Cronaca

Campania, la situazione della balneabilità delle acque costiere

In un articolo pubblicato sul sito del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente si fa il punto sulla balneabilità delle acque costiere in Campania. Con la nuova classificazione propedeutica alla stagione balneare 2023, le acque balneabili restano al 97% del totale della costa monitorata dall’Agenzia, come l’anno scorso. In termini di lunghezza di costa, sono l’88% le acque classificate come “eccellenti”, il 7% sono “buone”, il 2% “sufficienti”. Il 3% sono classificate come “scarse” e dunque da interdire ai bagnanti a inizio stagione balneare.

Mare in Campania, la situazione della balneabilità delle acque costiere

Rispetto all’anno scorso, la percentuale di acque “buone” sale di due punti, perché vengono “promossi” una serie di tratti di mare precedentemente classificati come “sufficienti”. Nell’articolo vengono riportate le acque la cui classe di qualità è migliorata da “sufficiente” a “buona” e quelle classificate di qualità “scarsa”.

Il 12 aprile ripartono i controlli, in calendario fino a fine settembre: nel 2022 sono stati effettuati circa 2.500 prelievi su 328 acque di balneazione. Tutti i risultati vengono diffusi, non appena disponibili, sul sito dell’Agenzia.

La situazione

Come si evince dall’analisi della quota di acque adibite alla balneazione (circa 480 km) si registra l’88 % di acque di qualità eccellenti parimenti alla scorsa stagione balneare, un aumento al 7% di acque “buone” (tabella n.1) rispetto al 5 % registrato nel 2022, il 2% di acque “sufficienti” rispetto al 4% riscontrato nel 2022 e sempre il 3% di acque di qualità scarsa e pertanto in divieto di balneazione ad inizio stagione balneare 2023.

L’andamento migliorativo delle acque, che da sufficienti passano alla classe buona (Tabella n.2), risente con molta probabilità della diminuzione, rispetto all’annualità precedente, di fenomeni piovosi di elevata intensità che – anche se di breve durata – generalmente mettono in crisi il sistema fognario regionale, che non prevede la separazione delle acque pluviali da quelle fognarie.

In tali casi succede che i cosiddetti “tubi di troppo pieno”, scaricando in mare le acque in eccesso dei tubi e collettori inondati dalle acque di pioggia di un forte temporale, possono veicolare in mare anche le acque di fogna che scorrono nelle suddette reti pluviali provocando eventuali fenomeni inquinanti.

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