambito della quale erano state sottoposte a sequestro 14 tonnellate di anfetamine destinate a vari mercati esteri. Le successive indagini hanno documentato le attività di due gruppi criminali operanti tra Toscana, Albania e Svizzera e composti da cittadini italiani e albanesi che si approvvigionavano di ingenti quantitativi di cocaina e hashish provenienti rispettivamente dal Sud America e dal Nord Africa.
L’operazione si è conclusa il 3 dicembre 2021 con l’esecuzione di misure cautela-ri201 a carico di un catanese titolare di una società svizzera operante nel trasporto di merci con il quale collaborava uno spedizioniere salernitano. Nell’agro nocerino-sarnese tradizionalmente influenzato dai clan della confinante area vesuviana il radicamento criminale si è rimodulato in più evolute forme d’infiltrazione del tessuto economico-commerciali specie ai fini del riciclaggio.
Negli anni si è peraltro registrata una rilevante mutazione della mappa criminale con la scissione delle diverse associazioni in gruppi minori e una conseguente maggiore influenza delle più autorevoli consorterie partenopee e avellinesi. D’altro canto i numerosi arresti e sequestri eseguiti nel semestre in esame a Scafati, comune in consistente crescita demografica, confermano come quel territorio rappresenti un importante crocevia per i traffici illeciti interprovinciali specie di stupefacenti.
Nella Piana del Sele connotata dalla presenza di importanti insediamenti produttivi nel settore agro alimentare “l’asset camorristico fuoriesce dall’aspetto violento e/o militare proprio delle organizzazioni di meno recente operatività per costituire parte integrante del tessuto socio-politico-economico, influenzandolo e determinandolo dal suo interno con una palese difficoltà di inquadrarlo investigativa-mente e di ricondurlo alla fattispecie incriminatrice di cui all’art. 416-bis c.p.”204. In tale ottica finalistica nel tempo si è ridimensionata anche la storica contrapposizione tra i Pecoraro-Renna e i De Feo.
Nella Valle dell’Irno il territorio di Mercato San Severino si conferma particolarmente effervescente sotto il profilo degli interessi criminali e delle azioni delittuose ad essi sottese, essendo stato per decenni interessato dalla conflittualità tra i contrapposti clan Cava e Graziano. A Pagani permane il sodalizio Fezza-Petrosino D’Auria.
Nel Cilento ad Agropoli la famiglia di nomadi stanziali Marotta è dedita per lo più ai reati di tipo predatorio, all’usura, al traffico di stupefacenti e al riciclaggio. A Battipaglia il clan Pecoraro-Renna vive un momento di particolare fervore operativo attraverso le “nuove leve” i cui compiti prioritari sono al momento quello di acquisire risorse per mantenere le famiglie degli associati in carcere e quello di proseguire negli affari illeciti in cui lo stesso clan è storicamente coinvolto cioè traffico di stupefacenti, estorsioni, riciclaggio al fine di riaffermare la propria leadership criminale nella zona.
Nella Costiera Amalfitana in territorio vietrese si conferma il gruppo Apicella mentre a Cava de’ Tirreni esercita la propria influenza il clan Bisogno dedito prevalentemente alle estorsioni, all’usura e al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti in particolare attraverso la propria articolazione Zullo. Il 1° luglio 2021 i Carabinieri hanno arrestato un pluripregiudica-to208 già condannato per associazione camorristica in quanto appartenente al clan Bisogno all’esito di un indagine che ne aveva rilevato le condotte usuraie ed estorsive ai danno di un commerciante morto suicida dopo aver subito una sorta di “processo di espropriazione” da parte dell’indagato.
Peraltro nella titolarità delle attività commerciali gestite dalla vittima erano infatti subentrati stretti familiari dell’arrestato i quali sono stati successivamente indagati per intestazione fittizia di beni. Nell’ambito dell’operazione sono stati altresì eseguiti sequestri finalizzati alla confisca di valori mobiliari, aziende e quote societarie nella disponibilità degli indagati.
In alcune aree quali l’agro nocerino-sarnese e la Piana del Sele connotate da un’elevata vocazione agricola si registra infine la presenza di gruppi criminali stranieri prevalentemente rumeni, albanesi e magrebini attivi nello sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e nei reati predatori su tutto il territorio della provincia.