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“Non idonea”, la risposta data alla candidata poliziotta per un tatuaggio

Non sei idonea a causa di quel tatuaggio”, è la risposta che si è sentita dire una candidata poliziotta al concorso per Commissario di Polizia. La donna aveva presentato ricorso sostenendo che si trattava non di un tatuaggio in senso stretto ma di un mero residuo cicatriziale.

Candidata poliziotta “non idonea” a causa di un tatuaggio

“Non sei idonea”, sono queste le parole che si è sentita dire al concorso per Commissario di Polizia. Ma quale è il vero motivo? Un “tatuaggio” in una zona del corpo non coperta dall’uniforme. A giudicare la sua non idoneità, la Commissione medica del Ministero dell’Interno.

Nonostante i vari ricorsi presentati la questione è stata chiusa definitivamente dichiarando inammissibile il ricorso dell’aspirante poliziotta.

Cosa è successo

La donna aveva presentato ricorso sostenendo che si trattava non di un tatuaggio ma di un mero resiguo cicatriziale, irrilevante anche perché coperto dalle calze non si sarebbe notato. Il Tar le aveva dato ragione: “L’amministrazione non può procedere all’automatica esclusione per la sola presenza di un tatuaggio in una zona del corpo non coperta dall’uniforme, bensì deve specificamente motivare in che misura la visibilità è tale da determinare l’inidoneità al servizio.”

Successivamente il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso, ha ribaltato la sentenza affermando che non ha rilievo il fatto che il tatuaggio sia stato rimosso in un momento successivo perché i requisiti devono essere posseduti entro la data di partecipazione del concorso, pena l’esclusione.

La circostanza per cui il tatuaggio fosse già allora in avanzato stato di rimozione sarebbe smentita dal verbale della seduta della commissione medica, la quale ha fatto riferimento alla documentazione fotografica, da cui è evidente la presenza del tatuaggio ancora percepibile nelle sue dimensioni complessive e nel soggetto raffigurato.

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