Cronaca

Mente sulla fedina penale per ricevere i fondi Covid: confiscata azienda di Varese

Confiscata azienda a Varese: imprenditore mentiva su fedina penale per avere accesso ai fondi Covid. L’azienda ha sede a Somma Lombardo

Scatta la confisca per una azienda di Varese il cui titolare è avrebbe mentito sulla fedina penale per ricevere fondi Covid. È quanto accaduto ad un imprenditore finito nei guai dal momento che i finanzieri del Comando Provinciale di Varese, su delega della Procura della Repubblica di Varese, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale varesino, della somma di 25mila euro a titolo di finanziamento garantito dallo Stato indebitamente percepito.

Mente sulla fedina penale, confisca di azienda a Varese

L’attività di servizio trae origine da un controllo amministrativo in materia di spesa pubblica avviato nei confronti di una società di capitali che risultava aver conseguito un finanziamento avvalendosi della garanzia prestata dal Fondo centrale di Garanzia PMI, secondo quanto previsto dall’art. 13 lett. m) del D.L. 8 aprile 2020 nr. 23, c.d. “Decreto Liquidità”, convertito con modifiche nella legge 5 giugno 2020 nr. 40.

La normativa ha previsto l’estensione dell’accesso alle garanzie prestate dal Fondo PMI ad una amplia platea di soggetti, nella fase emergenziale conseguita alla pandemia da Sars-Cov2, attraverso un iter semplificato, consentendo l’erogazione del finanziamento sulla base dei dati autocertificati dal richiedente.

Le indagini

Dall’approfondita analisi della documentazione allegata alla richiesta di finanziamento sono emerse delle rilevanti incongruenze in merito all’autocertificazione prodotta dal rappresentante legale ed indirizzata all’istituto di credito erogante. Nello specifico, è stato comprovato che il soggetto firmatario ha attestato il falso indicando di non essere incorso in fattispecie di esclusione di un operatore economico dalla partecipazione ad una procedura di appalto o connessione.

L’azienda in questione ha sede a Somma Lombardo e risulta colpita da provvedimento di rigetto di iscrizione nella cosiddetta “White list” istituita presso la prefettura di Varese: il legale rappresentante della ditta, un uomo del 1954 è risultato in passato avere avuto seri problemi con la giustizia per avere avuto a che fare con affiliati del clan nei Casalesi.

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