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Coronavirus: gli animali domestici non lo trasmettono ma rischiano il contagio

Coronavirus: gli animali domestici non lo trasmettono ma rischiano il contagio. Tuttavia, ci sono alcuni consigli da seguire per evitare il peggio.

Coronavirus e animali domestici: come funziona?

In questi giorni si è parlato molto del rapporto tra gli animali (specie quelli domestici) e il coronavirus. Dopo mille voci circolate sulla possibilità che essi possano ammalarsi o trasmettere il covid 19, tra bufale e smentite, arriva finalmente un chiarimento da parte degli scienziati.

Secondo quanto riportato dal quotidiano “Repubblica”, i nostri animali domestici non trasmetterebbero il virus cinese ma rischiano comunque il contagio.L’ipotesi più probabile è che quindi la positività del cane (tracce del virus sono state trovate sulla mucosa orale e nasale) sia dovuta alla malattia della proprietaria. E al fatto di vivere in un ambiente contaminato.

Cose da evitare se il cane è malato

Niente leccate

Chi è malato e ha un cane o un gatto è preferibile che ceda ad altri membri della famiglia (sani) la gestione del proprio animale. Se si vive da soli la precauzione è quella di indossare una mascherina e di lavare sempre le mani, prima e dopo aver toccato l’animale. Evitando comunque baci, leccate, condivisione di cibo, coccole troppo intime e ravvicinate. Sempre che siate malati.

Il documento

Il documento governativo americano è comunque tranquillizzante: nonostante il virus sia arrivato all’uomo da un animale, adesso la trasmissione di Covid-19 è uomo-uomo e non c’è motivo di credere che qualunque animale, compresi quelli che vivono in casa, possano essere fonte di infezione. E del resto non ci sono casi di animali malati, ma un solo caso di animale positivo e senza segni di malattia.

I dati

“In genere i coronavirus degli animali non si trasmettono all’uomo – ragiona Umberto Agrimi, direttore del Dipartimento sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria dell’Istituto superiore di Sanità – cani e gatti hanno i propri e l’uomo ha i suoi. Il salto di specie non è inusuale ma in questo caso è verosimile che sia stata la donna a infettare il cane e che il virus sia presente nella mucosa del cane come su piatti o tovaglioli utilizzati. Il dato è comunque preliminare e inconsistente. Per pura curiosità scientifica farei i tamponi agli animali domestici dei malati, se non ci fosse la necessità di concentrare gli sforzi sugli uomini. Detto questo, se in Cina imporranno regole strette di tutela delle specie selvatiche e domestiche sarei molto contento. E non solo per ragioni etiche, ma di conservazione delle specie”

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