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Non solo Kurt Cobain: il 5 aprile morì anche Layne Staley degli Alice In Chains

Il 5 aprile non è solo il giorno in cui morì Kurt Cobain: quello stesso giorno (ma anni dopo) morì un altro pioniere della musica Grunge, Layne Staley.

Quando Layne Staley morì lo stesso giorno di Kurt Cobain

Per gli amanti della musica rock, il 5 aprile suona come un momento dell’anno particolarmente nefasto e oscuro non solo per la morte di Kurt Cobain (avvenuta in quel giorno e in quel mese nel 1994), ma anche per la tragica fine di Layne Staley, cantante degli Alice In Chains e altro importante esponente della musica grunge negli anni ’90.

Staley e Cobain avevano molto in comune e su molti aspetti risultavano simili sia da un punto di vista caratteriale che esistenziale. Oltre all’amore viscerale per la musica, anche Staley era un appassionato d’arte e infatti fin da piccolo mostrò grandi doti pittoriche che lo portarono a essere considerato un bambino estremamente intelligente e precoce. C’è da dire che le due figure condividevano traumi similari e non è un caso che la giovinezza di Staley fu segnata da gravi problemi familiari che agirono profondamente sulla sua formazione, per non parlare della continua dipendenza dall’eroina, la stessa droga che condusse Cobain alla follia. In realtà la vita del ragazzo di Kirkland subì una scossone terribile in seguito a un lutto che mai superò e che lo accompagnò fino alla morte.

E’ comunque lecito agire con ordine e ricostruire passo dopo passo la storia di un artista che sapeva creare musica forte pur essendo vittima della sua indole debole e sensibile.

[titolo_paragrafo]Biografia[/titolo_paragrafo]

Layne Staley nacque a Kirkland, nello stato di Washington il 22 agosto 1967 (stesso anno di nascita di Kurt Cobain), da una famiglia in cui l’unica persona che cercò di tutelarlo fu sua madre Nancy.

Il padre Philip era un soggetto alquanto instabile e pericoloso, dato che passava poco tempo in casa con la famiglia e spesso invadeva la propria abitazione insieme agli amici per consumare birra e droghe fino all’alba. Non è un caso che il cattivo atteggiamento del marito costrinse Nancy a chiedere il divorzio, specie quando la donna scoprì che era coinvolto nel narcotraffico della mafia locale.

Per il piccolo Layne già fu difficile la convivenza con i vizi e gli eccessi del padre, poi fu costretto ad incassare la fine del matrimonio tra i genitori, un evento che avrebbe impresso nell’animo e che avrebbe portato con sé fino all’età adulta. Anche in questo caso, si nota un altro punto in comune con il profilo di Kurt Cobain, il quale, considerò il divorzio tra la madre e il padre addirittura come un gesto di cattiveria nei suoi confronti.



Il piccolo Layne riuscì comunque a manifestare segni visibili del suo talento artistico mostrando forte propensione alla pittura e alla musica. Tuttavia, il fatto che fosse un tipo sveglio e consapevole dei propri mezzi non fu sufficiente a rendergli la vita più semplice a scuola, nel periodo delle superiori, per via del suo carattere ribelle e scontroso che spesso lo induceva a ficcarsi nei guai. A causa delle diverse note negative accumulate in quel periodo, i suoi docenti si videro costretti a spedirlo diritto presso un istituto per giovani con problemi relazionali e sociali. Nonostante la rabbia e la delusione per la sua nuova condizione, Staley riuscì a coltivare le proprie passioni scrivendo le prime poesie e avviando la propria istruzione musicale ascoltando ininterrottamente complessi hard rock e metal come gli Antharx, Van Halen, Black Sabbath e Judas Priest. In seguito a quanto appreso in quei giorni, passò al livello successivo imparando a suonare la batteria e formando un gruppo chiamato Sleeze che lasciò nel 1986 per poi fondare gli Alice In Chainz e conoscere poco dopo Jerry Cantrell. Nel frattempo, ancora prima conoscere l’amico Cantrell, Staley aveva già avviato il largo consumo di droghe leggere e alcol.

[titolo_paragrafo]L’incontro con Jerry Cantrell e la nascita degli Alice In Chains[/titolo_paragrafo]

Il primo incontro tra Staley e Cantrell avvenne in un locale di Seattle, durante una serata dove i due strinsero il patto che ognuno avrebbe fatto parte della band dell’altro e viceversa. Il gioco durò soltanto un anno perché Staley decise di lasciare la propria formazione e unirsi ai Diamond Lie (il gruppo di Cantrell) per poter così fondare gli Alice In Chains (quindi recuperò il nome della vecchia squadra sostituendo la ‘z’ con ‘s’). La formazione che lo avrebbe portato al successo fu dunque completa e il nostro Layne poté contare sul batterista Sean Kinney e sul bassista Mike Starr, mentre Cantrell avrebbe occupato il ruolo di chitarra solista e accompagnare vocalmente il nuovo vocalist.



[titolo_paragrafo]Discografia, il primo album: Facelit[/titolo_paragrafo]

Dopo varie esibizioni in diversi locali di Seattle, gli Alice In Chains riuscirono finalmente a trovare una casa discografica, l’antica Columbia Records, disposta a pubblicare il loro primo album, Facelit, diffuso negli USA dal 28 agosto 1990. Facelit si rivelò un lavoro molto vicino alle correnti heavy metal a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90, con forti propensioni al grunge nonostante gli Alice In Chains incarnassero anche qualcosa dello stile hair metal. L’album ottenne un ottimo successo diventando disco di platino negli Stati Uniti grazie a singoli di successo come Man In The Box, We Die Young (che fu il loro primo EP in assoluto), Sea Of Sorrow e Bleed The Freak.


