Sono sempre di più le persone che, oggi come oggi, decidono di iniziare a coltivare cannabis in ambito domestico. Le cose, almeno in Italia, sono cambiate da gennaio 2017, con l’entrata in vigore della Legge 242/2016, un testo normativo che ha senza dubbio rivoluzionato il panorama nazionale relativamente al rapporto con la pianta e che necessità ancora di diverse migliorie che, però, non sono argomento di questo articolo.
Nelle prossime righe, infatti, parleremo delle domande che è necessario porsi nel momento in cui si decide di iniziare a coltivare cannabis. Gli interrogativi in questione sono tanti. Alla luce di ciò, per motivi di spazio abbiamo deciso di includerne cinque. Continua a leggere per scoprirli!
Quanto budget si ha a disposizione
Nel momento in cui si valuta di iniziare a coltivare cannabis in casa, è necessario valutare il budget che si ha a disposizione. Se l’obiettivo è quello di dare vita a una grow shop di qualità, è difficile, tra sistemi di aerazione e luci, andare sotto i 400/500 euro come kit di partenza.
Che livello di discrezione si punta a mantenere
Questo argomento è molto complesso. In linea di massima, se non si ha molto spazio in casa e se si ha intenzione di mantenere il massimo della discrezione coltivando all’esterno, la scelta giusta prevede il fatto di comprare semi di cannabis con peculiarità autofiorenti.
Da quando il bacino d’utenza dei coltivatori casalinghi si è allargato, la popolarità di questa tipologia di semi è salita alle stelle. Tra i loro vantaggi è possibile citare l’appena ricordata possibilità di apprezzare piante di dimensioni non eccessive, perfette per una coltivazione sul balcone.
Gli aspetti positivi che li contraddistinguono non finiscono certo qui! Vediamone altri nei prossimi punti.
Quanto tempo si ha a disposizione
Coltivare cannabis può rivelarsi un hobby molto interessante ma, come tutte le attività, richiede del tempo. Nel momento in cui si punta ad avere a che fare con il classico binomio “poca spesa, massima resa”, si possono considerare ancora una volta i semi autofiorenti.
Quando li si chiama in causa, si inquadrano infatti delle sementi che garantiscono una fioritura estremamente rapida. In poche settimane, si può ammirare il raccolto. Per dare qualche numero specifico sui temi ricordiamo che, nel caso delle varietà più rapide, anche in 60 giorni le piante fioriscono. Nelle situazioni in cui, invece, si ha a che fare con le cosiddette autofiorenti XXL – chiaramente non adatte alle situazioni indicate nel punto precedente – bisogna considerare un lasso di tempo compreso fra gli 80 e i 90 giorni.
Quali effetti si punta a ottenere
Un altro interrogativo da porsi quando si decide di iniziare a coltivare cannabis riguarda gli effetti che si punta a ottenere. Nei casi in cui si ha intenzione di lasciarsi investire da una sferzata di energia, il meglio è senza dubbio la cannabis sativa.
Nei frangenti in cui, invece, l’obiettivo è il relax, è meglio orientarsi verso ibridi a dominanza indica.
Si ha a disposizione uno spazio adeguato alla conservazione dei semi
Coltivare cannabis, come abbiamo appena visto, non è uno scherzo. Certo, con un po’ di impegno tutti possono ottenere risultati. Per arrivare a questo traguardo, però, bisogna fare molta attenzione a diversi aspetti. Uno di questi riguarda la conservazione dei semi. Come mantenerli al meglio? Se l’obiettivo è quello di avere la certezza di una loro attività nel corso del tempo, è necessario evitare di lasciarli in luoghi eccessivamente luminosi. Il rischio, in tal caso, è quello che germoglino.
Fondamentale è anche la temperatura. Per non compromettere la loro integrità, dovrebbe essere compresa fra i 6 e gli 8° C. Anche l’umidità conta e dovrebbe essere compresa, se possibile, fra il 20 e i 30%.