Emergono nuovi dettagli sull’omicidio avvenuto a Castelforte il 7 marzo: il carabiniere killer sarebbe stato in cura psicologica “ma non lo aveva comunicato all’Arma”. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Omicidio Castelforte, carabiniere casertano in cura psicologica
L’appuntato Giuseppe Molinato, 56enne di Teano che è accusato di aver ucciso Giovanni Fidaleo, 66enne direttore di un albergo in provincia di Latina e ferito Miriam Mignano 30enne, era regolarmente in possesso della pistola d’ordinanza, in quanto la sua attiale convalescenza era legata ad una patologia che non ne prevedeva il ritiro.
L’arma, usata per il delitto, che Molinaro si era preoccupato di consegnare alla psicologa privata poco prima di costituirsi. Proprio in quel momento si è venuti a conoscenza del suo percorso psicologico ancora in atto che però il militare non avrebbe mai comunicato all’Arma dei Carabinieri. A fare chiarezza è il comandante provinciale dei carabinieri di Caserta, il colonnello Manuel Scarso.
La dichiarazione del comandante dei carabinieri
“Quando si va a riposo medico, non si ritirano le pistole spiega l’ufficiale e quando il militare è arrivato lo scorso settembre, così come accaduto a Latina, non c’è stato il minimo sospetto che potesse avere dei problemi simili a quelli di tre anni fa, quando gli fu regolarmente ritirata la pistola. Per quanto di nostra conoscenza il militare è stato sempre irreprensibile sotto ogni aspetto, ben amalgamato sia nella vecchia che nella nuova stazione, dove aveva buoni rapporti con tutti i colleghi e dove conduceva una regolare vita di gruppo anche fuori dal servizio”.
Il percorso psicologico
Tre anni fa, dopo la perdita della madre, l’appuntato dei carabinieri cadde in depressione e si assentò per un periodo dal servizio ricevendo sostegno da parte dell’Arma. Fu messo in licenza e sotto osservazione per 4 mesi con il ritiro della pistola d’ordinanza.
Dopo il periodo di osservazione, sulla base di un positivo parere medico, Molinaro fu idoneo al servizio e gli fu riconsegnata l’arma. Passati i tre anni però il carabiniere inizia a presentare alcuni certificati medici per una patologia che non riguardavano problemi psicologici e quindi non gli fu tolta l’arma. Ma la verità, scoperta solo in seguito al delitto, è che il carabiniere casertano aveva continuato il periodo di affiancamento con la psicologa privata all’insaputa dell’Arma. Sono ancora in corso le indagini. Intanto, Miriam è fuori pericolo.