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Suicidio alla stazione di Marcianise, maestra si lancia sotto un treno e muore: marito assolto dall’accusa di maltrattamenti

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Raffaella Maietta

Suicidio alla stazione di Marcianise, maestra si lancia sotto un treno e muore: marito assolto dall’accusa di maltrattamenti dopo due anni. La sentenza del giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Emilio Minio.

Suicidio a Marcianise, marito assolto da reato maltrattamenti

Due anni dopo, si conclude l’incubo giudiziario per Luigi Di Fuccia, 67 anni, operaio accusato di maltrattamenti nei confronti della moglie, Raffaella Maietta, una maestra di 55 anni che si tolse la vita il 5 maggio 2022, lanciandosi sotto un treno in corsa alla stazione di Marcianise. Il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Emilio Minio, ha assolto Di Fuccia, assistito dall’avvocato Andrea Piccolo, dalle accuse di maltrattamenti formulate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, rappresentata dal sostituto Gerardina Cozzolino, che aveva incriminato l’uomo cinque mesi dopo la morte della donna, classificata come suicidio.

L’assoluzione è stata confermata anche in seguito alla requisitoria del pubblico ministero, che aveva richiesto per l’imputato una pena di 2 anni di reclusione. Durante il processo con rito abbreviato, la difesa è riuscita a dimostrare l’infondatezza dei presunti maltrattamenti segnalati da alcuni familiari. È importante sottolineare che Di Fuccia non ha mai ricevuto una denuncia, ma si è trovato a dover affrontare un processo da vedovo. Secondo l’accusa, dietro al suicidio si celava una storia di violenza verbale e fisica, tanto che l’uomo ha rischiato di essere accusato di istigazione a quella morte.

La sentenza

«Lui la controllava e le impediva di partecipare a un corso di ballo in palestra», ha dichiarato l’accusa. Di Fuccia non perdeva occasione per offendere la moglie. Secondo l’accusa, le avrebbe anche contestato spese di diverse migliaia di euro per cure dentistiche. Raffaella si sarebbe chiusa nel silenzio fino a quando, un giorno di maggio, ha deciso di porre fine alla sua vita. Si è lanciata sui binari della stazione di Marcianise. Le telecamere di sorveglianza hanno registrato l’evento: inizialmente un tentativo fallito, seguito, pochi minuti dopo, dal gesto fatale.

Non c’erano dubbi sulle circostanze del decesso, ma Di Fuccia ha comunque dovuto affrontare il rischio di essere accusato di istigazione al suicidio. Le sorelle della 55enne hanno dichiarato che Di Fuccia avrebbe offerto la moglie anche in loro presenza. Raffaella era una donna gentile e tranquilla, che ogni mattina prendeva il treno per raggiungere la scuola in cui insegnava, un istituto comprensivo alla periferia di Napoli. Nel pomeriggio tornava a casa e aspettava il marito. Durante i funerali, Di Fuccia, in lacrime, ha affermato: «Raffaella non ha mai mostrato segni di squilibrio. Amava i figli e la famiglia».

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