Cronaca

Matteo Messina Denaro, l’ex super latitante è morto a 61 anni: era affetto dal cancro al colon

Matteo Messina Denaro è morto all’età di 61 anni. Nella giornata odierna l’ex super latitante di Castelvetrano è stato stroncato dal cancro al colon che negli ultimi mesi lo ha portato ad uno stato vegetativo. Solo lo scorso 22 settembre, il boss è entrato in coma irreversibile: i medici gli hanno così sospeso l’alimentazione.

Matteo Messina Denaro è morto: il boss stroncato dal cancro al colon

Il boss di Cosa Nostra originario di Castelvetrano non ce l’ha fatta: dopo mesi di sofferenza, è stato sconfitto dal cancro al colon. Solo lo scorso 22 settembre, il boss è entrato in coma irreversibile: i medici gli hanno così sospeso l’alimentazione. Al suo capezzale la nipote e legale Lorenza Guttadauria e la giovane figlia Lorenza, riconosciuta recentemente e incontrata per la prima volta nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila ad aprile.

Chi è Matteo Messina Denaro: patrimonio, dove si trova, moglie e figlia

Matteo Messina Denaro, noto anche con i soprannomi U siccu e Diabolik (Castelvetrano26 aprile 1962), è stato un mafioso italiano, legato a Cosa nostra. Arrestato il 16 gennaio del 2023, è stato considerato dal 1993 in poi per quasi trent’anni tra i latitanti più pericolosi e ricercati al mondo.


Matteo Messina Denaro arrestato dai carabinieri: le prime foto


Capo del mandamento di Castelvetrano e rappresentante indiscusso della mafia nella provincia di Trapani, è stato uno dei boss più potenti di tutta Cosa nostra, arrivando a esercitare il proprio potere ben oltre i confini della propria provincia, come in quelle di Agrigento e, addirittura, di Palermo.

Per quanto tradizionalmente il potere assoluto sull’intera organizzazione non possa essere concentrato nelle mani di un padrino estraneo a Palermo e, sebbene dopo la morte di Salvatore Riina, non vi siano più state prove di un’organizzazione piramidale di Cosa nostra, alcuni inquirenti si sono esplicitamente riferiti al latitante castelvetranese come all’attuale capo della commissione interprovinciale di Cosa Nostra.


Matteo Messina Denaro
Matteo Messina Denaro

Altre fonti vedevano il boss ormai esclusivamente alle prese con la propria latitanza, forse anche lontano dalla Sicilia, formalmente solo con il ruolo di referente mafioso della provincia di Trapani, ma senza un ruolo attivo all’interno di Cosa nostra.

Il patrimonio di Matteo Messina Denaro

Quanto al patrimonio di Matteo Messina Denaro non è facile arrivare ad una cifra certo. Di sicuro la lunga carriera criminale e il ruolo di spicco che ancora ricoprirebbe gli avrebbero permesso di ottenere delle cifre molto importanti.

In passato si era parlato del fatto che avesse mano su due milioni di euro destinati alle vittime di mafia e che avesse un parco eolico di proprietà, notizie queste che hanno portato al sequestro dei beni contestati. Dalle indagini è più volte emerso che Messina Denaro sarebbe lontano dallo stereotipo del mafioso di campagna e avrebbe una particolare predisposizione per il lusso e lo sfarzo.

Per gli inquirenti, Messina Denaro aveva affari in ogni parte d’Italia, da nord a sud, spesso in società del settore alimentare dove venivano riciclati e puliti i proventi delle attività criminali trasformandoli in soldi puliti. Soldi che usava anche per sostenere la sua latitanza.

Molti dei suoi beni confiscati, tra cui ad esempio un intero parco eolico, adesso solo nelle mani dello Stato, eppure per gli inquirenti si tratta solo una parte dei beni che erano nella disponibilità di Matteo Messina Denaro, punta di un iceberg ancora sommerso.

Per questo le indagini degli inquirenti sui suoi fiancheggiatori continuano nonostante l’arresto di oggi, come ha confermato il Procuratore di Palermo Maurizio De Lucia. “L’arresto di Messina Denaro è il frutto di un lavoro di squadra che viene da lontano” ha spiegato il pm , assicurando: “Il boss è un uomo con evidenti coperture sulle quali sono in corso in questo momento delle indagini, in queste ore stiamo acquisendo documenti, individuando soggetti e cercando di determinare la rete che lo ha coperto fino a questo momento”.

Chi sono la moglie e la figlia di Matteo Messina Denaro

Secondo gli inquirenti, tra il 1994 e il 1996 Messina Denaro trascorse la sua latitanza tra Aspra e Bagheria, ospitato dalla sua compagna Maria Mesi, con cui andò in vacanza in Grecia sotto il falso nome di “Matteo Cracolici. Paola e Francesco Mesi, sorella e fratello di Maria, erano stati assunti nella clinica di Bagheria dell’ingegnere Michele Aiello (ritenuto un prestanome del boss Bernardo Provenzano): in particolare Paola Mesi era segretaria personale di Aiello e amministratrice unica della Selda s.r.l., società riferibile ad Aiello stesso[92]; inoltre Messina Denaro era cognato di Filippo Guttadauro (fratello del medico Giuseppe, capomandamento di Brancaccio-Ciaculli), che ne aveva sposato la sorella Rosalia.

