L’attenuazione dell’anticiclone africano, che si è ritirato verso sud, ha permesso alle correnti atlantiche di lambire le Alpi, scatenando un violento temporale su Torino. Il nubifragio, accompagnato da grandinate e raffiche di vento, è stato innescato dall’ingresso di correnti umide e instabili in quota. La cella temporalesca, formatasi sulla collina di Torino, si è poi propagata verso la città, rimanendo stazionaria per oltre un’ora a causa dell’aria caldo-umida presente sulla città e sulla Pianura Padana dopo giorni di caldo afoso. Le temperature elevate, con massime che hanno raggiunto i 33°C, sono precipitate di circa 15 gradi durante e dopo il temporale, scendendo a 18.3°C alle 8 di sera alla Stazione Arpa dei Giardini Reali di Torino.
Clima pazzo, raddoppiano le dimensioni dei chicchi di grandine
I violenti moti verticali all’interno della cella temporalesca, che risucchiava aria caldo-umida dai bassi strati e scaricava aria più fredda sotto forma di raffiche di downburst (con picchi di vento fino a 71 km/h a Torino nord), hanno generato chicchi di grandine di 3-4 cm di diametro. Dopo la grandinata, la forte pioggia ha continuato a cadere, accumulando oltre 70 mm di precipitazioni, con almeno 40 mm caduti in un’ora durante la fase più intensa. Le zone più colpite sono state la collina e i quartieri adiacenti, tra Borgo Po e il centro cittadino. Un evento simile per dinamica, effetti e localizzazione risale al giugno del 2007, quando un nubifragio con grandine e vento colpì la stessa area, causando allagamenti, crolli di alberi e danni da grandine.
Sebbene non sia un fenomeno sconosciuto nel clima torinese, le crescenti ondate di calore, sempre più intense e frequenti, forniscono l’energia necessaria per alimentare questi sistemi temporaleschi, che possono portare a grandinate di grandi dimensioni. In un clima sempre più caldo, si prevede un aumento dell’intensità e frequenza dei temporali violenti, con la Pianura Padana, durante le lunghe ondate di calore estive, particolarmente esposta a tali eventi. Secondo un recente studio dell’European Severe Storm Laboratory, nel Nord Italia il numero di grandinate con chicchi di grandi dimensioni (oltre i 5 cm) è raddoppiato tra il 2012 e il 2021 rispetto agli anni Cinquanta.