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Cartelle esattoriali, cambia tutto sui pagamenti: ecco tutte le novità

Cartelle esattoriali, cambia tutto sui pagamenti. Ma quali sono le novità? Nei giorni scorsi, con l’approvazione dell’emendamento al decreto Sostegni-ter da parte della commissione bilancio del Senato, è stata proposta una nuova proroga per la rottamazione delle cartelle. Proroga che, se approvata anche alla Camera, concederebbe più tempo per rimettersi in regola a quei circa 512mila italiani che entro la fine del 2021 non avevano ancora saldato il conto.

Pagamenti cartelle esattoriali, cambia tutto: le novità

Il problema, tuttavia, è tutt’altro che risolto, ed il tema della riscossione delle cartelle è ancora impellente. Il governo pare deciso a concedere altro tempo ai cittadini, motivo per cui tutto il calendario delle riscossioni deve essere rimodulato. Ciò accade, fra l’altro, a pochi giorni di distanza dalla precedente modifica, avvenuta con la legge di conversione del Milleproroghe.

La rottamazione

Per la rottamazione-ter e saldo e stralcio delle cartelle è stato dunque deciso di dividere gli arretrati su tre scadenze. La prima sarà entro il 2 maggio, termine ultimo per pagare le rate 2020. Seguirà poi il 1° agosto, data entro la quale si dovranno pagare le rate dovute nel 2021. Infine ci sarà il termine del 30 novembre, entro il quale è previsto il pagamento di tutte le rate del 2022. Ai contribuenti, in ogni caso, sarà consentita in ciascuna di queste soluzioni la possibilità di avvalersi della regola dei 5 giorni di tolleranza successivi alla scadenza. Scaduto il tempo massimo, tuttavia, si finirà nella decadenza, e non sarà più possibile richiedere la rateazione. Per i contribuenti non adempienti ci sarà anche il rischio di subire sanzioni o veder sommare alla cifra da pagare anche degli interessi.

I debiti dei contribuenti

Al momento, dunque, si continua con un percorso giustificato dallo stato di crisi in cui si trova il Paese, e non viene fatta alcuna menzione di un possibile ritorno alla normalità.

La situazione nazionale, dopo l’emergenza Covid e l’impennata dell’inflazione e dei costi dell’energia, non consente un ritorno alla riscossione ordinaria. Lo Stato non intende gravare ulteriormente sulle tasche di famiglie ed imprese.

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