“Mio padre ha sbagliato, meritava il ricovero coatto. Ha ragione Luca ad averlo denunciato” ha parlare è il figlio dell’imprenditore 64enne di Sossano, denunciato dal governatore Zaia, responsabile del nuovo focolaio di Coronavirus in Veneto. E dopo i provvedimenti della Regione e il ricovero dell’uomo in Terapia intensiva, il figlio ha raccontato che non riesce a capire come il padre possa essersi comportato così incautamente: tornato dalla Serbia, ha continuato la stessa vita di sempre tra lavoro, cene, incontri, addirittura un funerale nonostante i sintomi che avrebbero preoccupato chiunque.
Coronavirus: il figlio dell’imprenditore vicentino da ragione a Luca Zaia
“Davvero non so come mio padre possa essersi comportato in questo modo – commenta il figlio interpellato dal quotidiano La Repubblica -. Proprio lui che aveva adeguato tutte le sue aziende contro il rischio Covid.“. Un uomo sicuro di sé, che è partito da un capannone e ha costruito un impero, con 400 dipendenti tra Italia ed estero. Che però si è lasciato ingannare da un falso senso di sicurezza, rifiutando poi di accettare la realtà diffondendo invece il contagio.
L’uomo, ricostruisce il quotidiano, a fine giugno ha organizzato, assieme a tre dipendenti, una trasferta nello stabilimento serbo, dove i quattro hanno incontrato un 70enne positivo al coronavirus, morto sabato 4 luglio. Poi una tappa a Medjugorje e successivamente il rientro in Italia, il 25 giugno. Ma nonostante i sintomi (dolori e febbre), l’imprenditore non ha voluto fermarsi: ha partecipato a un funerale a Orgiano, quindi a una cena con un centinaio di persone a Gambellara (alla presenza anche di un noto conduttore radiofonico, che ora si è sottoposto al tampone risultando negativo).
Il contagio e il ricovero forzato
Solo domenica scorsa l’ imprenditore si è fatto convincere a farsi visitare in pronto soccorso a Noventa Vicentina, da dove è subito stato trasferito a Vicenza perché trovato positivo al Coronavirus. Ma ancora una volta ha rifiutato il ricovero ed è tornato a casa. Dove è rimasto assieme a tre collaboratori e al maggiordomo filippino, per continuare a lavorare. È stato necessario l’intervento del sindaco per fargli accettare il ricovero.
“Mio padre – spiega il figlio – ha sottovalutato la situazione. Pensava che il virus si fosse presentato in forma lieve, credeva di potersela cavare da solo“. Invece ha causato un nuovo focolaio, e lui stesso è ora intubato in ospedale.