Coronavirus, i contagi crescono in Gran Bretagna: il premier Boris Johnson e il suo governo ha scelto di reagire sulla lotta, sinora “rilassata” per i critici, contro l’emergenza Covid-19. Ieri sera, il premier ha annunciato in conferenza stampa a Downing Street nuove misure “urgenti e draconiane” per fermare l’epidemia del coronavirus in Regno Unito, dove i morti oggi sono diventati 55 (venti in più rispetto a ieri) e i contagi totali 1.543. Ma è difficile dire quanto questi provvedimenti siano davvero “draconiani”.
Coronavirus, aumentati i contagi nel Regno Unito
Johnson ha esortato d’ora in poi gli inglesi a “uscire di casa solo per i servizi necessari o per esercizi fisici ben distanziati dalle altre persone, a ridurre gli spostamenti all’interno del Paese, lavorare da casa per quanto possibile e limitare drasticamente i contatti e i luoghi pubblici, e quindi i tradizionali pub, discoteche, ristoranti, cinema, teatri”. Tutti locali che però in teoria potranno rimanere aperti, così come le scuole di ogni sorta, almeno per ora, a differenza di quasi tutti gli altri Paesi europei: “Ora non è il momento di simili decisioni, ma magari in futuro sì”, ha detto Johnson.
Nessun obbligo reale o sanzione
Non ci sarà un obbligo reale per i cittaidini di stare in casa, né saranno incriminati qualora non rispettassero gli inviti del premier, che però dice: “Mi fido del buonsenso di questo Paese maturo e adulto”. Certo, i britannici hanno un elevato senso civico e c’è da scommettere che nelle prossime settimane e mesi la stragrande maggioranza della popolazione rinuncerà alle loro pinte quotidiane e a moltissimo altro nel rispetto dell’appello del premier. Un “annuncio che non si era mai visto in tempi recenti di pace”, Boris dixit. Ma di fatto innesca un limbo confusionario: che cosa faranno adesso i proprietari di ristoranti, pub e cinema? Come si comporteranno?
Qualcuno è già sul piede di guerra perché l’invito del premier a non frequentare i loro locali è peggiore della chiusura drastica. In quel caso, infatti, almeno le assicurazioni avrebbero pagato dei risarcimenti. Adesso, invece, neanche una sterlina. Johnson ha assicurato “sostegno alle piccole e medie imprese”. Ma senza articolare di più, per il momento.
La quarantena
Altra misura “draconiana” di Johnson: se si ha uno dei due sintomi del coronavirus (febbre alta o tosse persistente), il soggetto dovrà astenersi dall’uscire per una settimana mentre “tutto” il resto della famiglia dovrà rimanere in quarantena per due settimane. Non solo: le categorie “più fragili” dovranno restare a casa per 12 settimane, con o senza sintomi.
L’immunità di gregge
Infine, la polemica sull’immunità di gregge contro il coronavirus. A domanda precisa “è dunque ora esclusa come strategia?”, Sir Patrick Vallance, colui che nel weekend aveva sganciato la bomba rivelando a Sky e Bbc che sarà “necessario che il 60% dei britannici contragga il virus nei prossimi mesi per proteggere i più fragili” in tre giorni di disastro comunicativo del governo Johnson, ha risposto che “la nostra priorità è salvare le vite dei più deboli e dei più anziani”. Ma non ha smentito sull’immunità di gregge. Parola che il governo di qui in avanti non pronuncerà più. Ma resta, eccome, sul tavolo.