Cronaca

Paolo Calissano, chiesto il processo per l’avvocato Matteo Minna: “Traditi da un amico”

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Paolo Calissano

La Procura ha chiesto il processo per l’avvocato Matteo Minna, ex amministratore di sostegno di Paolo Calissano. L’indagato è accusato di aver commesso diversi reati, tra cui peculato, circonvenzione di incapace e falso, per aver sottratto beni ai suoi assistiti.

Paolo Calissano, chiesto il processo per l’avvocato Matteo Minna

La notizia della richiesta di avvio di un processo nei confronti dell’avvocato Matteo Minna, ex amministratore di sostegno di Paolo Calissano, ha suscitato grande attenzione. L’attore genovese, tragicamente scomparso per suicidio a Roma il 29 dicembre 2021 a causa di un mix letale di farmaci antidepressivi, è al centro di questa vicenda. Secondo gli inquirenti, il legale sarebbe responsabile di reati di peculato, circonvenzione di incapace e falso, avendo sottratto patrimoni ai suoi assistiti. Il Corriere della Sera ha intervistato Roberto, il fratello maggiore di Calissano, che ha commentato la richiesta dei giudici senza esitazioni.

“Solo ora ho compreso il significato del tradimento – ha dichiarato -. Mi sono sentito un ingenuo. Ho trascorso anni a riporre fiducia in questa persona, un amico, un coetaneo, qualcuno con cui condividevo l’aperitivo”.

Le preoccupazioni di Paolo Calissano

Il fratello attore sarebbe stato ingannato da questa persona di fiducia, e le sue fragilità personali avrebbero contribuito a far degenerare un già esistente stato depressivo. Tra le ansie di Paolo Calissano c’era anche un conto corrente bancario quasi del tutto svuotato. La guardia di finanza ha confermato che l’attore era stato spinto a versare denaro su un conto di una società intestata all’avvocato Minna. “Adesso la vivo un po’ come il crollo del ponte Morandi – ha proseguito Roberto Calissano -. Chi passava di lì si fidava della manutenzione. Ecco, io mi fidavo”. Assieme al suo avvocato, la penalista Santina Ierardi, il fratello dell’artista avrebbe rivelato alcuni presunti illeciti commessi da Minna. “Ho realizzato che nel 2012 – ha dichiarato – proprio nel periodo in cui Paolo stava affrontando una grave dipendenza da sostanze e i suoi problemi professionali iniziavano a preoccupare, l’amministratore di sostegno lo costringeva a firmare un accordo stragiudiziale che lo obbligava a versargli una somma, al riparo da eventuali decisioni giudiziarie”.

Arresti domiciliari

Secondo gli investigatori, l’operato dell’avvocato Minna si sarebbe esteso su un ampio raggio. Un anno fa, il giudice aveva disposto gli arresti domiciliari nei suoi confronti, accusandolo di peculato aggravato e falsità ideologica. Si sostiene che abbia redatto false relazioni di sintesi riguardanti l’andamento delle amministrazioni di sostegno a lui affidate, oltre a una falsa perizia per errore indotto, poiché avrebbe ingannato il consulente nominato dal giudice tutelare di Genova per esaminare la gestione patrimoniale e la correttezza dei rendiconti presentati in relazione ai suoi incarichi. L’amministratore di sostegno è anche accusato di circonvenzione di incapace. Secondo la guardia di finanza, l’avvocato avrebbe prelevato ripetutamente somme dai conti correnti dei suoi assistiti, trasferendole poi sul proprio conto personale.

Questi movimenti di denaro, spesso non riportati al giudice tutelare, venivano giustificati come pagamenti per fatture (false) relative a compensi per assistenza legale o altre prestazioni professionali di cui non è stata trovata alcuna prova. Per occultare i prelievi, Minna avrebbe firmato relazioni periodiche di sintesi che risultavano ideologicamente false riguardo all’andamento delle amministrazioni.

La finta vicinanza alla famiglia Calissano

Roberto Calissano ha descritto l’avvocato Minna come una persona dotata di “una grande capacità di affabulazione”. Il fratello dell’attore ha affermato: “C’è una corrispondenza devastante tra molte delle operazioni patrimoniali effettuate e i momenti più difficili della vita di mio fratello. La malattia di nostro padre, quella terminale di nostra madre; questa persona era presente nei momenti più bui, sempre con un atteggiamento familiare”. Il 30 gennaio prossimo si terrà l’udienza preliminare davanti al giudice per le indagini preliminari, e in questa occasione Roberto si costituirà parte civile contro l’amministratore di sostegno.

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