Coronavirus. Come sarà l’estate 2020? La spiaggia sarà meno libera e più controllata. Accessi a “numero chiuso”, piantane degli ombrelloni distanziate, controlli con droni e vigili tra i bagnanti.
Coronavirus, come sarà l’estate 2020?
Diversi Comuni balneari sono pronti ad attrezzare le spiagge libere per la prossima estate, ipotizzando l’alternativa agli stabilimenti privati e convinti che «se ci sarà controllo non si rischia nessuna bomba epidemiologica sui lidi pubblici». Perchè rendere sicure le spiagge libere significa anche regalare il mare a tutti e rendere le vacanze veramente accessibili.
In attesa delle nuove misure nazionali per la fase 2, i territori costieri propongono una fotografia realistica di un’inedita estate e in molti, visto lo slittamento di molte prenotazioni ad ottobre e scongiurato il rischio di troppe cancellazioni, sono convinti che la stagione turistica si allungherà fino agli inizi d’autunno. A infondere ottimismo, con il massimo della cautela, è anche il direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Iss, Gianni Rezza, per il quale se la situazione epidemiologica «confermasse l’attuale trend di miglioramento, allora ci si augura che gli italiani possano andare in vacanza, ma in questo caso si potrebbe andare in spiaggia ed al mare solo rispettando scrupolosamente il distanziamento sociale».
I controlli
Da Olbia alla costiera ionica, passando per quella amalfitana, diversi Comuni aspettano indicazioni precise dal governo ma nel frattempo c’è chi azzarda progetti per rilanciare le spiagge pubbliche, dove sarà necessario «educare» turisti e bagnanti per il rispetto delle norme di distanziamento sociale. A vigilare ci sarà soprattutto la polizia municipale, in shirt e cappellino con visiera. L’idea di alcuni è quella di coinvolgere anche volontari e non solo. «Si potrebbero ingaggiare anche pro-loco o beneficiari del reddito di cittadinanza», spiega Mauro Della Valle di Federalberghi Salento, una dele associazioni coinvolte per le proposte alla Regione Puglia in vista delle linee guida nazionali. «Ma – spiega – per evitare i rischi di tensioni c’è bisogno del supporto di forze dell’ordine, che sono pubblici ufficiali».