Carnevale, ogni scherzo vale! Quasi tutte le regioni italiane hanno la propria maschera tradizionale. Ogni maschera oltre ad un costume particolare ha un carattere che lo contraddistingue. Scopriamo insieme le principali maschere della tradizione italiana.
Carnevale: la storia delle maschere tradizionali italiane
L’uso della maschera è un’usanza molto antica. Infatti, si può già ritrovare all’origine della storia degli uomini. Venne utilizzata fin dalla preistoria per rituali religiosi, rappresentazioni teatrali o feste popolari come il carnevale. Il suo utilizzo probabilmente deriva dal latino medioevale màsca, strega, tuttora utilizzato in tal senso nella lingua piemontese.
Originariamente era indossata per nascondere le fattezze umane e, nel corso di cerimonie religiose, per allontanare gli spiriti maligni. In seguito, prima nel teatro greco, successivamente in quello romano (vedi foto in alto: maschere tragicomiche), la maschera venne usata regolarmente dagli attori per sottolineare la personalità e il carattere del personaggio messo in scena, fino al fiorire in Italia della “Commedia dell’Arte“.
Le maschere italiane
Di seguito, l’elenco delle principali maschere della tradizione italiana.
- Arlecchino
- Meneghino
- Colombina
- Gianduia
- Pantalone
- Pulcinella
- Rugantino
- Farinella
Arlecchino, il lazzarone di Bergamo
Arlecchino è la maschera della città di Bergamo. Arlecchino è un servitore, lazzarone e truffaldino, in perenne litigio col suo padrone. Il suo nome deriva dal medioevo francese: Harlequin, o Herlequin o Hellequin. Ha un carattere stravagante e scanzonato, ma, nonostante ciò molto furbo.
Indossa un vestito di tante pezze colorate cucite insieme, pantaloni larghi e comodi, un cappellaccio sformato con pennacchio di coda di coniglio o una piuma e una maschera nera sugli occhi.
Meneghino, il Don di Milano
Meneghino è la maschera della città di Milano. Lo spiritoso Meneghino, diminutivo di Domeneghin, servitore rozzo ma di buon senso che, desideroso di mantenere la sua libertà, non fugge quando deve schierarsi al fianco del suo popolo. Meneghino è generoso e sbrigativo, abile nel deridere i difetti degli aristocratici.
Il suo costume è formato da una lunga giacca marrone, calzoni corti e calze a righe rosse e bianche accompagnato da un cappello a tre punte e la parrucca con codino alla francese.
Colombina, la servetta di Venezia
Colombina è la maschera di Venezia e rappresenta una servetta veneziana. Lei è la fidanzata di Arlecchino, il quale non sembra volerla sposare. Colombina è molto vanitosa, un po’ civetta, tiene ad avere sempre un bell’aspetto. Colombina è giovane e arguta, dalla parola facile e maliziosa, abile a risolvere con destrezza le situazioni più intricate.
Costume di Colombina è formato una cuffietta, un corpetto verde, con una profonda scollatura ed ampie maniche a sbuffo, la gonna arricciata a righe rialzata sul davanti da un nastrino rosso, un grembiule bianco e scarpine a punta con nastro rosso.
Gianduia, la maschera di Torino
Gianduia rappresenta la maschera di Torino. Dal suo nome deriva quello della cioccolata gianduia e del famoso cioccolatino “Gianduiotto“. Gianduia è un intenditore di vini doc ed ha una passione per le osterie. Galantuomo allegro e dotato di buon senso.
Il costume di Gianduia è formato da un panno color marrone, bordato di rosso, con un panciotto giallo e le calze rosse. La maschera di Gianduia è nata alla fine del ‘700, in pieno regime bonapartista.
Pantalone, il mercante di Venezia
Pantalone è la maschera di Venezia, nata intorno alla metà del ‘500 e rappresenta il tipico vecchio mercante avaro, lussurioso e vizioso, che insidia le giovani innamorate, le cortigiane, e le servette della commedia. Il nome Pantalone deriva da “Pianta Leone”, come venivano definiti coloro che, con la scusa di conquistare nuove terre per Venezia, piantavano la bandiera di San Marco su ogni terra che trovavano.
Il costume di Pantalone è formato da uno zucchetto, giubba e calzamaglia rossi, con babbucce, il tutto racchiuso sotto il suo tipico mantello nero.
Pulcinella, il mascalzone di Napoli
Pulcinella è la maschera della città di Napoli ed una figura buffa e goffa. È una delle maschere italiane più popolari. Il nome Pulcinella deriverebbe dal napoletano “polene”, pulce o piccolo pulcino. Pulcinella è un tipo impertinente, pazzerello, chiacchierone, ama il dolce far niente escluso il mangiare e il bere.
La maschera Pulcinella ha la gobba, porta un cappello a punta, una maschera nera con il naso adunco, un camiciotto e i calzoni molto larghi e bianchi. Porta sempre con sé un mandolino.
Rugantino, il bullo di Roma
Rugantino è la maschera della città di Roma. In origine rappresentava il bullo romano per eccellenza, di indole provocatoria ed insolente ma, nel corso del tempo, il personaggio si è modificato andando ad incarnare i sentimenti di quella Roma popolare incline alla giustizia ed alla solidarietà assumendo un carattere decisamente più pigro e bonario.
Il nome di questa maschera deriva dal termine romanesco “ruganza”, ossia l’arroganza. Rugantino nasce quindi come caricatura della gendarmeria, indossando anche gli abiti di un gendarme, per poi divenire cittadino comune, un popolano redento.
Farinella, l’arlecchino di Putignano
Farinella è la maschera pugliese tipica del Carnevale di Putignano, viene rappresentata con un abito multicolore ed un cappello che ricorda quello di un giullare. In passato i colori caratterizzanti erano invece il rosso e il blu, simboli della città, ed il suo cappello presentava tre punte, allegoria dei tre colli sui quali sorge Putignano.
Il suo nome è ispirato alla farina ricavata da ceci e orzo tipica del luogo ed incarna il carattere delle genti del luogo.