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Chat dell’orrore: scoperti 700 tredicenni che si scambiavano immagini di corpi mutilati, cadaveri e foto di Hitler e Mussolini

Una mamma ha scoperto diverse chat dell’orrore sul telefono del figlio. Tra il materiale multimediale che giravano in questi gruppi, la Polizia postale ha trovato immagini di cadaveri, corpi mutilati, atti di crudeltà verso uomini e animali, immagini e video pedopornografici, e foto di Hitler e Mussolini.

Chat dell’orrore: 700 tredicenni si scambiavano foto e video raccapriccianti

L’operazione si chiama “Poison” perché per la polizia postale quelle immagini scambiate tra ragazzini dai 13 ai 15 anni sono veleno. Corpi mutilati, cadaveri, immagini di Hitler e Mussolini, video raccapriccianti, atti di crudeltà verso gli uomini e gli animali, foto di bambini vittime di abusi sessuali. Tutto questo è stato trovato in 5 gruppi Whatsapp e Instagram.

I minori individuati

Sono stati segnalati sette minori alla procura per i minorenni, tra loro c’è anche una ragazzina. Su altri 22 e sui loro genitori ci sono accertamenti in corso. Ma i gruppi contavano 700 ragazzini e oltre 85mila messaggi.

Denunciati sette minori in tutta Italia

I minorenni denunciati sono stati localizzati tra Roma (dove sono stati denunciati due ragazzini), Campania, Lombardia e Puglia. La prima denuncia è stata di una mamma che si è rivolta al Servizio Emergenza Infanzia 114. Il figlio aveva subito una estorsione. In cambio di foto porno avrebbe dovuto ricambiare con immagini pedopornografiche. La mamma si è resa conto di tutto quello che stava accadendo controllando il suo cellulare.

Le chat erano divise per categorie: Zoofilo, Splat, Necrofilo, Pedopornografico e Porno. L’inchiesta è partita dal Centro operativo sicurezza cibernetica della polizia postale di Pescara, coordinata dalla procura per i minorenni di L’Aquila, per diffusione e detenzione di materiale pedopornografico e che ha portato all’identificazione e alla denuncia dei 7 minori.

Le indagini

Le indagini, come riporta Repubblica, si sono estese grazie all’impulso del C.N.C.P.O. (Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online) del Servizio polizia postale e delle comunicazioni di Roma che rintraccia su gruppi social, oltre ai contenuti pedopornografici, anche stickers/meme di carattere zoofilo, necrofilo, scat, splatter, di violenza estrema, apologia del nazismo/fascismo, atti sessuali estremi e mutilazioni, atti di crudeltà verso essere umani e animali. Immagini e video raccapriccianti di vittime innocenti il cui dolore, invece di scuotere le coscienze, è stato oggetto di scherno, divertimento e condivisione da parte del gruppo di adolescenti.

Gli investigatori della polizia postale, con un lavoro certosino, hanno analizzato oltre 85.000 messaggi in 5 diversi gruppi social, allo scopo di identificarne gli autori. Nella fase delle perquisizioni sono stati coinvolti anche i centri operativi di Sicurezza cibernetica della Postale di Puglia, Lazio, Lombardia e Campania. I sette minori indagati sono accusati di aver ricevuto e inviato, sui gruppi social, diverse immagini di bambini, anche di tre o quattro anni, vittime di abusi sessuali.

Gli altri 22 minori si sono limitati all’invio dei “Meme”. Non sono esclusi provvedimenti con l’intervento dei servizi sociali a sostegno dei ragazzi e delle loro famiglie.

Il comunicato della Polizia Postale

L’operazione di oggi ha confermato un fenomeno dilagante tra i giovanissimi, i quali, spesso, nei contesti social banalizzano eventi terribili del passato o mostrano assoluta indifferenza per violenze e stupri, anche nei confronti di bambini piccolissimi; a volte si assiste ad una gara a chi posta l’immagine più sprezzante o truculenta, al fine di stupire, all’insegna dell’esagerazione“, scrive in un comunicato la polizia postale.

Il capo della polizia postale: “Assuefazione all’orrore”

“Stiamo cercando di comprendere se ci sono adulti che pianificano questa diffusione di immagini – spiega Ivano Gabrielli, direttore del Servizio polizia postale e delle comunicazioni – Quello che vediamo nelle nostre indagini è un’assuefazione a un percorso che è sempre più drastico, cruento e raccapricciante”.

E aggiunge: “L’esposizione a immagini di questo tipo abbassa la soglia critica dei ragazzi rispetto a quelli che sono episodi che possono essere vissuti nella vita reale. È pericoloso. Chi aderisce a queste chat lo fa in modo cosciente per far parte del gruppo e dare prova di essere coraggioso nel gestire anche certi tipi di immagini”.

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