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Covid, terzo agente del carcere di Carinola morto in pochi giorni

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Foto di repertorio

Covid, terzo agente della polizia penitenziaria del carcere di Carinola è morto in pochi giorni a causa delle complicanze sorte dopo esser stato contagiato. Lo rende noto l’Uspp, in un comunicato.

Covid, terzo agente del carcere di Carinola morto

Si tratta dell’assistente capo Angelo De Pari, aveva 56 anni ed è il terzo agente della Penitenziaria in servizio nell’istituto di pena del Casertano, dove risultano contagiati quasi tre decine di poliziotti, che perde la vita in pochi giorni.

“All’amarezza e lo sconcerto per la perdita di un’altra vita umana, la terza in pochi giorni, – commenta il presidente del sindacato Uspp Giuseppe Moretti – tra le fila della Polizia Penitenziaria si aggiunge la rabbia per i ritardi accumulati nella gestione del rischio contagio COVID-19 e nella somministrazione del vaccino agli agenti che sin dall’inizio abbiamo chiesto di considerare al pari del personale sanitario che opera nelle RSA”.

L’appello a Draghi

Moretti lancia un appello al Presidente del Consiglio Mario Draghi e alla neo Ministra Marta Cartabia“affinchè ci ascoltino e facciano il possibile per mettere in sicurezza innanzitutto sanitaria il delicato lavoro svolto dalla polizia penitenziaria, che soffre da anni di problematiche irrisolte dalla miopia governativa disattenta e distante da un micro mondo che invece non può essere considerato avulso dalla restante società”.

“Lo facciano – conclude – per gli agenti morti in questi giorni che si, che si aggiungono a quelli nelle carceri del nord con un cambio di strategia per scongiurare altre perdite umane e l’implosione del sistema carceri anche a causa della pandemia”.

Prosegue nella nota Moretti

Oltre a non aver sottoscritto il protocollo nazionale di prevenzione dal rischio contagio proposto dall’amministrazione penitenziaria alle organizzazioni sindacali”, prosegue Moretti nella nota, “dopo aver chiesto D.P.I. idonei arrivati in ritardo e mai completamente adatti a proteggere effettivamente dal rischio contagio, abbiamo invano chiesto di modificare il piano vaccinazione nazionale sollecitando l’inserimento della polizia penitenziaria tra gli operatori sanitari per il potenziale rischio dovuto alla elevata promiscuità nei contatti con i detenuti chiedendo anche di sospendere i colloqui visivi laddove non fosse stato possibile garantirli in sicurezza sanitaria”.

“Ma la risposta – evidenzia il presidente dell‘Uspp– non è mai arrivata e di fatto ad oggi ancora stenta a partire il piano di vaccinazione, peraltro con il vaccino AstraZeneca che a quanto pare determina anche effetti indesiderati tra i quali l’inabilità al servizio per alcuni giorni e a quanto pare anche la possibilità di trasmettere il virus”.

Per il rappresentante USPP “si potrebbe realizzare la vaccinazione in tempi rapidissimi nelle carceri utilizzando le strutture infermieristiche esistenti e considerato che in servizio vi sono circa 37000 unità e che quindi sono una goccia rispetto ai 60 milioni di persone da vaccinare sul territorio italiano”.


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