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Chi ha approvato il Mes? Le tappe in Italia e in Europa

Nelle ultime ore, il Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) è tornato un tema caldo del dibattito politico italiano, dopo l’attacco del presidente del Consiglio Giuseppe Conte ai leader dell’opposizione Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Il premier ha detto: “Il Mes esiste dal 2012, non è stato istituito ieri o attivato la scorsa notte come falsamente e irresponsabilmente è stato dichiarato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Questo Governo non lavora col favore delle tenebre: guarda in faccia gli italiani e parla con chiarezza”.



Salvini ha prontamente replicato: “La Lega nel 2012 è stato l’unico partito a non votare per il Mes”.



Meloni ha detto: “Presidente Giuseppe Conte, nel 2012 al Governo non c’ero io, c’era Mario Monti. Non è bello usare la televisione di Stato per diffondere fake news”.



Mes, chi ha ragione tra Conte, Meloni e Salvini?

Da due giorni è in corso una polemica tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il leader della Lega, Matteo Salvini, e la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, attorno al Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità, l’istituzione europea che ha lo scopo di aiutare i paesi in difficoltà e di cui diversi governi europei hanno chiesto l’intervento per fronteggiare le conseguenze economiche della pandemia da coronavirus.

In conferenza stampa, Conte è ritornato sul concetto ribadendo che, se il MES viene considerato una trappola, «chi ha confezionato questa trappola si assuma la responsabilità pubblica: nel 2012 c’era un governo di centrodestra non vorrei ricordar male ma la Meloni era un ministro»: in realtà al governo c’era Mario Monti, sostenuto anche dal Popolo della Libertà a cui allora apparteneva Meloni, ma non era più ministra.



Salvini ha paragonato il discorso di Conte a una cosa da «regime», accusando il presidente del Consiglio di avere attaccato l’opposizione usando una conferenza stampa trasmessa a reti quasi unificate. Meloni ha accusato Conte di aver organizzato «una conferenza stampa pochi minuti prima dell’edizione più vista dei tg per accusare l’opposizione di dire menzogne, senza possibilità di replica. La dice lunga sulla tracotanza di questo governo».



Chi ha approvato il Mes?

Come ricostruito da ‘La Repubblica’, il Consiglio dei Ministri del governo Berlusconi IV ha approvato il 3 agosto 2011 il “disegno di legge per la ratifica della decisione del Consiglio Europeo 2011/199/Ue, che modifica l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento della Ue relativamente a un meccanismo di stabilità (Esm – European Stability Mechanism), nei Paesi in cui la moneta è l’euro. Obiettivo della Decisione è far sì che tutti gli Stati dell’Eurozona possano istituire, se necessario, un meccanismo che renderà possibile affrontare situazioni di rischio per la stabilità finanziaria dell’intera area dell’Euro”.


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Il Consiglio dei Ministri del 3 agosto 2011 ha fatto seguito al Consiglio Europeo del 25 marzo 2011, nel quale l’allora premier Berlusconi ha rappresentato l’Italia al tavolo in cui sono stati i contenuti del meccanismo di stabilità.

Del governo Berlusconi IV hanno fatto parte Bossi (ministro per le Riforme), Meloni (ministra per la Gioventù), Calderoli (ministro per la Semplificazione), Nitto Palma (ministro per la Giustizia dal 27 luglio 2011), La Russa (ministro della Difesa), Tremonti (ministro per l’Economia) e Gelmini (ministro per l’Università).

Come ricorda ‘Agi’, il disegno di legge intitolato “Ratifica ed esecuzione del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (Mes)” è stato presentato al Senato italiano il 3 aprile 2012, due mesi dopo la firma del Trattato (avvenuta il 2 febbraio 2012).

Il voto favorevole del Senato è arrivato il 12 luglio 2012, mentre l’approvazione definitiva è stata data dalla Camera dei Deputati una settimana dopo, il 19 luglio 2012. All’epoca era in carica il governo tecnico di Mario Monti.

A Montecitorio, come ha tenuto traccia ‘Openpolis’, il via libera alla ratifica del Trattato sul Mes è stato dato con 325 voti favorevoli, 53 contrari, 36 astenuti e 214 assenti.

Tutti i 168 deputati del Partito Democratico presenti hanno votato a favore, così come 83 parlamentari del Popolo della Libertà, 30 dell’Unione di Centro e 14 di Futuro e libertà.

La Lega (con Roberto Maroni segretario) è stata l’unica a votare contro (51 no), assieme a due voti “ribelli” all’interno del Pdl (Guido Crosetto e Lino Miserotti).

Il giorno della votazione, la futura leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, all’epoca deputata del Popolo della Libertà, era assente.

Il dibattito sulla riforma

Le spinte degli ultimi anni per riformare l’Unione europea e alcuni suoi meccanismi hanno interessato, negli ultimi anni, anche il Mes, e questo è il motivo per cui se ne parla di nuovo ora, parecchio tempo dopo la sua istituzione. Il 6 dicembre 2017 – cinque anni dopo l’istituzione del Mes – la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento per trasformare il Mes in un Fondo monetario europeo (Fme).

L’idea, spiega il dossier della Camera, rientrava “nell’ambito di un pacchetto di misure volto a riformare l’Unione economica e monetaria”, ma è stata poi accantonata. Il Consiglio europeo del 13-14 dicembre 2018 ha deciso invece di dare il mandato all’Eurogruppo (un organo informale in cui si riuniscono i ministri degli Stati membri della zona euro) per trovare un accordo di riforma del Trattato sul Mes.

L’intesa è stata raggiunta circa sei mesi dopo, il 14 giugno 2019: il giorno dopo il quale il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno – e ministro delle Finanze del Portogallo – ha mandato una lettera al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, con i principali contenuti della riforma.

Una settimana dopo – il 21 giugno – si è incontrato poi il Vertice euro (che riunisce i capi di Stato o di governo dei Paesi della zona euro per fornire orientamenti strategici sulla politica economica della zona euro) che ha chiesto all’Eurogruppo di proseguire i lavori per trovare a dicembre 2019 un accordo definitivo e complessivo sulla riforma del Mes.

Dopo le critiche nate in Italia nelle ultime settimane (analizzate nel dettaglio in un nostro fact-checking del 21 novembre scorso), l’Eurogruppo ha deciso di rinviare questa scadenza a gennaio 2020.

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