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Coronavirus: dopo lo stop riprende la sperimentazione del vaccino di AstraZeneca-Oxford

L’Università di Oxford ha annunciato che gli studi clinici del suo vaccino contro il Coronavirus, in fase di sviluppo con il gigante farmaceutico AstraZeneca, riprenderanno in Regno Unito. La sperimentazione era stata interrotta domenica 6 settembre a causa dei segnali su reazioni anomale riscontrati su un volontario. AstraZeneca ha dichiarato di aver ricevuto conferma dall’autorità di regolamentazione sanitaria dei medicinali in Gran Bretagna sulla sicurezza della ripresa degli studi clinici.

Riprende la sperimentazione del vaccino sul quale punta l’Italia

L’azienda ha rifiutato di rivelare informazioni mediche sulla pausa del processo, ma il New York Times ha affermato che una “persona che conosceva la situazione” ha riferito che il paziente in questione sarebbe affetto da mielite trasversa, una sindrome infiammatoria che colpisce il midollo spinale ed è spesso innescata da infezioni virali.

La società ha affermato che “il processo di revisione standard ha innescato una pausa volontaria” per tutte le sperimentazioni globali il 6 settembre in modo che i comitati indipendenti e le autorità di regolamentazione interne potessero rivedere i dati sulla sicurezza. Mentre le sperimentazioni possono ora riprendere nel Regno Unito, lo stato delle sperimentazioni altrove rimane poco chiaro.

La sperimentazione

È assolutamente normale che dopo le fasi 1 e 2 della sperimentazione di un farmaco possano comparire effetti collaterali, ma rilevarli è una garanzia che i test sono fatti seriamente“, commenta Stefano Vella, docente di Salute globale presso l’Università Cattolica di Roma. “La differenza fondamentale tra un farmaco e un vaccino è che il secondo deve essere assolutamente sicuro. Se nel caso di un farmaco è infatti possibile tollerare un minimo di tossicità, il vaccino deve essere assolutamente sicuro in quanto viene somministrato a individui sani“.

Che nel corso di una sperimentazione clinica possano riscontrarsi degli effetti inattesi dunque non stupisce gli esperti e in questi casi, osserva Vella, “la prima cosa da verificare è se l’effetto riscontrato sia o meno legato al vaccino“.


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