Sabato 30 settembre, l’Artemi, la galleria d’arte di San Nicola la Strada di Emilia Della Vecchia, presenta al pubblico il suo primo catalogo d’arte, pagine che narrano di sei artisti presenti nello spazio espositivo quali Norma Bini, Alessandro Borrelli, Emilia Della vecchia, Francesco Galdo, Davide Mirabella e Dora Romano, opere accompagnate dai testi delle scrittrici Gabriella Naddeo, Ilde Rampino, Marina Rosiello e Stefania Siani. Il catalogo, con note critiche di Antonella Nigro e la prefazione dello storico dell’arte Vincenzo Mazzarella, giunge dopo circa tre anni dall’apertura della galleria, che in piena pandemia da Covid19, ha da subito dimostrato personalità e individualismo da comuni spazi ‘votati’ all’arte contemporanea.
La passione e la volontà di condivisione sono gli elementi caratterizzanti della galleria che, circa sette mesi fa, ho chiamato ‘amica delle arti libere’, uno spazio simpaticamente detto ‘artemiano’ dove la libertà di espressione, nella forma e nel contenuto, sono alla base di un progetto di conquista-riconquista della capacità di riflettere, di sperimentare, di agire, nel tentativo di aprire a nuove e (anche) inaspettate prospettive che circoscrivono l’esistenza dell’essere umano. La sinergia tra le arti presente ad Artemi ricalca per sommi capi l’epilogo del leggendario Cavallo di Troia, che i greci utilizzarono per espugnare la città di Troia, Emilia in nome di un’arte corale tenta di penetrare, invadere le menti chiuse, ancorate a propositi antichi e tradizionalisti che celano ipocrisia e falsi pregiudizi verso una dimensione più volte additata come incomprensibile.
Selezionare e decidere di seguire solo alcuni artisti significa esporsi a critiche e commenti, un’azione anomala nella società attuale, in cui tutti si decantano o sono decantati ‘artisti’ (dietro compensi, vanaglori o semplice esibizionismo), la necessità di una scelta (che può piacere o meno) serve a diminuire la confusione generata da eventi artistici, specchi per le allodole che hanno come rovescio della medaglia l’allontanamento di menti geniali ed eccellenti artigiani delle arti, perché disillusi da atteggiamenti dove la meritocrazia è un optional.
Emilia, il cui pensiero è da me condiviso, tenta di mostrare come l’arte, nelle sue tante declinazioni, possa migliorare la qualità della vita, sia umana che culturale, la convivialità, lo scambio di pensieri e la partecipazione attiva del pubblico permettono di allargare/intravedere orizzonti, semmai, solo timidamente sognati/sperati. L’apertura a progetti di inclusione abbracciati dalle istituzioni scolastiche devono proseguire, o meglio partire dalle mura domestiche, le famiglie hanno il doveroso compito (soprattutto oggi) di sensibilizzare e stimolare i propri figli ad una visione che all’apparenza può essere considerata ‘diversa’ ai loro occhi, ma assolutamente positiva ad una crescita senza i paraocchi dell’ignoranza.
L’arte può e valica questi confini, permette al pubblico di ogni età di confrontarsi con fatti di cronaca, di mettere in discussione teorie conclamate, in sintesi di essere ‘Critici e Liberi Pensatori’!
Nunzia Giugliano