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Coronavirus, in Cina stop alle restrizioni nell’area di Wuhan: dopo due mesi si torna in strada

Coronavirus, si torna alla normalità nello Hubei dopo due mesi. Si tratta dell’area cinese da cui è partita la pandemia del Covid-19. Le autorità hanno annunciato che nella capitale Wuhan ci si potrà muovere liberamente dall’8 aprile. La città è paralizzata dal 23 gennaio. Le restrizioni vengono invece tolte già da domani per tutto il resto della provincia. Potranno spostarsi dalle proprie abitazioni solo le persone considerate sane.

Coronavirus, in Cina si sta tornando alla normalità

In base agli ultimi dati diffusi, la Cina vede i nuovi casi di coronavirus risalire a 78, di cui uno a Wuhan dopo 5 giorni di fila a quota zero e 74 importati dall’estero. Secondo i dati aggiornati a lunedì della Commissione sanitaria nazionale, i nuovi contagi di ritorno, in aumento al totale di 427, sono stati 31 a Pechino, 14 nel Guangdong, 9 a Shanghai, 5 nel Fujian, 4 a Tianjin, 3 nel Jiangsu, 2 sia nello Zhejiang e nello Sichuan, e 1 ciascuno per Shanxi, Liaoning, Shandong e Chongqing. I 7 nuovi decessi sono stati tutti registrati a Wuhan, focolaio della pandemia.

Coronavirus: ultime notizie, i casi nel mondo

I casi di coronavirus nel mondo hanno superato quota 380mila, mentre il numero dei morti è salito a oltre 16.500: lo riporta l’ultimo bollettino diffuso dalla Johns Hopkins University. Le persone finora guarite sono 101.806. I casi di contagio sono 381.598 ed i decessi 16.559, indica l’università americana.

Germania, 29 mila contagiati e 123 vittime

Sono cresciuti a 29 mila, stando alle cifre fornite dalla Johns Hopkins University, i casi di contagio in Germania, mentre il bilancio delle vittime arriva a 123. Si tratta di numeri piu’ alti di quelli segnalati dal Robert Koch Institut, il maggiore centro epidemiologico del Paese, che pero’ tiene conto solo delle segnalazioni ufficiali da parte dei Laender tedeschi: 27.436 contagi e 114 decessi. Ieri sera il conteggio della Zeit online, che di norma non differisce molto da quello della Johns Hopkins University, dava poco meno di 28 mila infezioni. La regione piu’ colpita rimane il Nord-Reno Vestfalia, dove si sono superati gli 8.200 contagi, seguito dalla Baviera con oltre 5.700 e dal Baden Wuerttemberg con 5.300 casi.

Oltre 35mila casi in Spagna, 2.229 morti

I casi confermati di coronavirus in Spagna hanno superato quota 35mila, mentre i decessi sono oltre 2.200: è quanto emerge dagli ultimi dati pubblicati dal quotidiano El Pais. In particolare, i contagi nel Paese sono ora 35.068 e i decessi 2.229. Le persone guarite sono 3.355.

124 morti a New York, 13.119 i contagi confermati

La città di New York viene considerata il nuovo epicentro del Covid-19, con 13.119 contagi confermati e 124 morti. I dati, aggiornati a ieri sera ora di New York, sono stati diffusi dal Center for Systems Science and Engineering (Csse) della Johns Hopkins University.

Corea del Sud, 76 nuovi casi e 9 decessi

La Corea del Sud ha avuto lunedì76 nuovi casi di Covid-19, in leggero rialzo sui 64 di domenica: secondo gli aggiornamenti del Korea Centers for Disease Control and Prevention, le infezioni totali sono salite a 9.037, mentre i decessi sono saliti di 9 unità, a 120. Il tasso di mortalità è dell’1,33%. I casi di infezione importata sono aumentati da 20 a 67 unità, marcando il più grande rialzo giornaliero. Sul totale di 1.203 persone, per il 90% sudcoreani, giunte ieri nel Paese dall’Europa, 101 hanno mostrato i sintomi del coronavirus.

