Cronaca

Roma, suicidio nel carcere di Regina Coeli: detenuto 31enne si impicca in cella

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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Un detenuto di 31 anni è morto suicida nel carcere di Regina Coeli a Roma. Il 31enne si è impiccato nella sua cella. Il fatto nella serata di ieri, 4 giungo. La vittima, di nazionalità pakistana, si trovava nel penitenziario da settembre del 2023 per i reati di rapina e lesioni ed era in attesa di giudizio.

Carcere di Regina Coeli: detenuto 31enne morto suicida in cella

Il 31enne si è tolto la vita impiccandosi nella sua cella nel carcere di Regina Coeli a Roma. Quando gli agenti della polizia penitenziaria lo hanno ritrovato intorno alle 23 di ieri, 4 giungo, per il detenuto non c’era più nulla fare.

A darne notizie è Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria: “È il 39esimo suicidio di un detenuto dall’inizio dell’anno, cui si aggiungono i 4 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che analogamente si sono tolti la vita. Non si attenua, dunque, la spirale di morte senza precedenti che investe il carcere nel sostanziale disinteresse della politica prevalente”.

“Del resto il carcere capitolino di Regina Coeli, con circa 1.140 detenuti presenti a fronte di una capienza di 628 posti regolamentari e con poco più di 300 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria in servizio, quando ne servirebbero almeno il doppio, è l’emblema della disfunzionalità e della crisi del sistema carcerario italiano che, palesemente, invalida il percorso prioritario della giustizia penale”, aggiunge il segretario della Uilpa.

“Di tutto questo però la politica, almeno quella prevalente e della maggioranza di governo, al di là di qualche dichiarazione di facciata, non sembra interessarsi compiutamente, così il tema penitenziario non trova spazio neppure nella campagna elettorale, salvo che dietro le sbarre non finisca proprio un politico o il ‘forti’ di turno. Sovraffollamento detentivo ormai giunto al 130%, penuria di organici della Polizia penitenziaria a cui mancano almeno 18mila unità e l’enorme problema dell’assistenza sanitaria e psichiatrica costituiscono un mix esplosivo. Perché, non va sottaciuto che, mentre nel Paese si dibatte, giustamente, delle vergognose liste d’attesa nella sanità, nelle carceri la situazione è ben peggiore e, troppo spesso, ciò che si attende è la morte, come dimostra il numero dei decessi che nel 2024 ammontano complessivamente a 91”, spiega ancora il sindacalista.

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