Focolaio Mondragone: chi sono i bulgari che gridano, minacciano e protestano per le strade? Ecco tutta la verità sui braccianti agricoli che stanno infiammando le strade dopo che l’area dei palazzi ex Cirio è stata dichiarata “zona rossa”.
Mondragone, la verità sui bulgari che protestano in strada
Sono braccianti agricoli, sfruttati dai caporali, guadagnano 4 euro all’ora. Le donne prendono anche meno, per non parlare dei ragazzini. Ecco chi sono i braccianti bulgari che vivono nelle palazzine Cirio a Mondragone. Sono lì da anni ma l’Italia li ha scoperti solo oggi perché proprio lì è scoppiato un focolaio Covid.
La vita di un lavoratore a nero nei campi del casertano non è facile. A Mondragone intere famiglie lavorano la terra, i coniugi ma anche figli adolescenti e a volte bambini – non molti ma presenti -, sia maschi che femmine. Non studiano ma spesso lavorano con i genitori che non vogliono lasciarli soli a casa. La paga, come detto è ai limiti della miseria. “Vado a lavorare alle 6 del mattino, fino alle 13 quando stacco”, racconta alla Dire un bracciante che per 7 ore di lavoro guadagna 30 euro al giorno. Le donne sono sottopagate rispetto ai loro mariti, per non parlare dei ragazzini che non guadagnano più di 75 centesimi all’ora.
Ovviamente sono tutti lavoratori sfruttati, in balia dei caporali che alle 6 del mattino li vanno a prendere con furgoni spesso privi di assicurazioni e con vetri oscurati per sfuggire ai controlli. Arrivano tutti gli anni dall’entroterra bulgaro, in più di duemila, perché alla fine il loro “salario” è molto più alto di quello che incasserebbero in patria. Quasi tutti vivono negli ex palazzi Cirio, quattro edifici di dieci piani, fine anni ’70. Fortemente degradati, fuori e dentro. E ovviamente sono costretti a pagare a nero il fitto ai proprietari.