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Coronavirus, secondo una ricerca dell’Ispi, isolando gli anziani si dimezzerebbe la mortalità

Secondo uno studio dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, l’isolamento degli anziani, in particolar modo le persone comprese trta i 65 e gli 80 anni, riduce la mortalità causata dal coronavirus. I dati della ricerca mostrano come, se si riuscisse ad operare un isolamento mirato, si potrebbe portare il tasso di mortalità allo 0,07%, ovvero 10 volte in meno della percentuale attuale.

Coronavirus, isolamento anziani riduce la mortalità: lo studio Ispi

Niente lockdown generale, ma semplicemente un isolamento mirato per ridurre i decessi da covid 19: la nuova analisi dell’Ispi afferma che la mortalità totale nel corso di un anno solare in Italia, aumenterebbe del 71% senza isolamento, ma solo del 18% con l’isolamento degli over 70 e appena del 7% con l’isolamento degli over 60.

Ipotesi immunità di gregge

L’Ispi boccia l’ipotesi dell’immunità di gregge, un’opzione paventata all’inizio dell’epidemia. Affinchè si raggiunga quella quota di popolazione, già contagiata e ormai immune, che rallenterebbe di fatto la circolazione del virus, in Italia dovrebbe contagiarsi circa il 70% della popolazione.

Lo scenario italiano

Tradotto in parole povere, in Italia dovremmo avere 42 milioni di contagiati e tra i 430mila e i 700mila decessi in più. Mentre le persone in terapia intensiva sarebbero circa 110mila.

I giovani contaggerebbero gli anziani isolati?

Esistono però dei dubbi sull’isolamento selettivo, il contatto zero non esiste e aumenta la probabilità che anche il minimo contatto tra la popolazione isolata e quella che può liberamente circolare, provochino focolai. L’isolamento completo, però, non sarebbe fattibile in quanto molto spesso gli anziani vivono in casa con i giovani, pensiamo a figli, nipoti, pronipoti, non si avrebbe la certezza, dunque, che tra queste persone non si verifichino contatti.

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