Un agente della Polizia Penitenziaria è stato aggredito nel carcere di Carinola. Ancora un fatto violento all’interno delle carceri campane, a neppure 24 ore dalla protesta dei poliziotti penitenziari davanti al penitenziario di Poggioreale a Napoli.
Carinola, agente aggredito in carcere
Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, racconta quanto avvenuto oggi, giovedì 3 marzo, nel carcere: “Giornata di follia presso l’istituto penitenziario di Carinola. Verso le 12, un detenuto di origine napoletana con pretesti vari (cambio del piantone) ha distrutto un tavolo e, con un rudimentale bastone, ha aggredito un Agente di polizia che tentava di riportarlo alla calma. Il poliziotto è stato colpito al braccio nel tentativo di difendersi dai colpi: trasportato prontamente al pronto soccorso ha avuto una prognosi di 10 giorni. Proprio stamattina era arrivata la risposta negativa dal Dipartimento di trasferimento del detenuto in questione per motivi di ordine e sicurezza”.
Capece ricorda che proprio ieri, davanti al carcere di Poggioreale, il SAPPE era sceso in piazza per “denunciare le gravi violenze contro i poliziotti delle carceri campane, sempre più spesso aggrediti, minacciati, feriti, contusi e colpiti con calci e pugni da detenuti e la mancata assunzione di provvedimenti in materia di ordine e sicurezza delle carceri da parte del Ministro della Giustizia Bonafede a tutela degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sintomo evidentemente di una mancanza di progettualità dell’esecuzione della pena e, in questo, contesto del ruolo dei Baschi Azzurri”.
La denuncia
“Gli eventi critici contro gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria sono aumentati in maniera spaventosa”, aggiunge. “E tutto questo in assenza di provvedimenti utili a garantire la sicurezza e l’incolumità del personale di Polizia Penitenziaria”. Per il SAPPE anche il Ministro della Giustizia Marta Cartabia ha gravi responsabilità: “Il Ministro Guardasigilli è sempre più distante dalla ‘sua’ forza di Polizia, la Polizia Penitenziaria. Non ha indicato una soluzione concreta per fermare questa spirale di violenza: anzi, sembra che le proposte per rivedere i circuiti e le norme dell’ordinamento penitenziario, a partire dalla vigilanza dinamica delle carceri che è alla base di tutta questa violenza inaccettabile, siano rimaste abbandonate in qualche cassetto polveroso del Ministero…”, conclude Capece.