Cronaca

Caso Regeni: il maggiore Sharif ha torturato e ucciso Giulio Regeni

La Procura di Roma ha chiuso le indagini sulla morte di Giulio Regeni: il ragazzo è stato torturato e ucciso. Il ruolo degli agenti nel sequestro nell’omicidio è stato ricostruito nell’attività di indagine dei carabinieri del Ros e dei poliziotti dello Sco. La chiusura delle indagini arriva a due anni dall’iscrizione sul registro degli indagati.

Caso Giulio Regeni, il ricercatore morto in Egitto: indagini sugli agenti

Giulio Regeni ha subito per giorni sevizie e torture prima di morire a causa delle lesioni riportate. È la ricostruzione contenuta nell’avviso di conclusione delle indagini firmato dal procuratore, Michele Prestipino, e dal pm, Sergio Colaiocco, a carico di quattro persone appartenenti agli apparati di sicurezza egiziani.

A rischiare il processo 4 007 egiziani. Agli indagati il procuratore Michele Prestipino e il pm Sergio Colaiocco contestano, a vario titolo, il reato di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in lesioni personali e omicidio. Per un quinto agente i pm capitolini hanno chiesto l’archiviazione.

Il maggiore Sharif ha torturato e ucciso Giulio

Giulio Regeni è morto per insufficienza respiratoria acuta a causa delle imponenti lesioni di natura traumatica provocate dalle percosse da parte del maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif.  A Sharif sono contestate, oltre al sequestro di persona pluriaggravato, anche le lesioni gravissime e l’omicidio.

La procura di Roma scrive: “Al fine di occultare la commissione dei delitti suindicati, abusando dei suoi poteri di pubblico ufficiale egiziano, con sevizie e crudeltà, mediante una violenta azione contusiva” e che “esercitava sui vari distretti corporei cranico-cervico-dorsali, cagionava imponenti lesioni di natura traumatica a Giulio Regeni da cui conseguiva una insufficienza respiratoria acuta di tipo centrale che lo portava a morte”.

Il processo si svolgerà in Italia

Il processo si svolgerà in Italia con le garanzie procedurali secondo i nostri codici. Questo processo avrà al proprio centro la valutazione dell’impianto probatorio che la procura di Roma ha in questi anni raccolto e messo in piedi.



La famiglia Regeni

“La procura di Roma ha fatto un gran lavoro, ora resta una parte su cui la commissione d’inchiesta ha competenza: chiediamo di fare chiarezza sulle responsabilità italiane, cioé tutte quelle zone grige, su cosa successe dal 25 gennaio al 3 febbraio” 2016: “Come mai un cittadino italiano che era in un Paese amico non è stato salvato? Sono stati giorni tremendi per Giulio, ora bisogna che ci sia chiarezza”, dichiara Paola Regeni, la mamma di Giulio.

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