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Chi era Montesquieu, esponente dell’Illuminismo e padre della dottrina della separazione dei poteri

Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu, nasce nel castello di famiglia, nel sud della Francia, il 18 gennaio 1689, da Jacques de Secondat, barone di Montesquieu e Marie-Françoise de Pesnel, baronessa di La Brède.

Montesquieu: la vita e le opere dell’Illuminista francese

Montesquieu nasce in una famiglia di magistrati e, inevitabilmente, viene indirizzato verso gli studi giuridici. Conseguita la laurea, nel 1708 si trasferisce a Parigi dove avvia la professione di avvocato, anche se i suoi interessi sono rivolti soprattutto alle scienze ed alle opere letterarie. Nel 1715 sposa Jeanne de Lartigue, una ricca nobile di religione protestante sua coetanea.



L’anno seguente riceve in eredità da uno zio la baronia di Montesquieu con varie rendite connesse, oltre alla carica di presidente del Parlamento. Poco dopo diviene membro della prestigiosa Accademia delle Scienze di Bordeaux e, nel 1727, di quella di Francia.

La sua attività letteraria

All’età di 32 anni pubblica in forma anonima la sua prima opera, le “Lettere persiane“, una pungente satira sui costumi della Parigi cortigiana e clericale, ancora legata all’assolutismo “dell’ancien regime“, mentre egli già propugna un modello più liberale e sganciato dall’intolleranza religiosa nell’organizzazione delle società umane. Il successo che il libro riscuote è tale da scatenare una caccia all’identità del suo autore il quale, alla fine, viene stanato divenendo popolarissimo anche oltre i confini francesi.

Nel 1728 parte per un tour dell’Europa: visita Vienna, l’Ungheria, per poi visitare l’Italia, Venezia, Milano, Torino, Firenze, Roma e Napoli. Riparte diretto prima in Germania, poi in Olanda ed infine in Inghilterra, dove si ferma a lungo rimanendo affascinato dalla sua costituzione politica. Fa rientro in Francia dopo tre anni. Qui si ritira nel suo castello di La Brede per ordinare i numerosi appunti di viaggio e per rimettersi a scrivere.



Alle “Lettere” fanno seguito, nel 1734, le “Considerazioni sulle cause della grandezza dei romani e della loro decadenza“, un lavoro, questo, di tutt’altro stampo con il quale Montesquieu si addentra nell’analisi dei processi storici individuandone nell’uomo e nella natura, e non più nella Divina Provvidenza, le cause determinanti.

Montesquieu e la dottrina della separazione dei tre poteri

Nel 1748 pubblica “Lo spirito delle leggi“, un’opera intrisa di idee di tolleranza e di libertà che faranno scuola e che rappresenteranno un viatico per le future generazioni che ad esse attingeranno nell’agitatissimo Ottocento. “L’esprit des lois” sarà uno fra i libri più letti del secolo. Nel saggio Montesquieu auspica per i Paesi europei forme di governo analoghe a quella inglese e formula la dottrina della rigorosa “separazione dei tre poteri“, legislativo, esecutivo e giudiziario.



Montesquieu, insieme proprio a Diderot, Rousseau, Voltaire, Condillac, d’Holbach, hanno rappresentato l’Illuminismo francese con una tale originalità e fecondità da influenzare pesantemente l’intero mondo intellettuale del continente. Nel 1757 scrive un “Saggio sul gusto” per l'”Encyclopedie“, il rivoluzionario e monumentale capolavoro di Diderot e D’Alambert.

Montesquieu: morte

Dopo un progressivo deterioramento della vista, Montesquieu muore a Parigi il 10 febbraio 1755, all’età di 66 anni a causa di un’infiammazione.

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