Dopo aver trascorso sei anni in una cella angusta e puzzolente, grazie a una sentenza della Cassazione, un detenuto esce quasi un anno prima dal carcere. L’uomo era recluso dal 2012 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in una cella sovraffollata e senza acqua potabile.
Il detenuto esce prima: la cella era puzzolente
Sovraffollamento, aria irrespirabile, senza acqua potabile in cella. Sei anni così, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, non solo danneggiano la salute, ma vanno contro il senso di umanità che deve contraddistinguere la detenzione. La Cassazione conferma così a titolo di risarcimento un maxi-sconto di pena, 225 giorni, per un uomo recluso dal 2012 al 2018.
Confermando la statuizione del tribunale di Sorveglianza di Perugia e respingendo il ricorso proposto dal Ministero della giustizia. La normativa prevede che in questi casi scatti alternativamente un giorno di sconto pena ogni 10 ancora da espiare, oppure un indennizzo di otto euro al giorno.
Cella angusta e puzzolente il detenuto ottiene uno sconto di pena
Il tribunale del capoluogo umbro era stato chiamato a pronunciarsi perché il ricorrente, condannato per estorsione, rapina e detenzione di armi, difeso dall’avvocato Domenico Della Gatta, dopo la permanenza a Santa Maria Capua Vetere era stato trasferito a Spoleto.
A determinare il diritto al risarcimento del danno erano le problematiche legate all’acqua, all’aria, allo spazio a disposizione. Nel primo caso è stato sottolineato che l’istituto di Santa Maria non era collegato all’acquedotto comunale, e che quindi l’erogazione di acqua era possibile solo con il collegamento a due pozzi, con un impianto di potabilizzazione. L’Amministrazione aveva evidenziato la fornitura a tutti i detenuti di quattro litri di acqua minerale al giorno, ma non è bastato.
I detenuti stipati pochi metri, condizioni disumane e degradanti
Ad aggravare il quadro la cattiva qualità dell’aria, per la vicinanza dell’istituto allo Stir, capace di rendere l’aria respirabile non salubre. Il tutto con poco spazio da condividere in cella: fino a cinque persone in 25 metri quadri o due persone in 12 metri quadri. Considerando lo spazio occupato dal bagno, dai letti e dagli arredi fissi, la quantità di spazio utile a persona scende pericolosamente a ridosso della soglia minima individuale di tre metri quadri stabilita dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Da qui, lo sconto di pena “per le condizioni disumane e degradanti subìte durante la detenzione”. In particolare, il tribunale ha ritenuto «l’inadeguatezza della situazione in virtù della prolungata carenza di acqua potabile nelle celle e nel reparto unita a fattori ambientali pregiudizievoli per l’igiene e la salute quali la vicinanza del reparto ad una discarica di rifiuti. Il provvedimento prosegue “tali condizioni sono capaci di deteriorare la salute dei detenuti e il senso di umanità che deve contraddistinguere la detenzione“.