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Bancarotta, il Riesame revoca i domiciliari: torna libero il commercialista originario di Santa Maria Capua Vetere

evasione fiscale imprenditori denunciati

Foto di repertorio

Il Tribunale del Riesame, dopo 17 giorni, revoca l’ordinanza degli arresti domiciliari per Raffaele Marcello: torna libero il commercialista originario di Santa Maria Capua Vetere, accusato di bancarotta. Ora è stato sottoposto al divieto di esercitare la professione per sei mesi. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.

Bancarotta a Santa Maria Capua Vetere, libero il commercialista

Dopo diciassette giorni di detenzione domiciliare, il commercialista Raffaele Marcello, originario di Santa Maria Capua Vetere e già consigliere nazionale dei commercialisti (da cui si è dimesso), ex vice presidente dell’ordine dei commercialisti di Caserta e docente in alcune università private, torna in libertà. La revoca della misura cautelare, richiesta dall’avvocatessa Giulia Bongiorno che rappresenta il professionista, è stata decisa dai giudici della dodicesima sezione del Tribunale del Riesame di Napoli. Tuttavia, la misura è stata sostituita con un divieto di esercitare la professione di dottore commercialista e di assumere incarichi giuridici o in imprese per sei mesi.

Nel medesimo verdetto, i giudici di Napoli hanno confermato gli arresti domiciliari per Enrico Leccisi, coindagato di Roma, noto professionista legato ai Consorzi agrari italiani e rappresentante di Coldiretti nella Capitale. Gli arresti sono stati disposti alla fine di novembre, a seguito di alcuni interrogatori preventivi richiesti in base alla legge Nordio. La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha messo sotto indagine due società “Confidi” della Coldiretti, che sono state svuotate e messe in liquidazione per finanziare l’acquisto di immobili e auto di lusso, anche storiche; per realizzare speculazioni finanziarie o per acquistare polizze vita a favore di familiari, oltre alla creazione di società offshore con sedi in giurisdizioni come il Regno Unito e Panama.

Le indagini

Questi sono i risultati dell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza, che ipotizza reati di bancarotta fraudolenta aggravata in concorso, riciclaggio e auto-riciclaggio, coinvolgendo anche altre tre persone. In particolare, l’ex compagna di Leccisi, Eleonora Caranchi, di Como, ha ricevuto l’obbligo di dimora, mentre il giudice per le indagini preliminari Orazio Rossi ha disposto due interdizioni dai pubblici uffici per un anno nei confronti di Nicola Pierro, di Frosinone, e Alberto Ceccarelli, di Bitonto. È importante sottolineare che tutti sono considerati innocenti fino a una sentenza definitiva.

I finanzieri hanno rinvenuto sul conto degli indagati una somma di 9 milioni di euro, mentre i 20 milioni di euro in questione sarebbero il risultato di distrazioni accertate dagli investigatori, oltre a rappresentare il valore dei beni sequestrati. La vicenda ruota attorno a due aziende, Agricentro Nord e Agricentro Sud, le cui sedi legali erano state trasferite da Roma a Caserta. Queste sono state liquidate da Leccisi come ramo d’azienda a una terza società, di cui lo stesso Leccisi era l’acquirente, a un prezzo irrisorio e senza una reale domanda/offerta. Le operazioni e le tecniche di ingegneria societaria sono state gestite in modo professionale da Marcello. Questa anomalia è stata scoperta dal collegio dei revisori dei conti della Coldiretti, parte lesa nel procedimento, che ha rilevato l’esistenza esclusiva di passività.

È emersa così l’esistenza di sei società costituite nel tempo, tra cui una registrata in Panama e un’altra in Inghilterra. Secondo l’accusa, la maggior parte dei guadagni sarebbe stata accreditata sui conti del commercialista Marcello, considerato il principale artefice del sistema finanziario. Nel contesto del sequestro di beni per un valore milionario, sono stati inclusi 35 immobili situati a Curti, Caserta, Marcianise, nel centro storico di Roma, in provincia di Grosseto, in Sicilia, a Foggia, Cremona e Pordenone. Inoltre, è stata sequestrata una polizza fideiussoria del valore di un milione e mezzo di euro, intestata ai familiari più stretti del commercialista, che sono indagati insieme ad altri prestanome, per un totale di 18 persone.

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