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Chi è Pierdante Piccioni, il medico che ha ispirato la fiction, in onda su Rai 1 “Doc: nelle tue mani”

Le prime due puntate della fictionDoc: nelle tue mani” hanno incollato allo schermo più di 7 milioni di spettatori per ognuna, ma la bellezza e la bravura di Luca Argentero non sono le uniche ragioni di questo successo. La fiction, infatti, racconta la sbtoria di un uomo, Pierdante Piccioni, che nel 2013 perse la memoria e cambiò completamente la sua esistenza.

Doc, nelle tue mani: la storia di Pierdante Piccioni

Nella fiction il protagonista, Andrea Fanti, perde la memoria a causa di un colpo di pistola, esploso dal padre di un giovane paziente, che lo incolpa di aver ucciso suo figlio, somministrandogli un farmaco sbagliato. Nella realtà, invece, Piccioni ebbe un gravissimo incidente stradale, che ebbe, come conseguenza, la perdita della memoria degli ultimi 12 anni di vita.

Prima dell’incidente

Piccioni era primario del Pronto soccorso dell’Ospedale di Lodi, consulente del Ministero della Salute, sposato con una psicologa, padre di 2 figli di 11 e 8 anni. Lo chiamavano “il principe bastardo”, per i suoi modi e per l’atteggiamento distaccato che aveva con i pazienti. Ma la sua competenza e la sua professionalità non erano affatto intaccate da questo giudizio.

Tutto cambia

L’incidente che cambierà la sua vita avviene il 31 maggio del 2013: dopo 2 ore di coma si sveglia e si accorge di essere indietro di 12 anni. Piccioni, infatti, crede che sia il 25 ottobre del 2001, giorno in cui il figlio minore festeggiava il compleanno, e afferma di averlo appena accompagnato a scuola.

Ricominciare

La sua vita viene completamente stravolta: la moglie e gli amici sono invecchiati, i figli sono cresciuti, e lui non è più il medico freddo e temuto che era. È lui stesso a non riconoscersi, ma non si dà per vinto e anzi, sceglie di ripartire, dopo una lunga riabilitazione, rifiutando la pensione anticipata e rimettendosi a studiare, e sostenendo tutti gli esami per tornare a fare il medico.

Un nuovo doc

Oggi Piccioni fa ancora il medico, ma lavora all’Ospedale di Lodi, nell’unità di Integrazione Ospedale Territorio e Appropriatezza della Cronicità, occupandosi di pazienti disabili e cronici. Adesso, in piena emergenza coronavirus, si occupa dei pazienti positivi in fase di guarigione.


 


 


 

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