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Mario Conte, il ragazzo sequestrato e torturato da quelli che credeva amici, parla di quelle terribili ore

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Man tied and bound in chair

Mario Conte parla dal letto di ospedale in cui è costretto da due giorni, da quando è stato sequestrato e torturato per tre ore da quelli che credeva essere amici. Alla base del sequestro gli amici credevano che avesse un profilo Instagram fake con il quale prendeva in giro gli amici.

Mario Conte sequestrato e torturato da amici

Parla Mario Conte dal letto di ospedale in cui è costretto da due giorni, da quando è stato sequestrato e picchiato per tre ore da quelli che credeva essere amici. Uno di loro si è convinto che Mario ha pubblicato un falso profilo Instagram per prenderlo in giro. Tanto è bastato per innescare in lui e nei suoi due fratelli un istinto omicida che ha ridotto Mario in condizioni gravi:

Ho pensato che sarei morto, che la mia famiglia non avrebbe neanche trovato il mio corpo. Non ho mai creato quel profilo Instagram e ho un video che lo prova. Quel fake mi contattava mandandomi le foto di uno dei 3 fratelli con una parrucca da donna.

Io stesso lo avvisai del profilo falso col suo nome. Se avessi immaginato che non mi avrebbe creduto, non sarei mai andato all’appuntamento.

Martedì pomeriggio, Mario è andato in piazza, a Casapesenna, come gli chiedeva il suo amico. È salito in macchina con lui e si sono diretti verso San Marcellino, all’altezza di un bar, in via Roma, sono saliti in auto gli altri due fratelli ed è iniziato un incubo:

Uno dei tre ha preso una pistola da una scatolina e me l’ha messa in bocca: mi ha detto che se avessi reagito mi avrebbero ammazzato.

Mario ha la voce rotta mentre ne parla, ma è determinato a ottenere giustizia:

Per due ore, credo anche più, mi hanno portato in giro con una corda al collo, mi hanno colpito a pugni sugli occhi. Con tale violenza che ho avuto un mancamento e a un certo punto pensavano che fossi morto.

Li ho sentiti dire che avrebbero buttato il mio corpo in un canale dei Regi lagni. E io stesso ho creduto che non ce l’avrei fatta, soprattutto quando mi hanno fatto scendere in una campagna di Villa Literno. Mi hanno legato a un albero, con il nastro adesivo da imballaggio, per picchiarmi di nuovo.

Dopo il pestaggio il controllo del telefono

Il pestaggio è andato avanti fino alle 22.40 circa. Dopo avergli preso il cellulare, i tre hanno scaricato Mario in una zona isolata nei pressi del Tempio di Casapesenna:

Ero senza forze, ma avevo paura che se si fossero accorti che ero ancora vivo sarebbero tornati indietro per finirmi. Appena la loro auto si è allontanata, mi sono messo camminare alla ricerca di aiuto.

Ho citofonato in un’azienda, ho chiesto che mandassero un’ambulanza. Poi inizio a sbracciarmi e si è fermata una persona del mio paese che mi ha riconosciuto e mi ha portato in ospedale.

Poche ore dopo, al Moscati di Aversa, Mario ha denunciato tutto ai carabinieri con tanto di nomi e cognomi degli aguzzini e riconoscimento fotografico, ma non è bastato.

La videochiamata durante le ore del sequestro

Nel corso delle ore del sequestro, dopo avere ottenuto il codice di sblocco del cellulare di Mario, i 3 hanno controllato le sue chat. Hanno scoperto che un loro amico, che da tempo vive a Palma De Mallorca, aveva commentato le foto pubblicate dal profilo Instagram falso con toni canzonatori.

Il ragazzo in alcuni messaggi chiede a Mario chi può essere stato a pubblicare il contatto fake, Mario risponde di non saperne nulla. Dopo aver letto la conversazione, uno dei 3 fratelli ha fatto una videochiamata al giovane, suo coetaneo, dicendogli che l’avrebbe pagata anche lui, come la stava già pagando Mario.

E che le conseguenze sarebbero ricadute anche sulla sua famiglia, che vive a Casapesenna. Le telefonate sono facilmente riscontrabili con l’acquisizione dei tabulati telefonici, così come si possono controllare le telecamere delle tante zone che sono state teatro del pestaggio martedì sera.

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