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Condominio: chi chiamare se il cane del vicino piange?

Animali in condominio: chi non si è mai lamentato del cane del vicino oppure, al contrario, ha sentito queste lamentele avendo un animale domestico? Gli animali, per quanto cari ai propri padroni, per motivi più che legittimi, possono non piacere o risultare fastidiosi ad altri.
Pensiamo a una persona anziana, che non deambula correttamente e che si sente minacciata da un animale un po’ troppo agitato e giocherellone o a una bambina che magari è stata morsa da un cane ed è spaventata alla sola vista di questo animale, o, ancora, ad uno dei casi più comuni, in cui i cani dei vicini abbaiano anche di notte o piangono di continuo.

Vero è, d’altra parte, che prima di arrabbiarsi o chiedere l’intervento delle forze dell’ordine, sarebbe il caso di capire perché un cane piange o abbaia, cercando un dialogo con il proprietario e magari suggerendo soluzioni costruttive.

Il diritto del cane di abbaiare e delle persone di riposare

Sulla vita degli animali in condominio la Cassazione si è pronunciata negli ultimi anni con sentenze davvero interessanti. In una società che comunica sempre meno, gli animali sono diventati i migliori compagni di vita delle persone. Veri e propri membri della famiglia. Da qui sentenze che hanno riconosciuto al cane un vero e proprio diritto di abbaiare, in quanto comportamento tipico della sua natura che non può essere coartato completamente (Cass. 7856/2008).

Vero però che, se il pianto o l’abbaiare del cane è eccessivo per tempo e intensità e per numero di soggetti che ne risultano disturbati, il proprietario può incorrere nel reato contravvenzionale previsto dall’art 659 c.p “Disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone” che comporta l’arresto fino a tre mesi e l’ammenda fino a 309 euro. Compresi i diritti delle parti contrapposte, quali sono le azioni legali e non da fare affinché il cane smetta di piangere?



Il cane del vicino piange. A chi rivolgersi?

Abbiamo visto che se un cane piange e reca disturbo a una “pluralità indeterminata di persone” (Cass. 16677/2018) si può agire denunciando penalmente il fatto ai carabinieri.

Si può anche agire penalmente, ma a tutela del cane che piange, sempre rivolgendosi alle forze dell’ordine, se si rileva uno stato di abbandono o di maltrattamento dell’animale, perché magari lasciato tutto il giorno solo sul terrazzo senza riparo e senza possibilità di accesso all’interno dell’abitazione.

Nel caso poi in cui allo stato di abbandono dell’animale si accompagnino condizioni igieniche che denotano trascuratezza nella cura della bestiola è possibile coinvolgere anche la Asl locale. In casi del genere non è difficile che, rivolgendosi all’autorità giudiziaria, venga disposto il sequestro dell’animale.

Possibile altresì rivolgersi alla polizia municipale se i regolamenti comunali contengono specifiche disposizioni che disciplinano la condotta dei cani negli appartamenti.

Dal punto di vista civilistico infine, se il pianto del cane, così come l’abbaiare dovessero superare la normale tollerabilità (‘art 844 c.c.) avendo anche riguardo alla condizione dei luoghi, ci può agire civilmente affinché si inibisca al proprietario di far piangere il proprio cane.

Il cane del vicino piange? I consigli dell’Enpa

Una soluzione decisamente più intelligente, risolutiva ed economica rispetto a una causa in Tribunale è quella suggerita dall’Ente nazionale protezione animali. L’ENPA infatti consiglia, prima di tutto di avere pazienza e di rivolgersi al proprietario dell’animale in modo costruttivo. Ora se il problema riveste dimensioni condominiali, è bene coinvolgere l’amministratore del condominio, recandosi dal proprietario per fargli presente la situazione, dettata probabilmente da uno stato di disagio del cane.

La sindrome da abbandono infatti non colpisce solo le persone, ma anche gli animali. Problema che però può essere facilmente risolto rivolgendosi a un comportamentista o uno psicologo degli animali. Possono essere tantissime infatti le ragioni che spingono un animale a comportarsi da eterno cucciolo. Può aver sviluppato un attaccamento morboso al padrone perché maltrattato o perché più semplicemente non gli è stato insegnato come ci si deve comportare in casa fin da piccolo. Non esistono infatti cani maleducati, ma padroni pigri che non hanno voglia d’insegnare l’educazione ai propri animali purtroppo si.

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