Cronaca Avellino

Perquisizione nel carcere di Avellino: trovati un telefono, due schede sim e della droga 

Vigevano morto suicida carcere
Immagine di repertorio
Vigevano morto suicida carcere

Nella giornata di ieri, ancora una volta grazie alla professionalità e all’astuzia del personale di polizia penitenziaria, nel Carcere di Avellino sono stati trovati durante lo svolgimento di una perquisizione ordinaria, un telefono cellulare completo di caricatore e due schede sim oltre ad un quantitativo non definito di droga.

Carcere di Avellino, trovati un telefono e della droga

A dare la notizia è Tiziana Guacci, segretaria per la Campania, che esprime il plauso del Sappe al poliziotto penitenziario che, con notevole intuito, ha intercettato il luogo in cui erano nascosti il telefono e la droga.

Per la sindacalista “l’attività svolta dai poliziotti penitenziari offre un prezioso contributo al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti all’interno degli istituti penitenziari e tutela contestualmente la stessa utenza, soprattutto quei detenuti tossicodipendenti che con la custodia in carcere vogliono/sperano di disintossicarsi da questo vizio maledetto. E’ compito dello Stato tutelare queste persone ed impedire l’introduzione di sostanze stupefacenti negli istituti Penitenziari. Anche questo contrasto rappresenta espressione di rieducazione oltre che di legalità”.

Da qui l’appello ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria di Napoli: “sono necessari interventi urgenti quali il rafforzamento dei controlli da parte delle unità cinofile poiché evidentemente il sistema anti-drone che pure è stato installato presso la Casa Circondariale di Avellino non è sufficiente”.

La denuncia di Donato Capece

“L’ingresso illecito di cellulari negli istituti è ormai un flusso continuo”, denuncia Donato Capece, segretario generale del SAPPE. E ricorda che non è la prima volta che il SAPPE chiede nuovi provvedimenti per inibire l’uso di strumentazioni tecnologiche nelle sezioni detentive. “Non si contano più i rinvenimenti e i sequestri di questi piccoli apparecchi. Le vie d’ingresso diventano molteplici, non ultima anche quella aerea a mezzo droni che sempre più spesso vengono avvistati e intercettati – ha aggiunto Capece -. La cosa grave è che denunciamo queste cose ormai da 10 anni e nessuno ha ancora fatto qualcosa”, aggiunge il leader del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria.

“Le donne e gli uomini del Corpo sono quotidianamente impegnati nell’attività di contrasto all’introduzione di telefoni cellulari ed alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. E nonostante la recente previsione di reato, nel Codice penale, per ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche come la schermatura delle sezioni detentive, delle celle e degli spazi nei quali sono presenti detenuti, all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone”.

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