Ad esempio nel decreto dell’11 marzo veniva garantito «il rientro nel proprio comune di residenza». Ora è come se ogni comune italiano diventasse zona rossa da cui non è possibile uscire. Il timore dell’esecutivo, ma soprattutto dei governatori delle Regioni meridionali, con il campano Vincenzo De Luca in testa, è dovuto soprattutto al potenziale rientro di altre migliaia di lavoratori del Sud impiegati nel settentrione. L’obiettivo è scongiurare una nuova ondata di arrivi dalle città maggiormente colpite dall’epidemia del Covid-19.
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Chi può spostarsi, come e perché
Il nuovo decreto firmato dal ministro della Salute Roberto Speranza e dal titolare del Viminale Luciana Lamorgese, impedisce ulteriormente gli spostamenti. Chi fino a ieri era impiegato in una delle aziende, ora chiuse dal decreto annunciato sabato notte dal premier Giuseppe Conte, dovrà restare alloggiato dove è stato fino a ieri. Non fa più fede il comune di residenza o il proprio domicilio, ma semplicemente il comune in cui ci si trova. Un esempio? Con la chiusura delle strutture ricettive alberghiere decise dalla Regione Lombardia, un impiegato meridionale alla reception o nei servizi di pulizia dell’hotel non può rientrare al Sud, ma deve restare dov’è. Non sono ammesse eccezioni né deroghe e i controlli nelle stazioni e negli aeroporti in questo senso saranno rigorosi.
Possono viaggiare soltanto quei lavoratori impiegati in servizi essenziali: personale della sanità, dei servizi di sicurezza, settore farmaceutico e alimentare. Tutti gli altri dovranno restare nei comuni dove hanno alloggiato fino ad oggi. Vale per quegli operai che affittano case in comune per lavorare nelle fabbriche ora chiuse e per chiunque, per qualsiasi ragione, abbia lasciato il proprio domicilio. Un’altra fattispecie riguarda anche chi ha deciso di trasferirsi nella case al mare o in montagna: devono restarci almeno fino al prossimo 3 aprile, data in cui è in vigore il nuovo dispositivo.
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Resta invece valida la deroga per chi attende familiari provenienti dall’estero che rientreranno in Italia. Il caso di specie riguarda soprattutto i circa 47mila studenti del programma Erasmus che, non senza difficoltà, stanno cercando di tornare nel nostro Paese con i voli messi a disposizione da Alitalia. Ormai le tratte aeree provenienti dall’estero sono prevalentemente verso Roma Fiumicino. La preoccupazione di molti familiari che non abitano nella capitale è esporre i propri congiunti a rischi ulteriori di possibili contagi. Ad esempio chi deve rientrare a Napoli dovrebbe farlo prendendo due treni: uno da Fiumicino a Termini e l’altro per il capoluogo campano. Di qui la necessità di una deroga per un solo familiare di poter prelevare all’aeroporto il passeggero di rientro dall’estero.