Politica

Cannabis legale e Reddito di Cittadinanza, l’intervista all’on. Licatini (M5S)

L’onorevole Caterina Licatini (M5S), firmataria della proposta sulla coltivazione di Cannabis e tra le promotrici del referendum Cannabis legale, ha concesso un breve intervento alla nostra redazione. Oltre alla Cannabis, anche la misura del Reddito di Cittadinanza è al centro dell’intervento dell’on. Licatini, per rimarcare la linea del MoVimento 5 Stelle e, soprattutto, per non lasciare nessuno indietro.


on.Caterina Licatini

Il referendum Cannabis legale

Da anni è decisamente attiva sul tema della Cannabis. Il referendum è stato un modo per superare una politica lenta e farraginosa, non sempre pronta ad accogliere le esigenze dei cittadini? Quante persone come Walter De Benedetto gridano giustizia?

Sono sicuramente in molti a chiedere la legalizzazione della cannabis. La raccolta firme per il referendum ne è stata una prova, oltre ad essere un grande incentivo per la politica e un forte segnale che può scavalcare i pregiudizi che dilagano anche tra gli stessi partiti. Ad ogni modo, che si proceda per via legislativa o con gli strumenti di democrazia diretta, la politica ha il dovere di dare risposte a problemi di indubbia gravità. Basti pensare che oggi la disponibilità di cannabis terapeutica non copre nemmeno il 50% del fabbisogno nazionale.
Per questo, molti pazienti sono di fatto costretti a rivolgersi allo spacciatore. E quando, per non sottomettersi alla criminalità, ricorrono alla coltivazione in casa, il rischio è quello di essere arrestati e processati. È bene, però, precisare che non è solo di cannabis per uso terapeutico che parliamo. Legalizzare significa, soprattutto, combattere la mafia e tutelare il cittadino grazie a un controllo che provenga direttamente dallo Stato.

Firmataria della proposta di legge sulla “minicoltivazione della Cannabis”. La strada le sembra ancora troppo lunga? Teme che la proposta possa naufragare, esattamente come il ddl Zan?

La strada che abbiamo davanti non è né breve né semplice. Però, posso dire che il risultato ottenuto in Commissione Giustizia con l’approvazione del testo base rappresenta un passo importante che ci fa ben sperare. Siamo riusciti a sconfiggere l’ostruzionismo di certi partiti che, più per faziosità che per reale conoscenza del fenomeno, hanno sempre remato contro. Abbiamo la capacità e la forza necessarie per superare tutti i futuri ostacoli, ma bisogna tenere alta la guardia per evitare che chi continua ad alzare muri provi a insabbiare il procedimento. Naturalmente, il mio lavoro consiste anche nel fare tutto il possibile per
impedire un simile esito.

Non tutti i partiti politici includono negli orizzonti il tema Cannabis. La legalizzazione, però, potrebbe rappresentare un duro colpo per le organizzazioni criminali, costrette a rinunciare a diversi miliardi di euro ogni anno. Legalizzare la cannabis rientra tra le priorità dell’Italia? In che misura?

La legalizzazione infliggerebbe alla mafia un colpo senza precedenti, sottraendo un’importante fetta di mercato alla criminalità organizzata, come affermato anche dal Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho. Se legalizzare la cannabis è una priorità? Certo. D’altra parte, legalità, giustizia, lotta alla criminalità e tutela del cittadino non sono priorità in qualsiasi paese civile?

Come commenta i risultati del referendum Cannabis legale? Credeva in una partecipazione così larga dei cittadini?

Ho sentito dire a molti, in questi giorni, che quello della raccolta firme per il referendum è stato un risultato inaspettato. Non sono d’accordo. Seguo e approfondisco il tema della cannabis da molto tempo e so benissimo quali sono le esigenze e le opinioni dei cittadini.
Non ho mai dubitato che l’iniziativa referendaria avrebbe rispecchiato, in termini di consensi, le migliaia di istanze che ho raccolto parlando direttamente con le persone. La mia professione di farmacista, inoltre, ha costituito una base di partenza molto solida per conoscere a fondo il problema. È importante, adesso, che la politica rispetti questa voce chiara e univoca che si alza dal popolo, questo storico momento di democrazia e
partecipazione.

La misura del Reddito di Cittadinanza

Additato dal Centrodestra quale causa di assenza della manodopera stagionale, il Reddito di Cittadinanza è costantemente al centro delle polemiche. Sono i giovani ad essere svogliati e “nullafacenti”, oppure la misura ha permesso di evitare ogni forma di abuso da parte dei datori di lavoro?

A volte la retorica spietata di alcuni partiti non conosce limiti. È una follia e un’ingiustizia continuare a sostenere che siamo circondati da nullafacenti, tanto più se lo si sostiene soltanto per attaccare il Movimento 5 Stelle e per scagliarsi contro una misura come il Reddito di Cittadinanza che finora ha prodotto soltanto buoni risultati. È emerso in maniera molto più chiara un intero universo di sfruttamenti nel mondo del lavoro che, adesso, abbiamo la possibilità di individuare e arginare più rapidamente e con maggiore efficacia.
Chi continua a dire che il reddito non fa che agevolare i “nullafacenti”, ostacola un percorso di civiltà e legalità solo per ottenere una manciata di voti.

I dati Istat e Caritas vi hanno dato ragione. La misura potrebbe essere migliorata?

Come detto, il reddito ha già prodotto dei buoni risultati. Soprattutto durante la crisi sanitaria, che ha messo in ginocchio migliaia di imprese e lavoratori, si è dimostrato un sostegno provvidenziale. Naturalmente è una misura che può essere migliorata. Il Movimento 5 Stelle continua a lavorare per avviare tutta una serie di interventi che possano correggere gli errori e potenziare il circuito finalizzato alla creazione di posti di lavoro. Ma migliorare il reddito di cittadinanza non significa eliminarlo

L’on. Buompane ha puntato il dito contro le Regioni, incapaci di utilizzare i fondi messi a disposizione per potenziare i Centri per l’Impiego. Cosa ne pensa?

Molte criticità che vengono erroneamente attribuite al Reddito di Cittadinanza, sono in realtà dovute ai ritardi delle Regioni riguardo al potenziamento dei Centri per l’Impiego e, soprattutto, a quei partiti troppo impegnati ad infangare il Movimento 5 Stelle anziché cooperare per la piena efficacia di una misura che guarda solo al bene del paese. Servono meno chiacchiere e più risposte. E, soprattutto, serve che la politica metta al primo posto il bene dei cittadini e non il proprio tornaconto elettorale.

 

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