Nel 2000 la polizia arrestò Maria Mesi e trovò alcune lettere d’amore che aveva scambiato con il latitante: per queste ragioni l’anno successivo venne condannata a tre anni di carcere per favoreggiamento insieme al fratello Francesco. Inoltre nel luglio 2006 gli inquirenti trovarono altre lettere d’amore di Maria Mesi a casa di Filippo Guttadauro, che aveva incarico di consegnarle al cognato Messina Denaro.

Nel 1995 Messina Denaro aveva già avuto una figlia da una precedente relazione con la castelvetranese Francesca Alagna, che dopo il parto andò a vivere insieme alla madre del latitante. In una lettera destinata a un amico, sequestrata dagli inquirenti, Messina Denaro rivelò di non aver mai conosciuto questa figlia. Nel 2013 il settimanale L’Espresso pubblicò un servizio, nel quale rivelava che la figlia del latitante aveva lasciato la casa della nonna paterna insieme alla madre, perché voleva vivere lontana da quella famiglia[

La figlia del boss mafioso, Lorenza Alagna, il 14 luglio del 2021 ha partorito un bambino. Il nipote, però, non non si chiama come il nonno Matteo, non seguendo l’antica tradizione. Lorenza, che porta il cognome della madre e il nome della nonna paterna, ha 28 anni e da tempo ha lasciato la casa della nonna a Castelvetrano, dove viveva insieme alla mamma. Ha scelto di vivere libera, lontana da quel cognome pesante. Secondo gli investigatori, la donna non avrebbe mai conosciuto Messina Denaro.


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Matteo Messina Denaro

L’arresto

L’inchiesta che ha portato all‘arresto del capomafia di Castelvetrano (Tp) è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido. È quanto apprende l’ANSA da fonti qualificate. Secondo quanto si apprende, il boss trapanese sarebbe stato arrestato all’interno di una clinica privata di Palermo.

Messina Denaro si era recato nella clinica privata dove è stato arrestato “per sottoporsi a terapie“. Lo dice il comandante del Ros dei carabinieri Pasquale Angelosanto dopo l’arresto del boss compiuto dagli uomini del raggruppamento speciale assieme a quelli del Gis e dei comandi territoriali.


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Matteo Messina Denaro, al momento dell’arresto indossava un orologio Richard Mille


Le condanne

Figlio del vecchio capomafia di Castelvetrano (Trapani) Ciccio, storico alleato dei corleonesi di Totò Riina, era latitante dall’estate del 1993, quando in una lettera scritta alla fidanzata dell’epoca, Angela, dopo le stragi mafiose di Roma, Milano e Firenze, preannunciò l’inizio della sua vita da Primula Rossa. “Sentirai parlare di me – le scrisse, facendo intendere di essere a conoscenza che di lì a poco il suo nome sarebbe stato associato a gravi fatti di sangue – mi dipingeranno come un diavolo, ma sono tutte falsità”. Il capomafia trapanese è stato condannato all’ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell’acido dopo quasi due anni di prigionia.

Il cancro che lo affliggeva

L’ arresto di Matteo Messina Denaro nella clinica è coerente con risultati investigativi, anche molto datati che lo indicavano affetto da serie patologie. Tracce del boss superlatitante risalenti al gennaio del 1994, lo collocavano infatti in Spagna, a Barcellona, dove si sarebbe sottoposto, presso una nota clinica oftalmica, ad un intervento chirurgico alla retina.

Ma non solo: avrebbe accusato – sempre secondo risultanze investigative di alcuni anni fa – una insufficienza renale cronica, per la quale avrebbe dovuto ricorrere a dialisi. Una importante conferma sulle patologie accusate dal superlatitante giunse nel novembre scorso dal pentito Salvatore Baiardo, che all’inizio degli anni ’90 gestì la latitanza dei fratelli Graviano a Milano. In un’intervista televisiva, su La7 a Massimo Giletti il pentito rivelò che Messina Denaro era gravemente malato e che proprio per questo meditava di costituirsi.

Matteo Messina Denaro ricoverato nella clinica La Maddalena di Palermo grazie a un falso nome. A riferirlo è un medico della struttura che preferisce rimanere anonimo. Il superlatitante di Cosa nostra si sarebbe presentato sotto falso nome, Andrea Bonafede, e così sarebbe stato ricoverato e sottoposto a un’operazione nei mesi scorsi per un tumore in zona addominale. “Frequentava la clinica – spiega il medico della clinica La Maddalena – ed era stato operato in Chirurgia, ora veniva seguito in Oncologia”. Stando a quanto è emerso finora, il boss si trovava in cura da almeno un anno presso la clinica palermitana e dove si sarebbe presentato sotto falso nome.  


