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Quando i glitter non bastano: Chiara Ferragni ha copiato i Moon Boot, e dovrà pagare un risarcimento

Aveva lanciato la sua ultima collezione pochissimi giorni fa, ma una sentenza del Tribunale di Milano ha già spento il sorriso di Chiara Ferragni: l’influencer, infatti, è stata accusata di plagio dall’azienda Tecnica di Giavera del Montello, produttrice degli iconici Moon Boot, gli stivali da neve più famosi della moda.
Chiara Ferragni, secondo una recente sentenza del Tribunale di Milano, dovrà elargire un risarcimento all’azienda produttrice, e dovrà ritirare tutti i prodotti immessi sul mercato finora.

 

Chiara Ferragni copia i Moon Boot: dovrà pagare un risarcimento



Ispirati agli stivali utilizzati dagli astronauti che per primi misero piede sulla luna, sono diventati i “dopo sci”, le calzature comode che gli amanti della montagna usano per liberarsi del pesantissimi scarponi dopo una giornata sulle piste. Ma secondo il Tribunale di Milano, non si tratta di semplici calzature da neve, ma di un’opera di design industriale, e per questo soggetti al diritto d’autore. Diritto che la più famosa influencere della rete, ha copiato.

Accordo non rispettato

Gli stivali di Chiara Ferragni, in effetti, sembrano identici ai ben più famosi predecessori, prodotti dal gruppo “Tecnica” di Giavera del Montello, in provincia di Treviso. Già 3 anni fa le due aziende avevano trovato un accordo, grazie al quale le società del gruppo Ferragni si ipegnavano a non copiare più il modello. Le aziende sono la Mofra Shoes di Barletta, la Diana Srl e la Serendipity Srl. Il patto, però, è stato disatteso e gli stivali del brand creato dall’influencer, sono tornati sul mercato. A quel punto l’azienda trevigiana ha intentato una nuova causa.

Ritiro dal mercato

Il Tribunale di Milano ha disposto il ritiro di tutte le copie dal mercato e il risarcimento, che verrà quantificato, ha fatto sapere l’azienda, in un accordo in forma privata.

I glitter non bastano

Secondo i giudici, infatti, le aziende che producono i prodotti Chiara Ferragni Collection, non possono rivendicare una “pretesa autonomia creativa che si ridurrebbe di fatto all’estrosità conferita ai modelli dall’uso del glitter”.

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