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Campania, i 10 criminali più pericolosi della camorra: ecco chi sono

[titolo_paragrafo]Pasquale Simonetti “Pascalone ‘e Nola”[/titolo_paragrafo]

L’adesione alla camorra lo portò prima nel giro del contrabbando di sigarette, poi al controllo sul mercato ortofrutticolo napoletano, che arrivò a controllare in maniera pressoché totale, insieme ad Antonio Esposito, detto Totonno ‘e Pumigliano. Il controllo sui traffici era tale che era la camorra, in cambio della protezione, a gestire l’intero ciclo produttivo, dai raccolti ai prezzi, fino allo smistamento.

Simonetti era ritenuto un “guappo” e alcuni suoi concittadini gli si rivolgevano per chiedergli giustizia. Tra gli episodi che si ricordano c’è l’intimidazione a un uomo che aveva messo incinta la sua fidanzata, ed era poi fuggito: Simonetti gli chiese se, dovendo spendere diecimila lire in fiori, preferiva che fossero spesi per il suo matrimonio o per il suo funerale.

Un altro episodio riguardante la vita di Simonetti è lo schiaffo che il camorrista avrebbe dato al gangster italostatunitense Lucky Luciano.

Il 27 aprile 1955 sposò Assunta Maresca, detta Pupetta, ma dopo pochi mesi fu assassinato da un sicario, Gaetano Orlando, detto “Tanino ‘e bastimiento”, inviato da Antonio Esposito.

Il motivo dell’omicidio sta probabilmente nel boom economico di allora, grazie al quale le industrie più importanti arrivarono sul mercato imponendo il proprio potere, riducendo il giro d’affari per la criminalità organizzata.

Il 4 ottobre 1955, Assunta – incinta – uccise il presunto mandante dell’omicidio: Antonio Esposito. Il 14 ottobre, fu arrestata e condotta nel carcere di Poggioreale. Nel corso della sua detenzione partorì il primo figlio, Pasquale, detto Pasqualino.


Pasquale_Simonetti


[titolo_paragrafo]Carmine Alfieri[/titolo_paragrafo]

Carmine Alfieri (Saviano, 18 febbraio 1943) è un mafioso e collaboratore di giustizia italiano, detto anche “o’ ntufato” (l’arrabbiato) a causa del ghigno corrucciato che aveva impresso in viso, vissuto a Piazzolla di Nola (frazione dell’omonimo comune), sua roccaforte, è stato uno dei massimi esponenti della Camorra napoletana nel decennio a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90.

Dopo essere stato testimone dell’uccisione del padre, avvenuta al termine di un duello rusticano nelle campagne del nolano, giurando vendetta sul corpo del genitore, conobbe ascesa nel mondo del crimine ad inizio degli anni sessanta quando ancor giovane fu arrestato per detenzione abusiva di armi da fuoco, estorsione e lesioni.

Nel 1974 ricevette dalla Camorra la consacrazione a “uomo d’onore”, primo passo di una carriera criminale che lo porterà, a cavallo tra gli anni ’80 e i ’90, ad essere riconosciuto come uno dei più potenti e temuti boss, tra i primi, insieme al sodale Antonio Bardellino (col quale progetta e porta a compimento una delle più eclatanti carneficine di camorra: la Strage di Torre Annunziata, che nel 1984, a Torre Annunziata, decima il clan Gionta), a conferire, grazie anche ad importanti agganci ed influenze nel mondo politico e finanziario, un’impronta imprenditoriale alla criminalità organizzata in Campania.

Nella seconda metà degli anni ottanta diede vita con altri clan dell’entroterra e della città ad una confederazione camorristica, nota con il nome di Nuova Famiglia, che si contrappose ferocemente a quella capeggiata da Raffaele Cutolo denominata Nuova Camorra Organizzata (NCO) e sulla quale ebbe la meglio. Dopo essere diventato uno dei latitanti più ricercati dalla Polizia fu arrestato dai Carabinieri l’11 settembre 1992 a Saviano, all’interno del sotterraneo di una masseria locale.

Divenuto collaboratore di giustizia ha rivendicato la responsabilità, diretta e indiretta, in circa centocinquanta omicidi, confessando insospettabili intrecci e protezioni a livello istituzionale, tirando in ballo uomini politici all’epoca assai in vista e chiarendo la posizione del suo braccio destro, il mamma santissima Pasquale Galasso, all’interno dell’organizzazione nota come Nuova Famiglia.

Particolarmente inquietanti sono, infine, le ultime dichiarazioni sul business dei rifiuti tossici sversati nell’area agricolo-industriale di Boscofangone, bretella di collegamento tra i comuni di Nola, Marigliano ed Acerra, area tristemente denominata “Triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano” a causa dell’alta percentuale di morti per cause tumorali. Stando alla sua testimonianza, l’intero complesso del CIS-Interporto-Vulcano Buono sarebbe stato edificato su terreni nei quali sarebbero stati sversati rifiuti “speciali” provenienti da fabbriche del Nord Italia e della Germania.

A causa della sua collaborazione con gli inquirenti ha subito numerosi lutti, tra i quali l’uccisione del figlio, di un fratello, di un nipote e del genero.


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