[titolo_paragrafo]Il successo mondiale[/titolo_paragrafo]

Il successo mondiale arrivò però due anni dopo con l’album Dirt del 29 settembre 1992, contenente singoli come Would?, Them Bones, Angry Chair, Rooster e Down in a Hole che consacrarono Staley e compagni anche in Gran Bretagna. Questa produzione, fino a oggi, conta oltre 4 milioni di copie vendute in USA e più di 100 mila copie in Canada, diventando così disco di platino. In Inghilterra, Dirt riuscì a sfondare il muro delle 60 mila vendite, aggiudicandosi il distintivo di disco d’argento. Tuttavia, nonostante il successo commerciale e mediatico, per molti fu impossibile non notare il lato “oscuro” del progetto musicale, caratterizzato da atmosfere cupe e intente a rimandare gli ascoltatori a temi particolari che lasciarono chiaramente intendere la dipendenza di Layne Staley dall’eroina. Proprio i problemi di tossicodipendenza da parte del cantante e del bassista Mike Starr impedirono a Cantrell e Kinney di poter organizzare il tour dell’album. Per questo motivo, nel 1993, viste le difficili condizioni in cui versava la band, Starr fu allontanato dal gruppo e rimpiazzato da Mike Inez ma questo non bastò ad arrestare la fame di eroina che poco alla volta avrebbe consumato Staley.


[titolo_paragrafo]Le collaborazioni con altri artisti e il ritorno con gli alice In Chains[/titolo_paragrafo]

Dopo la pubblicazione dell’EP Jar Of Flies, Staley decise di staccare un po’ la spina e avviare una collaborazione con Mike McCready (chitarrista dei Pearl Jam), John Baker Saunders (bassista degli Walkabouts) e Barret Martin (batterista Screaming Trees) per arrivare a fondare i Mad Season e pubblicare l’album Above il 14 marzo 1995.


Dopo questa esperienza, nata in seguito all’amicizia stretta tra i componenti dei Mad Season durante un piano di disintossicazione, Staley fece il suo ritorno negli Alice In Chains per lavorare all’omonimo album uscito un tutti i negozi di dischi il 7 novembre 1995. Questo lavoro, considerato come il più triste della band da un punto di vista emotivo, non ebbe la stessa risonanza di Dirt ma riuscì comunque a vendere diverse copie in Nord America ottenendo tre dischi di platino. Dall’album vennero estratti i singoli Grind, Heaven Beside You, Again e Over Now che lasciano intendere le condizioni in cui destava l’animo del tormentato Staley, il quale, ignorava che quello sarebbe stato il suo ultimo album in studio.

[titolo_paragrafo]La morte della compagna e il tunnel della droga[/titolo_paragrafo]

Dopo la pubblicazione dell’album dal vivo Unplugged, la vita di Staley sprofondò del tutto negli abissi della droga e della depressione in seguito alla morte della compagna Demri Lara Parrott, avvenuta il 29 ottobre 1996 per colpa di un’endocardite batteriche dipesa dall’uso eccessivo di droghe. Per il cantante statunitense fu un duro colpo che poco alla volta lo costrinse a ritirarsi dalla scena musicale e rintanarsi a vita privata, rompendo qualsiasi possibilità di comunicazione con Jerry Cantrell e il resto del gruppo. Secondo le testimonianze di chi lo aveva incontrato durante gli ultimi mesi di vita, Staley aveva moltiplicato il consumo di droga e tali rincari sarebbero stato visivi all’occhio umano poiché nel tempo aveva perso numerosi denti e un dito a causa della scarsa circolazione sanguigna, mentre il corpo fu invaso da pustole.

[titolo_paragrafo]La morte di Layne Stailey[/titolo_paragrafo]

Gli Alice In The Chains rimasero inattivi fino al 2002 e qualcosa aveva fatto pensare che prima o poi ci sarebbe stata una reunion da parte dei componenti, ma questo non avvenne perché il 19 aprile di quello stesso anno, Layne Staley venne ritrovato morto nella sua abitazione in avanzato stato di decomposizione. Stando alle ricostruzioni del medico legale, Staley sarebbe morto due settimane prima per un’overdose di cocaina ed eronia, esattamente il 5 aprile, stesso giorno e stesso mese di Kurt Cobain. La notizia gettò il mondo della musica nello sconforto visto che il grunge, ormai in declino in quel periodo, perse un’altra stella: Layne Staley, cantante degli Alice In Chains, salutò il mondo a 35 anni, senza che nessuno potesse aiutarlo, senza che lui stesso potesse trovare la strada giusta per uscire dal tunnel. Fu vittima di una vita che forse non amava, una vita a cui riusciva a restare aggrappato solo per amore di Demri Lara Parrott, morta esattamente come lui. I genitori si separarono, suo padre era un trafficante di droga, i sistemi scolastici lo delusero, il mondo non gli piaceva e l’amore infranto fece il resto. A tutto questo va sommato un carattere debole, sensibile e chiuso che lui cercò di esorcizzare attraverso i suoi testi influenzati dagli effetti da quella droga che mai abbandonò e che lo rese schiavo. Eppure, nonostante le debolezze e i veleni, Staley ha saputo amare come tanti altri e forse sono stati anche i sensi di colpa a portarlo alla vita privata e aspettare che il tempo facesse il suo corso, nell’attesa di rivedere Demri dall’altra parte e vivere insieme per l’eternità.
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