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Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, 23 agenti scagionati dalla Cassazione

Rissa detenuti carcere Santa Maria Capua Vetere

Il carcere di Santa Maria Capua Vetere

La sentenza della Corte di Cassazione, che ha confermato la riammissione in servizio di 23 agenti della Polizia Penitenziaria presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere, rappresenta per Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP., un passo importante verso la legittimazione del Corpo di Polizia Penitenziaria, spesso oggetto di critiche e attacchi. La decisione è giunta a seguito del rigetto del ricorso della Procura e ha preso in considerazione la riqualificazione dei fatti contestati, con il Tribunale del Riesame di Torino che ha escluso il reato di tortura, motivo iniziale delle sospensioni.

Santa Maria Capua Vetere, la Cassazione scagiona 23 agenti della Penitenziaria

Di Giacomo sottolinea la necessità di modificare il reato di tortura, non per abolirlo, ma per permettere agli agenti di svolgere le proprie mansioni senza il rischio costante di incriminazione in situazioni che richiedono l’uso della forza per mantenere ordine e sicurezza negli istituti penitenziari. Al contempo, secondo Di Giacomo, è necessario inasprire le pene per i detenuti responsabili di violenze contro il personale carcerario, dato l’alto tasso di impunità per questi atti.

L’emergenza è aggravata dai recenti dati che mostrano un aumento del 180% nelle aggressioni agli agenti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un incremento delle rivolte sia nelle carceri sia negli istituti per minori, un’impennata nei casi di evasioni e tentativi di fuga, e il rinvenimento quotidiano di droga e telefonini tra i detenuti. Di Giacomo avverte che il sovraccarico del personale, la mancanza di strumenti adeguati e il rischio costante di incriminazioni potrebbero portare a gravi conseguenze, tra cui il pericolo di vittime tra gli agenti, se la situazione non verrà affrontata con interventi concreti e urgenti.

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