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Perquisizione nel primo covo

Dove si nascondeva il boss Matteo Messina Denaro? I carabinieri del Ros e la procura di Palermo hanno individuato e perquisito il covo del boss 60enne, arrestato nella giornata di ieri lunedì 16 gennaio, alla clinica Maddalena di Palermo.

Il nascondiglio si i trova a Campobello di Mazara, nel trapanese, paese del favoreggiatore Giovanni Luppino, finito in manette insieme al capomafia. Il covo, stando a quanto si apprende finora, è nel centro abitato. Le ricerche sono state coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido.

La perquisizione del covo è durata tutta la notte. Ha partecipato personalmente il procuratore aggiunto Paolo Guido che da anni indaga sull’ex latitante di Cosa nostra.

Il covo di Matteo Messina Denaro era una casa anonima, non lontano da un supermercato e un distributore. A fare irruzione nel covo del super boss di Cosa Nostra, sono stati i carabinieri del Ros, meno di 24 ore dallʼarresto del capo mafia. Allʼinterno non sarebbero state trovate armi, ma oggetti di lusso, abiti firmati e profumi.

Tra gli oggetti trovai nel covo di Matteo Messina Denaro, i carabinieri hanno trovato decine di paia di scarpe, tutte griffate, tra cui Prada e Luis Vuitton. Lusso, ma non solo: anche viagra, ovvero le pillole per potenziare i rapporti sessuali e profilattici. Ritrovamento che confermano la nota passione del boss per le donne non è venuta meno neppure durante la latitanza. Trovati, inoltre profumi costosi e occhiali Ray ban — antica passione del padrino che nasconde con le lenti un evidente strabismo — ricevute di ristoranti.

Nel covo di vicolo San Vito è stata trovata anche un’agenda dove erano segnati nomi e numeri di telefono. Dunque non solo vestiti costosi e profumi ma anche materiale che viene definito “molto interessante” degli investigatori. Sarebbe stato persino ripreso mentre faceva la spesa al supermercato. Impossibile – dicono sempre gli investigatori – che nessuno sapesse della sua presenza.

Il secondo covo e terzo covo

È stato individuato il secondo covo del boss Matteo Messina Denaro. Oltre all’appartamento di vicolo San Vito a Campobello di Mazara, il capomafia avrebbe fatto realizzare una sorta di bunker all’interno di un’altra abitazione nella stessa area.

La Polizia ha scoperto un terzo covo in cui ha vissuto il boss Matteo Messina Denaro. Si tratta di un appartamento che si trova sempre a Campobello di Mazara, il paese cui sono stati individuati gli altri due rifugi del capomafia.

Non solo il Padrino: anche Joker sui poster di Matteo Messina Denaro, trovati all’interno dei covi bunker del boss arrestato lo scorso 16 gennaio dopo trent’anni di latitanza. Sui muri covo in vico San Vito a Campobello di Mazara il capo di Cosa Nostra aveva appeso due poster: uno del Padrino, celebre film con Marlon Brando nei panni di Vito Corleone, padrino di mafia. Sull’altro Joker, antagonista di Batman.

I due poster sono stati trovati in quello che è ritenuto essere il  terzo covo di Matteo Messina Denaro. Si tratta di un appartamento dove il super latitante avrebbe vissuto fino allo scorso giugno. All’interno, gli inquirenti hanno trovato due poster che danno una immagine precisa del boss che, evidentemente, si “ispirava” ai protagonisti dei due celebri film.

Nel corso delle ricerche, gli inquirenti hanno trovato anche una sorta di “Libro mastro”, ovvero un “manuale” contenente appunti, pizzini e soprattutto numeri di telefono. Elementi utilissimi questi per definire la rete di connivenze e di protettori che hanno aiutato sul suo territorio il latitante per circa 30 anni.


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Il ricovero in ospedale a L’Aquila

Il boss Matteo Messina Denaro, rinchiuso in regime di 41 bis nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila, è stato ricoverato nella prima mattinata del 27 giugno scorso all’ospedale aquilano per essere sottoposto ad un intervento chirurgico urologico.

Processo Stragi ’92, confermato ergastolo per il boss Matteo Messina Denaro

La condanna all’ergastolo è diventata definitiva. Il boss Matteo Messina Denaro è stato così accusato di essere tra i mandanti della stragi di Capaci e via D’Amelio, nel quale morirono i giudici Falcone e Borsellino, diventati il simbolo della lotto contro la mafia.

Matteo Messina Denaro, sottoposto alla terapia del dolore: sospesa la chemioterapia

Il 14 settembre scorso le condizioni del boss, ricoverato da oltre un mese, si sono aggravate ulteriormente tanto che fu sottoposto alla terapia del dolore e alla alimentazione parentelare, ovvero al nutrizione per endovena: sospese le cure oncologiche, come la chemioterapia, che il 61enne malato di cancro al colon allo stadio avanzato, non avrebbe retto.

Il 22 settembre poi è entrato in come irreversibile: i medici gli hanno dovuto sospendere anche l’alimentazione.

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