Trump vuole riaprire l’America: “In 15 giorni decido”

“Se fosse per i medici il mondo intero sarebbe chiuso”, invece Donald Trump vuole ‘riaprire l’Americà. E riaprirla in tempi brevi: in 15 giorni potrebbe decidere un allentamento delle regole, anche quelle sul distanziamento sociale così da spianare la strada alla riapertura delle imprese. L’obiettivo è evitare che “la cura sia peggio della malattia”, dice il presidente americano riferendosi all’economia contagiata dal coronavirus.  La voglia di riaprire l’America del presidente si scontra con i numeri di casi in forte aumento negli Stati Uniti. I positivi sono oltre 42.000 e i morti 520, in quello che è il primo giorno in cui i decessi superano le 100 unità. La maggior parte dei casi è nella città di New York, dove si concentra il 60% dei contagi di coronavirus dello stato di New York e il 35% di quelli negli Usa. Anche la first lady Melania Trump ha fatto il tampone: è risultato negativo.

L’Australia manda i militari a cercare i contagiati

Le forze armate australiane hanno dispiegato militari attraverso il paese per aiutare a rintracciare le persone che potenzialmente hanno contratto il coronavirus attraverso contatti con persone contagiate. L’intervento di “contact tracing” si concentrerà in particolare nello stato del New South Wales (capitale Sydney) dove vi sono stati più di 500 casi confermati di Covid-19, su circa 1700 in tutta Australia. L’Australian Defence Force ha cominciato a destinare personale militare nei centri di coordinamento dell’emergenza attraverso il paese. E ha costituito una task force per guidare le risposte dei militari alla pandemia e per affrontare le ricadute sulle forze armate. Intanto i medici delle aree rurali chiedono al governo di mettere a disposizione aerei militari per trasportare personale medico e pazienti attorno al paese, ora che i tagli ai collegamenti creano nuove sfide per i servizi sanitari remoti, già ridotti al minimo. Il governo di Canberra non ha escluso un richiamo obbligatorio dei riservisti per aiutare ad affrontare la crisi, ma non ritiene vi sia finora la necessità.

A Cuba turisti stranieri in quarantena

Il primo ministro cubano Manuel Marrero Cruz ha annunciato ieri che a partire dalla mezzanotte di oggi 24 marzo è proibito l’ingresso dei cittadini stranieri sull’isola. Lo riferisce il quotidiano comunista Granma. Con le nuove disposizioni, ha aggiunto Marrero, “potranno entrare a Cuba solo i residenti, che potranno essere cubani o stranieri che vivono e lavorano sul territorio nazionale”. Inoltre, ha ancora detto il premier, “tutte le compagnie aeree sono informate che chiunque entrerà d’ora in poi sul territorio cubano sarà trasferito immediatamente verso la zona di isolamento per 14 giorni nella provincia di appartenenza”. Infine, per i 32.574 turisti stranieri che si trovano nell’isola, è prevista l’osservazione di una quarantena negli hotel di residenza, mentre saranno sospesi tutti i tour e gli affitti di automobili.

Si fermano le case giapponesi di auto

Nuovi stop alla produzione per le principali case auto giapponesi, in scia al rallentamento della domanda e gli impedimenti alla logistica causati dalla diffusione del coronavirus a livello globale. Toyota ha deciso l’interruzione di sette catene di produzione in cinque stabilimenti, due dei quali, nella prefettura di Aichi, rimarranno chiusi completamente per oltre una settimana. La produzione di autovetture nipponiche è stata limitata in diversi paesi, inclusi gli Stati Uniti e l’Europa, per via dell’espansione della pandemia – che di fatto impedisce ai lavoratori di recarsi sul posto di lavoro.

È quanto è successo in India per quattro dei costruttori nipponici: Honda, Suzuki, Nissan e la stessa Toyota. La situazione non è più rosea nel Sud America, dove la Toyota ha ordinato la chiusura dell’impianto in Brasile fino al 3 aprile, così come in Argentina da qui a fine marzo. Nissan sospenderà la produzione nello stabilimento che gestisce in Messico da mercoledì fino al 14 aprile, e incertezza anche per la Mitsubishi Motors nelle Filippine, in seguito alla chiusura della fabbrica di Luzon dal 17 marzo al 12 aprile, per ottemperare al misure restrittive del governo di Manila, che impedisce ogni attività esterna alla popolazione.


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